Waymo, spinoff di Alphabet, è l’ultima azienda ad offrire alcune delle informazioni raccolte dai suoi veicoli a guida autonoma alla più ampia comunità di ricerca, ma è solo un primo passo verso la trasparenza.
di Martin Giles
Waymo afferma che condividerà gratuitamente alcuni dei dati raccolti dai suoi veicoli in modo che altri ricercatori che lavorano sulla guida autonoma possano utilizzarli.
L’azienda non è la prima a farlo: Lyft, Argo AI hanno già reso di dominio pubblicoalcuni set di dati.
Ma la mossa di Waymo ha grande valore perché i suoi veicoli hanno già percorso milioni di miglia su strade.
A differenza dei conducenti umani, i veicoli autonomi non hanno una comprensione intuitiva del mondo. Al contrario, fanno affidamento sui dati di addestramento per affrontare le situazioni che potrebbero incontrare e per operare in questi contesti.
Di conseguenza, più dati legati alla esperienza si utilizzano per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, più è possibile un progresso del settore.
Il set di dati di Waymo sono suddivisi in 1.000 sezioni, ognuna delle quali illustra 20 secondi di guida continua, e raccolgono le esperienze realizzate in quattro località: San Francisco e Mountain View in California; Phoenix in Arizona (dove Waymo ha lanciato un servizio robotaxi su piccola scala); e Kirkland a Washington.
Le fonti di raccolta dati sono di diverso tipo: telecamere, radar e lidar, una tecnica di telerilevamento che permette di creare mappe 3D, determindo la distanza di un oggetto o di una superficie con un impulso laser.
Un vantaggio è che l’azienda ha etichettato pedoni, biciclette e segnali nel set di dati, evitando ad altri ricercatori di dedicare tempo a questi aspetti.
Waymo va indubbiamente apprezzata per questa iniziativa, ma rimane il fatto che sta condividendo solo una piccola parte delle informazioni che ha raccolto.
Anche le altre aziende stanno raccogliendo dati, ma per motivi legati alla concorrenza sono particolarmente riluttanti a condividere informazioni relative a incidenti o situazioni difficili.
La realtà è che se l’industria delle automobili vuole dissipare gli attuali dubbi sulla sicurezza dei veicoli autonomi, le aziende dovranno diventare molto più trasparenti sui dati a loro disposizione.
Foto: Waymo AP