Ricercatori creano un database per mettere a confronto i farmaci che si sono dimostrati più promettenti.
di Lisa Ovi
Ricercatori della University of Pennsylvania hanno pubblicato su Infectious Diseases and Therapy un catalogo di ogni trattamento finora testato e documentato nella letteratura medica contro il covid-19. Dalle loro ricerche risulta che medici di tutto il mondo hanno riportato l’utilizzo di oltre 100 diversi trattamenti off-label e sperimentali.
Medici e ricercatori di tutto il mondo stanno cercando trattamenti efficaci contro il Covid-19, spesso utilizzando farmaci approvati per il trattamento di altre malattie nella speranza che si rivelino efficaci anche contro il nuovo virus. L’utilizzo di farmaci approvati per l’uso su esseri umani per malattie diverse da quelle per cui erano stati pensati in origine viene definito “off-label”. Il nuovo catalogo, chiamato COvid19 Registry of Off-label & New Agents (CORONA), raccoglie dati sull’utilizzo di oltre 100 diversi trattamenti off-label e sperimentali contro il Covid-19. L’inventario sarà utilizzato per individuare eventuali trattamenti che si siano rivelati tanto efficaci da giustificare uno studio clinico randomizzato.
“Per vincere questa lotta abbiamo bisogno di fare il punto della situazione, alla ricerca di strumenti già in uso e di nuovi che possano risultare efficaci. In tutto il mondo stanno venendo testate applicazioni off-label, ora abbiamo creato uno strumento che ci permette di monitorare tutti questi tentativi”, spiega David C. Fajgenbaum, professore di Medicina Traslazionale e Genetica Umana, nonchè direttore del Center for Cytokine Storm Treatment & Laboratory (CSTL) presso la Penn.
I ricercatori hanno revisionato circa 2.700 articoli pubblicati in tutto il mondo, in cui si descrivevano nei dettagli trattamenti testato contro il Covid-19. In un secondo tempo, hanno raccolto dati su 9.152 pazienti e scoperto che i medici 115 farmaci diversi testati al mondo. Questi trattamenti sono stati raggruppati in categorie: gli antivirali erano ovviamente i più comuni, seguiti da antibatterici e corticosteroidi. L’analisi ha anche mostrato l’uso di immunosoppressori e sostituti del sangue, tra le altre opzioni di trattamento. Sheila Pierson, MS, direttrice per la ricerca clinica presso il CSTL, direttore delle iscrizioni al registro per il CDCN e autrice senior dello studio, ha diretto l’analisi dei dati.
Obiettivo dello studio non è tanto individuare il trattamento più efficace, quanto facilitare la ricerca dei candidati più promettenti su cui investire ricerche di approfondimento. “Abbiamo sentito molto parlare di una manciata di farmaci, ma quelli testati sono molti di più di quelli che hanno fatto notizia e potrebbero meritare approfondimenti clinici che ne verifichino efficacia e sicurezza”, spiega Fajgenbaum.
(lo)