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    Una stella della NBA vuole essere pagata in moneta digitale

    Spencer Dinwiddie, guardia dei Brooklyn Nets della National Basketball Association, è il primo atleta professionista a “tokenizzare” il suo contratto.

    di Mike Orcutt

    I campioni del basket firmano in genere contratti pluriennali che raggiungono cifre significative all’anno. Dinwiddie spera che convertendo l’importo del suo contratto triennale di 34,36 milioni di dollari in token digitali, sarà in grado di riscuoterne buona parte del valore in anticipo, invece di dover aspettare le scadenze annuali. 

    Dinwiddie prevede di vendere 90 token di 150.000 dollari ciascuno a investitori accreditati. Dopo un anno, saranno negoziabili. Il sistema digitale pagherà il 4,95 per cento di interesse su base mensile e, secondo “Forbes”, pagherà la parte mancante quando maturerà nel 2023.

    In sostanza, Dinwiddie mette a disposizione 30 milioni di dollari che ancora non ha, e ne incassa subito 26 (messi immediatamente sul piatto dagli investitori): rinunciando, dunque, a una parte degli introiti garantiti nel triennio per guadagnare nell’immediato. Mentre l’obbligazione di Dinwiddie – su cui gli investitori punteranno attraverso il token digitale e la chiave personalizzata dell’atleta – pagherà invece agli investitori il capitale e gli interessi, che saranno coperti dallo stipendio futuro del giocatore.

    Dopo mesi di trattative con l’NBA, Dinwiddie ha twittato pochi giorni fa che il veicolo di investimento digitale verrà lanciato il 13 gennaio. Aveva originariamente annunciato il piano a settembre, ma ha incontrato resistenza da parte dell’NBA, che ritiene questo modo di agire sostanzialmente vietato dal contratto collettivo della lega di basket. 

    Dinwiddie ha dichiarato a “Forbes” che la più grande obiezione della lega riguardava esclusivamente il terzo anno del suo contratto, il che gli dà la possibilità di perseguirne uno più redditizio. Ha anche promesso agli investitori “dividendi significativi” nel caso in cui raggiunga un accordo più vantaggioso per il terzo anno. La NBA ha definito “gioco d’azzardo” questo comportamento.

    Dinwiddie allora ha rinunciato a portare avanti questa parte del suo piano e ora è convinto che la NBA lo lascerà andare avanti. Non sembra però che l’NBA voglia dare il via libera.

    Un portavoce della lega ha rilasciato l’altro giorno la seguente dichiarazione : “I consulenti di Spencer Dinwiddie ci hanno fornito oggi nuove informazioni riguardanti una versione modificata della loro idea di token digitale, che stiamo esaminando per determinare se l’idea aggiornata è consentita in base alle regole della lega”.

    (rp)

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