Forse abbiamo bisogno di porre un limite al numero di satelliti che le società Internet possono inviare in orbita.
di Neel V. Patel
“Non ci sono regole nello spazio”, ha spiegato Greg Wyler alla conferenza EmTech del MIT Technology Review. La sua società, OneWeb, vuole lanciare nello spazio 2000 satelliti, praticamente raddoppiando il numero di satelliti attualmente in orbita attorno alla Terra, al fine di fornire connettività Internet a luoghi non ancora connessi.
Fintanto che la società ha il permesso necessario per accedere allo spettro delle radiofrequenze, non esistono ci sono ostacoli. Così come nessuno può impedire alla SpaceX di lanciare ben 12.000 satelliti nei prossimi anni per attivare il proprio servizio Internet Starlink.
L’emergere di queste megacostellazioni di satelliti sta generando preoccupazione in quanto somiglia sempre più a quella che viene definita la sindrome di Kessler (dal nome dello scienziato della NASA che per primo descrisse questo possibile scenario), in cui l’orbita terrestre viene inquinata da pericolosi detriti provocati da numerose collisioni satellitari. I detriti minaccerebbero ogni traccia di equipaggiamento in orbita attorno al pianeta e renderebbe lo spazio insicuro per ogni nuovo veicolo spaziale.
Recenti incidenti mancati hanno solo aggravato questi timori e la mancanza di regolamenti significa che nulla impedisce a qualsiasi azienda di lanciare arbitrariamente qualunque oggetto desideri nel cielo. Da cui la domanda: è veramente necessario inviare decine di migliaia di oggetti nello spazio?
Secondo Dan Hays, responsabile tecnologia, media e telecomunicazioni globali presso la PricewaterhouseCoopers, bisogna tenere presente il mercato di riferimento: quasi tutti i satelliti sono identici, ma aziende come la SpaceX “hanno strategie commerciali diverse e si rivolgono a segmenti di clienti diversi, che potrebbero richiedere funzioni differenti”.
(lo)