Meno di 24 ore dopo che il presidente Trump è stato autorizzato a tornare su Twitter, la piattaforma di social media ha annunciato venerdì pomeriggio, 8 gennaio, che stava sospendendo definitivamente il suo account @realdonaltrump “a causa del rischio di ulteriore incitamento alla violenza.
di Eileen Guo
La decisione ha fatto seguito a diversi altri tweet che avvertivano di non mancare di rispetto ai suoi sostenitori e che il presidente uscente non avrebbe partecipato alla cerimonia inaugurale di Joe Biden. La mossa è stata l’ultima di una catena di chiusure iniziate dopo l’irruzione in Campidoglio dei “patrioti” e le ripetute affermazioni infondate di Trump sul furto delle elezioni.
Facebook e YouTube hanno iniziato il 6 gennaio cancellando un video in cui Trump diceva ai suoi follower: “Andate a casa. Vi voglio bene, siete speciali … So come vi sentite, ma andate a casa, in pace”. Twitter ha bloccato il video e altri due messaggi per aver violato la policy di integrità civica recentemente implementata e gli ha impedito di continuare a twittare a meno che non avesse accettato di eliminare i video. Il presidente uscente ha dovuto scontare un timeout di 12 ore prima di poter twittare di nuovo.
Facebook e Instagram hanno a loro volta annunciato un divieto di 24 ore, che potrebbero estendere a tempo indeterminato o almeno fino a dopo la cerimonia di inaugurazione della presidenza di Joe Biden. Facebook ha sostenuto che Trump stava violando le loro politiche sui “danni nel mondo reale”. Twitch, la piattaforma di streaming e Snapchat si sono mosse in modi simili.
Impedire la pubblicazione degli account del presidente ridurrà la facilità con cui può diffondere determinati messaggi, ma potrebbe non cambiare il livello del dibattito online, afferma Will Partin, analista di ricerca sulla disinformazione presso Data&Society. “Anche se dubito che il signor Trump e i suoi più stretti alleati siano felici di essere bloccati … il grado in cui questo tipo di misure cambia la circolazione delle informazioni”, egli spiega, “può essere “facilmente sopravvalutato”.
Il divieto a Trump di pubblicare su piattaforme social ha l’effetto immediato e ovvio di diminuire la sua capacità di comunicare direttamente con i suoi follower, ma non smantella l’ecosistema dell’estremismo online, né ferma reti come Fox News e Newsmax che hanno alimentato il pensiero complottista e la diffusa e crescente sfiducia nei confronti del governo. Anche se non risolve immediatamente i problemi più grandi che portano all’assalto di questa settimana al Campidoglio, tuttavia, “deplatformare” Trump avrà conseguenze immediate e di lungo termine, affermano gli esperti di disinformazione.
I giornalisti fanno da cassa di risonanza
“Gran parte del potere di Trump deriva dalla sua facilità di ascolto”, afferma Emerson Brooking, del Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council. “Molti dei suoi sostenitori lo seguono direttamente su Twitter”. E i media ampliano notevolmente la portata dei suoi messaggi: uno studio di Harvard all’inizio di quest’anno ha rilevato che i principali organi di informazione sono il più grande amplificatore della disinformazione della Casa Bianca, dal momento che “i giornalisti, tutti su Twitter, inseriscono rapidamente le sue dichiarazioni nelle loro trasmissioni”, egli aggiunge.
Ciò significa che perdere l’accesso alle piattaforme tradizionali ridurrà il suo pubblico e diluirà la portata delle sue dichiarazioni, come mostra l’aver bannato figure di estrema destra come Alex Jones e Milo Yiannopoulos. Quest’ultimo, che è stato escluso dalle piattaforme nel 2016 per i suoi ripetuti abusi razzisti nei confronti dell’attrice Leslie Jones, si è lamentato dell’effetto che il divieto ha avuto sulle sue fonti di reddito.
“In parte è perché le persone semplicemente non vanno a visitare altri siti web”, afferma Joan Donovan, direttore della ricerca presso lo Shorenstein Center on Media, Politics, and Public Policydi Harvard. Donovan, collaboratrice fissa di “MIT Technology Review”, sottolinea che le piattaforme tradizionali hanno incorporato sistemi per rendere il coinvolgimento con i contenuti il più semplice possibile. A suo parere, se Trump si fosse limitato a un servizio di nicchia con design e funzionalità limitati, come Parler, avrebbe creato una barriera alla condivisione dei suoi contenuti.
Comunicare tramite proxy, con seguiti minori
Anche durante la lunga assenza di @realdonaldtrump da Twitter, Trump non è stato del tutto silente sulla piattaforma. Il 7 gennaio, mentre il presidente non era ancora in grado di postare dal suo account personale, il direttore dei social media della Casa Bianca Dan Scavino ha twittato una dichiarazione del presidente che ha ammesso la sconfitta nelle elezioni, ma non ha ritirato la sua affermazione che il risultato è frutto di un furto. Il messaggio è stato rilanciato dai media, ma con 40.000 retweet e 100.000 “Mi piace” ha avuto contatti di molto inferiori alle centinaia di migliaia che caratterizzano i tweet di Trump.
Di conseguenza, è più probabile che Trump perda se viene bandito in modo permanente, dice Brooking, perché potrebbe significare che “col tempo, i suoi sostenitori potrebbero diventare meno legati alle teorie del complotto e alle falsità che ha preso l’abitudine di diffondere”. Ovviamente molto dipende da chi sta parlando. Gran parte della sua disinformazione sulla frode degli elettori, per esempio, proveniva da una più ampia “rete di creazione di contenuti”, afferma Donovan, vale a dire, individui vicini al presidente che hanno ciascuno un grande seguito, tra cui Rudy Giuliani, Sidney Powell e Lin Wood, tra gli altri.
Anche l’impero dei media digitali di Trump potrebbe essere bloccato
Un modo per evitare di perdere il posto che occupa sui principali siti di social media potrebbe essere che Trump agisca in proprio per parlare direttamente con i sostenitori. L’app della sua fallita campagna di rielezione, per esempio, aveva un suo sistema di notizie e notifiche, che spesso condivideva storie discutibili o confutate che enfatizzavano gli argomenti presidenziali.
Nel 2016, quando sembrava certo che la sua prima campagna presidenziale sarebbe fallita, Trump aveva già preso in considerazione l’idea di trasformare la sua massiccia base di seguaci in un redditizio impero di notizie via cavo. Dall’elezione di novembre, ci sono state voci secondo cui potrebbe avviare un canale di streaming online.
Anche se la rimozione dalle piattaforme ha accelerato questi piani, Trump potrebbe continuare a essere emarginato se i collegamenti del suo canale fossero bloccati sui social media o se le società di hosting di Internet o altri fornitori di servizio rifiutassero di fornirgli supporto. Dopo la manifestazione Unite the Right a Charlottesville, in Virginia, che ha provocato l’omicidio di Heather Heyer, il fornitore di infrastrutture di siti web Cloudfare ha interrotto i suoi servizi per “The Daily Stormer”, mettendo definitivamente offline il sito web di destra.
Non è ancora finita
Dopo l’assalto al Congresso e i successivi divieti sui social media, i sostenitori di Trump devono decidere “se andare avanti con l’escalation violenta o scendere dal treno”, dice Bennett Clifford, che studia le forme di estremismo violento al Program on Extremism della George Washington University. Per chi vuole continuare sulla strada della violenza, Trump potrebbe essere un punto di riferimento, ma non un leader.
Tuttavia, questo risultato non è inevitabile. Brooking afferma che “i costi finanziari e sociali possono diventare talmente alti” da indurre il gruppo relativamente piccolo di influencer della disinformazione di smettere di spacciare le proprie teorie del complotto. Ci sono circa 100 persone che contribuiscono in modo importante alla costante diffusione della disinformazione e senza di loro “molti americani torneranno indietro dalle loro posizioni radicali”.
Anche i gruppi imprenditoriali si sono affrettati a condannare Trump e le azioni dei suoi sostenitori e alcune aziende hanno già preso provvedimenti. Due giorni fa, Shopify, la piattaforma di e-commerce con oltre un milione di negozi online, ha rimosso definitivamente due negozi affiliati a Trump. PayPal ne ha seguito l’esempio, chiudendo l’account di un gruppo che ha pagato i sostenitori di Trump per recarsi a Washington e unirsi all’assedio del Campidoglio.
La copertura dei media giocherà un ruolo importante. Anche se le testate giornalistiche hanno trovato difficile ignorare Trump quando era presidente degli Stati Uniti, potrebbero farlo ora, specialmente se decidono di non amplificare i suoi messaggi, come hanno sempre fatto invece con le affermazioni infondate sulla frode elettorale.
Il breve ritorno su Twitter
Il 7 gennaio, il presidente è tornato online dopo aver cancellato i suoi tweet incriminati e aver scontato la sua sospensione temporanea, con un videomessaggio preregistrato in cui diceva di essere impegnato nel passaggio pacifico dei poteri a Joe Biden. Nello stesso messaggio mentiva sull’aver schierato subito la Guardia Nazionale, quando in realtà all’inizio si era opposto.
Se c’erano domande persistenti sul fatto che le sue recenti esperienze potessero ammorbidire il suo tono, i suoi tweet iniziali dell’8 gennaio hanno fatto capire che aria tirava. Il primo ha descritto i suoi sostenitori come “patrioti americani” che avrebbero rappresentato una “voce importante nel futuro” e ai quali non si sarebbe dovuto “mancare di rispetto o trattarli ingiustamente”. Nel secondo ha annunciato che non avrebbe partecipato alla cerimonia di inaugurazione del suo successore. In un primo momento, Twitter li ha accettati, ma qualche ora dopo ha sospeso definitivamente l’account @realdonaldtrump.
immagine: Jakub Porzycki/Nurphoto tramite AP