Un software per l’intelligenza artificiale sottoposto a esami scolastici reali potrebbe maturare in una macchina dotata di buon senso.
di Tom Simonite
In che stagione dell’anno cresce maggiormente il pelo dei conigli? Un programma di nome Aristo può dirvelo perché ha studiato un libro delle elementari e imparato che d’inverno la pelliccia dei mammiferi cresce per proteggerli dal freddo. Aristo sta studiando per superare gli esami di scienze che vengono normalmente presentati nelle scuole elementari dello Stato di New York.
Aristo è stato sviluppato da alcuni ricercatori dell’Allen Institute for Artificial Intelligence di Seattle che vogliono dare alle macchine qualche nozione di base sul mondo. Il CEO dell’istituto, Oren Etzioni, dice che il modo migliore per valutare lo sviluppo del loro “pargolo” è sottoporlo agli esami pensati per giovani studenti. Sta cercando di convincere altri ricercatori del settore ad impiegare test scolastici standardizzati per misurare i progressi delle loro macchine. “Possiamo stimare i nostri progressi nel campo dell’intelligenza artificiale con valori obiettivi”, dice Etzioni. La capacità di comparare i meriti dei diversi approcci faciliterebbe l’identificazione di quelli più promettenti ed accelererebbe il progresso, dice.
In questo momento, Aristo non è ancora in grado di superare un esame di scienze delle elementari. Per riuscirvi dovrebbe raggiungere un risultato pari ad almeno il 65 percento delle risposte corrette. Aristo, però, può solo rispondere a domande a risposta multipla, che ammontano a circa due terzi della prova. Risponde correttamente al 75 percento delle domande che non presentano diagrammi ed al 45 percento di quelle che presentano diagrammi, spiega Etzioni. Il risultato finale è pari al 63 percento delle domande a risposta multipla.
Sul sito dell’Allen Institute è possibile vedere Aristo all’opera. Per rispondere alle domande il software utilizza algoritmi di ragionamento che utilizzano le nozioni apprese dai testi scolastici e dalla rete.
Riuscire a instillare anche solo una goccia di buon senso in un software è una sfida enorme nel campo dell’intelligenza artificiale, ma potrebbe portare a computer in grado di aiutarci in nuovi modi. “Se vogliamo realizzare sistemi più solidi e naturali con cui interagire, queste abilità saranno necessarie”, dice Etzioni.
Questa visione è condivisa da altri ricercatori di spicco, fra cui i membri del laboratorio per l’AI di Facebook, che mira a sviluppare un’assistente virtuale in grado di sostenere una conversazione di base (vedi “Teaching Machines to Teach Us”). Uno dei motivi dietro ai limiti degli attuali assistenti virtuali è che sono privi di buon senso. Utilizzano quello che viene detto loro per selezionare una risposta pre-programmata.
Ernest Davis, un professore della New York University, concorda che un sistema di valutazione e paragone delle capacità delle macchine aiuterebbe i ricercatori, ma non pensa che l’impiego di testi scolastici sia una soluzione valida.
L’impiego di test pensati per dei bambini ha il vantaggio di garantire che i ricercatori non alterino accidentalmente o intenzionalmente gli standard fissati. Considerando, però, la migliore abilità dei bambini nel comprendere il mondo, i test scritti per loro non permetterebbero di sondare le capacità delle abilità più importanti per progredire nello sviluppo di una intelligenza artificiale, dice.
“Quello che è difficile per un essere umano è molto diverso da quello che è difficile per una macchina”, dice Davis, impegnato a sua volta nel conferimento del buon senso alle macchine. “Test standardizzati per gli esseri umani non coprono bene i problemi che possono essere difficili per i computer”.
Davis dice che un’alternativa migliore sarebbe sviluppare domande simili a quelle per gli esami scolastici ma pensate appositamente per le macchine. Un esempio di esame creato per delle macchine risulterebbe molto semplice per un ragazzino: “La mucca preferita di Sally è morta ieri. Molto probabilmente, la mucca tornerà a vivere a) domani b) entro una settimana c) entro un anno d) entro qualche anno e) mai”.
Etzioni ritiene che pur non mettendo direttamente alla prova alcune nozioni di base, le domande nei test scolastici richiedono implicitamente un minimo di buon senso, perché è necessario saperle interpretare. Solo utilizzando quesiti pensati per gli esseri umani si può misurare il livello di apprendimento di una macchina rispetto a quello degli esseri umani, dice. “Mettere macchine e persone sullo stesso piano ha senso”.
(MO)