Molti tipi di fallimenti del settore finanziario, non solo le corse agli sportelli, possono deprimere l’economia.
di Peter Dizikes
Una crisi bancaria è spesso vista come una profezia che si autoavvera: le banche falliscono perché troppe persone, anticipando il fallimento, ritirano i loro soldi allo stesso tempo. Ma un articolo di recente pubblicazione, che vede come coautore il professore di finanza Emil Verner, suggerisce che le banche possono subire perdite abbastanza gravi da causare recessioni economiche anche quando quel panico drammatico non si verifica mai.
I ricercatori hanno esaminato i prezzi delle azioni bancarie e i dividendi, il prodotto interno lordo, l’inflazione e altri dati provenienti da 46 paesi tra il 1870 e il 2016 e hanno scoperto che un calo del 30 per cento del capitale del settore bancario prevede un calo del 4,6 per cento del PIL reale dopo tre anni in cui i creditori entrano visibilmente in panico e un calo del 2,7 per cento quando non lo fanno.
Questi panico sotterraneo tende a verificarsi quando le banche hanno visto un calo delle attività attraverso decisioni come crediti inesigibili. In questi casi, afferma Verner, le banche riducono i prestiti, lasciando alle imprese e alle famiglie un minore accesso al credito che alimenta la crescita economica.
“Il panico non viene dal nulla, ma tende ad essere preceduto da un calo dei titoli bancari”, afferma. “Gli investitori azionari della banca riconoscono che la banca subirà perdite sui prestiti che ha in pancia. E quindi ciò che suggerisce è che il panico è davvero spesso la conseguenza, piuttosto che la causa fondamentale, di problemi che si sono già accumulati nel sistema bancario a causa di crediti inesigibili”.
I ricercatori hanno presentato i loro risultati ai responsabili politici nella speranza che li aiutino a rispondere alle crisi finanziarie.
(rp)
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