Il bando di Twitter, che in passato ha illegalmente accettato annunci pubblicitari di associazioni sostenute dallo stato, potrebbe includere Voice of America.
di Angela Chen
Twitter non accetta più pubblicità da parte di agenzie giornalistiche controllate dallo stato, dopo essere stata criticata per aver permesso ai media statali cinesi di acquistare pubblicità destinate a screditare i manifestanti di Hong Kong.
La mossa ha raccolto elogi, in parte nella speranza che anche Facebook ne segua con convinzione l’esempio.
Ma se Twitter prevede di assumere una posizione di principio contro la propaganda statale, il suo divieto dovrebbe estendersi ai media sostenuti dal governo degli Stati Uniti, come Voice of America e Radio Free Europe.
Per lo meno, affermano i ricercatori, le piattaforme sociali hanno la responsabilità di contrassegnare i contenuti promossi dai media sponsorizzati dallo stato.
Voice of America e Radio Free Europe sono stati creati dal governo americano per diffondere notizie all’estero durante le guerre di propaganda della Seconda Guerra mondiale e della Guerra Fredda.
Oggi, queste campagne pubblicitarie e iniziative simili sono supervisionati dalla US Agency for Global Media; il finanziamento proviene dal Dipartimento di Stato.
Sebbene gli addetti ai lavori di lunga data affermino che questi centri di propaganda sostengono un’agenda incentrata sugli interessi degli Stati Uniti, ne evidenziano allo stesso tempo l‘indipendenza editoriale, quindi potrebbero non essere soggetti al divieto di ospitare pubblicità “statali” imposto da Twitter questa settimana.
Un portavoce di Twitter ha detto a “MIT Technology Review” che l’azienda non avrebbe comunicato i nomi dei destinatari del bando e neanche rilasciato commenti.
A febbraio, tuttavia, un rappresentante di Twitter ha dichiarato a Jennifer Grygiel, docente di comunicazione della Syracuse University, che l’azienda non prevede restrizioni specifiche per le pagine di USAGM.
L’agenzia governativa indipendente responsabili dei mezzi di comunicazione non militari finanziati dal governo non ha risposto a una richiesta di commento.
Il nuovo divieto di Twitter fa eccezioni per i gruppi finanziati dai contribuenti con supervisione indipendente, come la BBC e la NPR, che ricevono finanziamenti federali negli Stati Uniti.
Mentre queste organizzazioni ricevono un mix di finanziamenti pubblici e privati, “Voice of America e Radio Free Europe sono essenzialmente un braccio del governo degli Stati Uniti perché ricevono pressoché il 100 per cento per cento dei loro finanziamenti dal governo degli Stati Uniti”, afferma Weston Sager, un avvocato dello studio legale Gallagher, Callahan & Gartrell, esperto di media e propaganda statali.
Un consiglio di amministrazione elegge il leader di una organizzazione come NPR, che comprende oltre 900 stazioni radio statunitensi, ma il CEO di USAGM è nominato dal presidente degli Stati Uniti.
Queste organizzazioni sono considerate una forma di propaganda ai sensi di una legge, la Smith-Mundt Act, che regola questo tipo di attività.
Prima di essere rivista nel 2013, la Smith-Mundt Act vietava a emittenti come Voice of America di trasmettere negli Stati Uniti.
Anche oggi, Voice of America, il servizio ufficiale radiotelevisivo del governo federale staunitense, e le attività commerciali collegate non sono autorizzati a farsi pubblicità su Facebook con gli utenti americani.
Ma l’anno scorso Grygiel ha scoperto che avevano infranto la legge acquistando annunci su Facebook destinati a specifici gruppi americani. Un’indagine della Camera in seguito ha riscontrato almeno 860 violazioni della legge.
Ci sono differenze tra Voice of America e una pubblicazione come “Russia Today” o l’”Agenzia Nuova Cina”, ma “nel complesso sono media legati allo stato”, afferma Grygiel, e hanno un enorme potere di influenza sull’opinione pubblica perché godono di finanziamenti sostanziosi.
“E’ necessario stabilire linee di confine precise tra ciò che è indipendente e ciò che è controllato dal governo”, afferma Grygiel, secondo la quale Facebook, Twitter e altre piattaforme dovrebbero ospitare i contenuti di tutti i media controllati dallo stato, chiarendo il tipo di finanziamento e l’inclinazione politica.
(rp)