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    You Tube non rispetta le regole

    La nascente Unione di YouTubers si è alleata al sindacato tedesco IG Metall, il più grande in Europa, per migliorare trasparenza e condizioni di lavoro in rete .

    di Angela Chen

    La rappresentanza sindacale e la minaccia di azioni legali possono costringere YouTube a trattare gli utenti in modo più equo? L’Unione YouTubers, che la scorsa settimana ha unito le forze con IG Metall, il più grande sindacato europeo, lo spera. 

    Il gruppo chiede a YouTube di essere più trasparente nel processo decisionale perché, a loro parere, le attuali pratiche dell’azienda violano le leggi sulla privacy dei dati.

    Si tratta di un approccio non convenzionale. L’IG Metall ha un grande peso politico mentre la YouTubers Union, afferma il suo fondatore Jörg Sprave, è più un “movimento Internet” organizzato su Facebook che un sindacato tradizionale.

    I partecipanti non pagano quote e YouTube non l’ha riconosciuto. Alcune delle sue pretese legali sembrano eccessive. Ma questa nuova collaborazione, chiamata FairTube, potrebbe raccogliere molti consensi e segnare un cambiamento nel modo in cui YouTube interagisce con i suoi creatori di contenuti.

    Il problema, secondo Sprave, il cui canale YouTube sulle fionde ha oltre 2 milioni di abbonati, è che molti creatori di contenuti come lui vivono del loro lavoro su YouTube, ma l’azienda non ne tiene conto quando prende decisioni importanti.

    Per esempio, l’azienda può cambiare a suo piacimento le regole su come ridurre i compensi per i video, gestire le controversie sul copyright o pubblicare avvisi sui contenuti.

    Di conseguenza, FairTube chiede che, tra l’altro, tutte le decisioni che incidono sugli aspetti monetari siano trasparenti. Vuole inoltre che l’azienda spieghi le singole decisioni in merito a video e canali e che i creatori possano mettere in dubbio i provvedimenti che li riguardano.

    FairTube ha chiesto una risposta a YouTube entro il 23 agosto. La sua speranza è che si trovi subito un accordo, altrimenti sarà costretta a passare la parola agli avvocati per discutere di violazioni dei dati e dei diritti dei dipendenti.

    In esecuzione del GDPR

    YouTube raccoglie dati sui video caricati, spesso per classificarli. Poiché gli utenti non hanno accesso al modo in cui questi dati vengono utilizzati, FairTube afferma che questa pratica viola il GDPR, la legge europea sulla protezione dei dati adottata nel 2016.

    L’argomento è solido, afferma Lilian Edwards, esperta di privacy su Internet della Newcastle Law School. Ai sensi del GDPR, le persone hanno diritto all’accesso e a una copia dei dati che le aziende conservano su di loro.

    Per essere precisi, ella aggiunge, il GDPR afferma che gli utenti hanno il diritto di non essere soggetti a una decisione totalmente automatizzata che utilizza dati personali e potrebbe avere ricadute significative sull’utente.

    Michael Six Silberman, funzionario politico di IG Metall, afferma che il sindacato sta dialogando con “varie istituzioni europee” che sono coinvolte nell’attuazione del GDPR. “Speriamo di poter evitare i tribunali”, egli afferma. “In genere, queste situazioni giudiziarie hanno dei tempi molto lunghi”.

    Ma gli YouTuber sono lavoratori dipendenti?

    FairTube sostiene inoltre che a causa dell’enorme potere che YouTube ha sui creatori di contenuti, questi lavoratori dovrebbero essere considerati dipendenti e godere delle protezioni dello statuto del lavoro. 

    Dibattiti simili hanno cercato di chiarire se i lavoratori della gig economy, come i conducenti di Uber, abbiano la qualifica di “dipendenti” o siano “imprenditori”. La posta in gioco è alta: se i creatori di contenuti sono dipendenti, YouTube dovrebbe garantire loro ferie, salario minimo, trattamento di fine rapporto e altro ancora.

    Un portavoce di YouTube ha affermato che i creatori di contenuti dal punto di vista legale non sono lavoratori dipendenti. Björn Gaul, partner dello studio legale tedesco CMS, condivide questa affermazione. Secondo la legge tedesca, un datore di lavoro fornisce istruzioni esplicite su gli orari di lavoro e le mansioni da svolgere. YouTube non lo fa.

    Secondo Gaul, gli youtubers sono più simili ai giornalisti freelance o ai lavoratori autonomi (Uber è un caso a parte, secondo Gaul, perché l’azienda può dare indicazioni sul tipo di automobile e sul comportamento del guidatore). 

    Eppure, poiché YouTube domina il mercato dei video online, chi fornisce i contenuti è spesso economicamente dipendente dall’azienda, mentre i liberi professionisti in genere hanno diverse fonti di reddito.

    È improbabile che IG Metall possa definire in modo preciso lo status degli YouTubers, ma potrebbe portare avanti una trattativa per un loro trattamento equo, suggerisce Gaul. 

    Sprave è d’accordo. Il gruppo non vuole veramente che tutti gli YouTubers siano riconosciuti come lavoratori dipendenti, egli spiega.

    È una tattica per attirare l’attenzione di YouTube e, in definitiva, far sì che venga riconosciuto il ruolo dei creatori di contenuti. “Non si cambiano le regole senza prima parlare con chi deve subire queste modifiche. E’ assurdo”, continua Sprave.

    Anche se FairTube si avvale delle leggi sulla protezione dei lavoratori dell’UE, Sprave afferma che nei negoziati “ci assicureremo che i cambiamenti si applichino a livello globale”. Se l’azienda ci prenderà sottogamba, conclude Sprave, il prossimo passo sarà l’azione legale e altri tipi di pressione pubblica, nessuno escluso.

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