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    Un cambiamento nella continuità

    Nelle pagine che seguono l’Editore e Direttore di Technology Review, edizione americana, Jason Pontin, e il responsabile del sito Web, Wade Roush, annunciano qualcosa che nel linguaggio della vecchia politica italiana si sarebbe chiamato un cambiamento nella continuità. In poche parole, l’edizione americana passa da una periodicità mensile a una periodicità bimestrale e, al tempo stesso, viene potenziato e agevolato il sito Web, che diventa il punto di riferimento sia dell’aggiornamento redazionale, in quanto offrirà nuove notizie ogni giorno, sia delle strategie pubblicitarie che, nel caso di Technology Review, costituiscono anche l’espressione di una filosofia di rete, questa volta con la erre minuscola.

    di Gian Piero Jacobelli

    Si tratta di cambiamenti che influenzano poco l’edizione italiana, che da tempo ha adottato la nuova periodicità e che già riservava maggiore spazio agli “approfondimenti” (commenti di riscontro e di contestualizzazione, inquadramenti culturali delle tematiche prevalenti). Inoltre, sulla scorta della Casa Madre, anche il sito Web dell’edizione italiana – www.technologyreview.it – è stato progressivamente integrato con nuovi apporti e nuovi collegamenti, oltre che con un apposito spazio di discussione.

    Tuttavia, al di là della chiarezza programmatica, che costituisce anche un orientamento per i lettori della rivista a stampa, le valutazioni di Pontin e Roush si prestano a una riflessione più ampia, relativa ai rapporti tra i diversi mezzi di comunicazione e alle stesse problematiche di cui Technology Review anche in questo fascicolo si fa interprete.

    Nel primo caso, è in questione l’ipotesi che tra la stampa e la Rete si stia istituendo un rapporto come quello che una volta si pensava sarebbe intercorso tra la stampa e la televisione: l’una destinata agli “approfondimenti”, l’altra all’informazione corrente. In realtà, questa ripartizione di ruoli è durata lo spazio di un mattino ed è andata emergendo piuttosto una collusiva interazione spettacolare, nel senso che entrambi i mezzi hanno finito per fare tutto, informazione e approfondimento, in due formati paralleli: romanzesco, quello cartaceo, drammaturgico, quello televisivo, entrambi coinvolti in un processo di latente deresponsabilizzazione.

    Nel secondo caso, quello che concerne il rapporto tra la stampa e la Rete, è ancora troppo presto per individuare i contorni di una potenziale coalescenza. Ed è anche troppo presto per capire se, come sarebbe auspicabile, questa relazione, comunque declinata, sarà in grado di restituire al suo pubblico una maggiore consapevolezza di ciò che succede, sia nella dimensione globale sia in quella locale.

    Per altro, in molti interventi di questo fascicolo, a cominciare da quello di copertina per giungere alle numerose “opinioni”, non si fatica a percepire una crescente preoccupazione per la discrasia che va emergendo tra le due istanze della funzionalità e della sicurezza. Una discrasia che concerne sostanzialmente la Rete, la sua crescente complessità, le opportunità eversive che comporta e quindi gli investimenti che richiede per la tutela delle sue operazioni e dei suoi operatori. In questa prospettiva, c’è il rischio che i media finiscano per polarizzarsi in ruoli di difesa o di offesa che, garantendone la sopravvivenza, finirebbero tuttavia per rimuoverne le discorsività alternative.

    In quanto espressione di un grande centro di formazione e di ricerca come il Massachusetts Institute of Technology, Technology Review, nelle sue diverse modalità multimediali e realtà nazionali – tra l’altro, è di questi giorni la nascita della edizione francese: auguri! -, potrà svolgere un compito importante proprio nella misura in cui, sul fronte dell’innovazione, associa le competenze di chi produce e di chi diffonde l’informazione, di chi consolida e di chi sollecita, di chi guarda vicino e di chi guarda lontano. 

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