Astronomi hanno individuato una galassia nana neonata a 9.4 miliardi di anni luce grazie a un gruppo di altre galassie utilizzate come lente d’ingrandimento per raggi X.
di Neel V. Patel
La galassia nana è 10.000 volte più piccola della Via Lattea, ma è ricolma di attività. Attualmente sta attraversando una fase di intensa formazione di nuove stelle, con conseguente emissione di raggi X ad alta energia nella regione. Questa è la prima volta che gli scienziati sono riusciti ad osservare una simile fase della vita delle galassie ai raggi X. Il risultato delle ricerche è riportato su Nature.
I cluster di galassie imprimono effetti gravitazionali sulla materia e sull’energia attorno a loro, piegandole e ingrandendole come un bicchiere d’acqua fa con un raggio di luce. Questo effetto prende il nome di lente gravitazionale e gli scienziati possono usare questo fenomeno per studiare e determinare da dove originino i diversi segnali elettromagnetici provenienti da altre parti dell’universo.
Nessuna lente gravitazionale era mai stata usata per studiare le emissioni di raggi X, ma i principi della lente gravitazionale si applicano esattamente come accadrebbe per la luce visibile. I ricercatori hanno usato il Chandra X-ray Observatory della NASA per studiare il cluster di Phoenix, a 5.7 miliardi di anni luce di distanza, una struttura quadrilione volte più massiccia del sole. Si tratta di una lente naturale perfetta per ingrandire le emissioni di raggi X al loro passaggio.
Isolati i raggi X propri allo stesso cluster di Phoenix, i ricercatori hanno studiato le emissioni ingrandite 60 volte provenienti da una galassia nana a 9,4 miliardi di anni luce di distanza, nata quando l’universo era un terzo della sua età attuale. Cosa sia accaduto esattamente nei primi 5 miliardi di anni di vita dell’universo è ancora poco chiaro. Secondo gli autori del nuovo studio, il nuovo rilevamento mostra come sia possibile utilizzare le lenti di ingrandimento a raggi X naturali per identificare eventi risalenti ad appena dopo il Big Bang.
Strumenti come il Chandra potrebbero essere utilizzati per districare altri aspetti dell’universo antico e risolvere questioni cosmologiche nel dettaglio.
(lo)