Due ricerche sul tempo dedicato dai bambini piccoli allo schermo sono arrivate a conclusioni diverse: una ovvia e l’altra inaspettata.
di Tanya Basu
Il primo dei due studi pubblicati sulla rivista “JAMA”, è stato condotto da Sheri Madigan dell’Università di Calgary e ha utilizzato i dati di un sondaggio per vedere se i bambini in età prescolare stavano rispettando le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità per lo schermo, che raccomandano non più di un’ora al giorno per quella fascia d’età.
Madigan e i suoi colleghi hanno scoperto che quasi l’80 per cento dei bambini di due anni e quasi il 95 per cento dei bambini di tre anni rimangono davanti agli schermi per più di un’ora. Le mamme che trascorrevano molto tempo sui dispositivi elettronici tendevano ad avere figli che si comportavano allo stesso modo.
Nel secondo studio, Edwina Yeung del National Institutes of Health e colleghi hanno modificato il modo tradizionale di pensare a come un bambino diventa dipendente dallo schermo. Il team di Yeung ha esaminato i dati di 3.895 bambini divisi in due gruppi: uno di età compresa tra 1 e 3 anni e un gruppo di bambini di circa 8 anni.
Sono stati esaminati diversi fattori che potrebbero influenzare il tempo passato davanti allo schermo, tra cui il numero di fratelli di un bambino, il reddito dei genitori, il livello di istruzione. L’utilizzo dello schermo da parte della madre si è nuovamente imposto come un fattore determinante. È interessante notare che lo stesso vale per il numero di bambini in una famiglia: le mamme con più di un bambino hanno figli che trascorrono più tempo sugli schermi.
Queste conclusioni sono legate principalmente allo spazio dedicato alle madri in questi studi. L’impostazione a senso unico ha permesso la raccolta, l’analisi e il confronto tra insiemi di dati raccolti in più riprese (nel lavoro di Yeung, i dati fanno riferimento a un periodo che va dal 2007 al 2019), ma lascia fuori una componente essenziale della tipica equazione parentale.
Sia Yeung che Madigan hanno ammesso che i dati sui padri e il coinvolgimento (o l’assenza) di entrambi i genitori nel tempo passato davanti allo schermo devono essere rapidamente incorporati in questo tipo di ricerca.
Nello studio di Yeung, i bambini di 8 anni hanno trascorso molto meno tempo davanti agli schermi rispetto ai bambini più piccoli, probabilmente perché passano una parte della loro giornata a scuola. Ma i bambini risentono della forte esposizione agli schermi avuta negli anni precedenti. “La novità era che un numero crescente di ore sullo schermo, anche tra 1 e 3 anni, corrispondeva a un aumento del tempo sullo schermo anche dopo aver raggiunto l’età scolare”, ha detto Yeung in una e-mail.
I bambini meno esposti allo schermo sono quelli che vanno all’asilo nido e prendono parte a giochi di gruppo strutturati. I dati di Yeung suggeriscono anche un collegamento con il livello scolastico dei genitori.
Il tempo passato di fronte a uno schermo non è sempre uguale. Il dibattito sullo schermo è aperto, con alcuni esperti che puntano sulla qualità piuttosto che sulla quantità, e altri che mettono in guardia dai cambiamenti che questa pratica sta provocando nella struttura stessa del cervello dei bambini.
In ogni caso, Madigan e Yeung affermano che la scelta migliore è un maggiore coinvolgimento dei genitori e un minor tempo davanti allo schermo. “Si può pensare allo schermo come al cibo spazzatura per i bambini piccoli”, dice Madigan. “A piccole dosi, va bene. Ma in eccesso, provoca dei danni”.
Essere genitori in un mondo ad alta tecnologia pone problemi delicati. È sorprendente che le mamme utilizzino gli iPad come babysitter improvvisate? In America, non proprio. Ciò che rende questi studi particolarmente significativi, tuttavia, è che mostrano come l’uso della tecnologia da parte dei genitori possa diventare un modello per i bambini, con effetti a lungo termine.
Immagine: Due bambini giocano con un iPad. Jelleke Vanooteghem (@ilumire) via Unsplash
(rp)