La scomparsa del grande oncologo ha suscitato emozioni e rimpianti in quanti lo hanno conosciuto, apprezzandone le doti umane non meno di quelle scientifiche.
di MIT Technology Review Italia 10-11-16
Per molti anni, da quando MIT Technology Review Italia, nel 2003, dopo una radicale ristrutturazione editoriale, ha ripreso le sue pubblicazioni, il prof. Umberto Veronesi ha fatto parte del nostro Comitato scientifico, contribuendo con valutazioni, suggerimenti e diretti contributi alla realizzazione redazionale della rivista.
La sua notorietà, oltre all’ammirazione e alla gratitudine da cui era circondato, ci esimono dal ripercorrerne il ruolo straordinario che ha rivestito in campo medico e, da un punto di vista più generale, nella organizzazione e nella promozione della ricerca italiana.
Proprio in merito alla ricerca, nel 2009 pubblicammo una sua preziosa riflessione sulla necessità di un “sistema di rete” necessario a fare di una realtà frammentata in tanti momenti di eccellenza un sistema integrato e sinergico.
Di quella riflessione ripubblichiamo qui di seguito i passaggi salienti, come commosso riconoscimento non soltanto alla sapienza scientifica di Umberto Veronesi, ma anche alla sua saggezza, che lo induceva a ritenere come l’eccellenza nel campo della ricerca, ma non soltanto, proprio per potersi mantenere tale, non potesse ridursi a un fenomeno individuale, ma dovesse tradursi in un fenomeno collettivo.
Alla ricerca della ricerca
In questo paese c’è stata una politica poco attenta alla ricerca, che trova la sua causa nello scarso livello di percezione favorevole della scienza, in generale, a livello sociale. L’Italia è un paese storicamente non incline a coltivare la scienza. In questo momento, la tendenza della società si è acuita. Sono molto forti oggi gli irrazionalismi, le dimensioni delle superstizioni e degli esorcismi.
Si tratta, insomma, di un fondamento diffuso nella popolazione che certamente non spinge l’uomo politico a investire in scienza. Partiamo dal principio che, per mestiere, il politico “annusa” o cerca di percepire quale è l’umore della popolazione per accontentarla. Non riscontrando, tra i bisogni primari, quello di investire nella scienza, in qualche modo la congela, la tiene in stand by.
Un altro elemento importante riguarda le strutture di ricerca. In Italia contiamo numerosissimi istituti, che vivono momenti di alti e bassi e che attualmente conoscono una realtà troppo frammentata. Enti tra loro slegati, con una dispersione di energie e una parcellizzazione che ne riduce l’efficienza e anche le potenzialità. Le conseguenze ci sono state anche in termini di qualità.
In passato, per esempio, il CNR dominava tutti i campi della ricerca – quello della fisica, quello della materia, quello della vita – si occupava della ricerca pura e della ricerca pratica, applicativa. Ancora oggi il CNR ha una grande potenzialità, conta numerosi istituti di buona e ottima qualità.
Tuttavia gli interventi, non sempre organici, hanno indotto una situazione di confusione e di minore efficacia. Per l’aspetto organizzativo, il cambiamento dovrebbe, invece seguire una strada di potenziamento e collegamento tale da creare un sistema di rete.
Umberto Veronesi
Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia