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    Sezione 230: il senato americano ascolta le Big Tech

    I CEO di Facebook, Google e Twitter hanno testimoniato al Congresso sulla validità della Sezione 230, ma durante l’udienza i senatori volevano soltanto sapere perché circolassero ancora i tweet che non gradivano.

    di Eileen Guo

    A una settimana dalle elezioni presidenziali statunitensi, gli amministratori delegati di Facebook, Google e Twitter sono apparsi davanti alla commissione del Senato per il commercio, la scienza e i trasporti. L’audizione di quattro ore doveva concentrarsi sulla sezione 230, il regolamento che finora ha protetto le aziende Internet dalla responsabilità per i contenuti degli utenti. La maggior parte delle domande, tuttavia, aveva poco a che fare con la Sezione 230, seguendo invece copioni “partigiani”.

    I senatori repubblicani hanno accusato le Big Tech di censurare i contenuti conservatori e hanno fornito esempi di contenuti verificati, ritenuti falsi o fuorvianti ed etichettati come tali, mentre le controparti democratiche si chiedevano cosa stessero facendo le piattaforme per combattere la disinformazione e il tentativo di disincentivare il voto degli elettori. Entrambe le parti hanno posto numerose domande sui post che personalmente non gradivano. Il presidente Trump non era all’udienza, ma ha twittato una richiesta per l’abrogazione della sezione 230. 

    Il CEO di Twitter Jack Dorsey ha sostenuto che le attuali normative funzionano, ma che le aziende tecnologiche devono riguadagnare la fiducia del pubblico. Mark Zuckerberg di Facebook ha fatto della trasparenza sulla moderazione dei contenuti il suo principale suggerimento per la riforma. Il CEO di Google Sundar Pichai, che ha fatto la sua prima apparizione al Congresso da quando, la scorsa settimana, il DOJ ha intentato una causa antitrust contro l’azienda, è stato criticato per la risposta della sua azienda a questa iniziativa legale. 

    Visti i tempi e la mancanza di domande sostanziali sulla Sezione 230, la realtà è che questa udienza è stata un altro indicatore dell’impazienza e del disgusto complessivi che gli americani in tutto il paese – e su entrambi i lati politici – condividono per le Big Tech. Chiunque vincesse la Casa Bianca la prossima settimana, la sensazione è che un’ulteriore regolamentazione sia ormai inevitabile. 

    La norma futura rimane una priorità per i legislatori e questa udienza non sarà l’ultima con i tre CEO. E’ già prevista la presenza di Zuckerberg e Dorsey a un’altra udienza del Congresso il mese prossimo sulle politiche di moderazione dei contenuti delle loro aziende. Nel frattempo, è probabile che avremo modo di vedere alcuni spezzoni dell’udienza nei video per la raccolta fondi di alcuni senatori, tra cui un Ted Cruz particolarmente grintoso, che aveva promesso di portare avanti questa battaglia. 

    Probabilmente non saranno coinvolte nè Twitter, che ha bandito completamente gli annunci politici, nè Facebook, che ha avviato il blackout degli annunci politici a partire dal 27 ottobre.

    Foto: Jack Dorsey, CEO di Twitter, parla da remoto al Congresso. Greg Nash / AP

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