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    Spazio: Alla scoperta di nuove scoperte e conferme

    Andrea Accomazzo e Paolo Ferri commentano per noi la missione New Horizons, rivedendo in tante foto ciò che la missione di Rosetta e Philae ci aveva permesso di scoprire.

    di Alessandro Ovi

    Abbiamo chiesto a due leader della famosa missione spaziale Rosetta di ESA per raggiungere e far atterrare la Cometa P4 una soda spaziale: Non vi pare che la immagine di Ultima Thule sia come quella della cometa di Rosetta? La risposta è stata univoca e precisa:

    “Sì, sembra proprio quella della nostra cometa, 67P. È chiaro ormai che questo tipo di corpi celesti non sono così rari. Dal mio punto di vista la missione dei colleghi americani ed il sorvolo di questo ulteriore corpo è un successo.  Sono tutti pezzi, piccoli o grossi, di un immenso puzzle che cerchiamo di risolvere”, ha commentato per noi Andrea Accomazzo.

    Ci dice, invece, Paolo Ferri: “Ormai ci stiamo abituando alla forma ‘famigliare’ di comete e asteroidi che assomigliano alla ‘nostra’ 67P. Mi aveva fatto impressione l’immagine radar di un asteroide passato vicino alla Terra nell’Aprile 2017 ma, come potete vedere da questo articolo, sembra che il numero di asteroidi formati da due oggetti primordiali che si sono incollati nel passato (chiamati contact binaries) sia piuttosto alto. 

    Nel caso di Ultima Thule, mi aveva colpito che i disegni distribuiti dalla NASA prima dell’incontro somigliassero già alla forma finale. È chiaro che, dopo la sorpresa di Rosetta, i modelli per estrarre dalla curva di luce una forma plausibile sono migliorati, e adesso quando si vede una curva irregolare si pensa subito a una binaria a contatto; invece delle foto la cosa che mi colpisce di più è il colore rossastro, sicuramente molto diverso da quello delle comete conosciute, che sono più nere della pece.

    Non sono un planetologo ma la cosa mi affascina e sorprende, tanto più che le comete di corto periodo come 67P dovrebbero venire tutte dalla fascia di Kuiper, quella che New Horizons sta attraversando. Ma forse gli scienziati che stanno studiando i dati che lentamente arrivano dalla sonda hanno già una spiegazione o almeno una teoria. ‘ 

    Per noi veterani di Rosetta è fantastico seguire il volo di New Horizons, il progetto di Alan Stern, che conosciamo bene dato che Rosetta portava anche un suo strumento scientifico per osservazioni nella banda ultravioletta, ALICE (una copia del quale viaggia anche su New Horizons). Alan ha fortemente voluto questa missione e l’ha diretta fin dall’inizio. Sono gli scienziati come lui che fanno la storia dell’esplorazione spaziale.

    Speriamo che New Horizons possa continuare a lungo e osservare altri oggetti della fascia di Kuiper. Ogni nuovo oggetto aggiunge una enorme quantità di informazioni e aiuterà a creare nuove teorie che spieghino la formazione e l’evoluzione del sistema solare”.

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