La lettera che oltre 200 scienziati provenienti da tutto il mondo hanno consegnato all’Organizzazione mondiale della sanità indica che dobbiamo concentrarci su alcune soluzioni che finora abbiamo trascurato.
di Neel V. Patel
Questa settimana la possibilità della diffusione del virus per via aerea è diventata il problema centrale nella discussione pubblica sul covid-19. L’OMS non ha ancora definito il SARS-CoV-2 (il virus che causa il covid-19) come trasmissibile nell’aria ma ha riconosciuto che servono ulteriori ricerche “per indagare urgentemente su tali casi e valutare il loro significato per la trasmissione del covid-19”.
“Onestamente non so che cosa si stia ancora aspettando”, afferma il microbiologo Chad Roy della Tulane University negli Stati Uniti. “Non è necessario che l’OMS dichiari che è trasportato dall’aria per capire che è una malattia che si trasmette per via aerea. Non so quali altre prove scientifiche si aspettino”.
Cosa significa veramente “trasportato dall’aria” in questo contesto? È fondamentalmente un problema di dimensioni. Siamo abbastanza sicuri che il SARS-CoV-2 si diffonda attraverso minuscole goccioline che contengono particelle virali in grado di provocare un’infezione. Per un virus in aria, tuttavia, significa alcune cose diverse, a seconda dell’esperto a cui si fa riferimento. In genere indica che si può diffondere per inalazione su lunghe distanze, forse anche attraverso stanze diverse, di piccole particelle conosciute come aerosol.
“Ecco perché quando si chiede a chi lavora nel settore se il virus è disperso nell’aria, diranno che non lo è, perché non stiamo vedendo la trasmissione su quel tipo di distanze”, afferma Lisa Brosseau, un’esperta di sanità pubblica in pensione che lavora come consulente per aziende e organizzazioni.
C’è anche un dibattito su cosa si intende per “aerosol”. Le goccioline che trasportano particelle virali nell’aria possono essere di qualsiasi dimensione, ma mentre quelle più grandi cadranno rapidamente sul terreno o su altre superfici, quelle più piccole (solo pochi micron di diametro) possono indugiare nell’aria per un po’, favorendo la loro possibile inalazione. La parola è usata principalmente per descrivere queste particelle più piccole, sebbene Brosseau preferirebbe il termine “trasmissione di aerosol” per coprire l’intera gamma di particelle virali inalabili che vengono espulse nell’aria, sia grandi che piccole.
Se il SARS-CoV-2 è disperso nell’aria, è ben lungi dall’essere l’unica malattia. Il morbillo è noto per essere in grado di permanere nell’aria fino a due ore. La tubercolosi, sebbene sia un batterio, può rimanere nell’aria per sei ore, e Brosseau avanza l’ipotesi che i superdiffusori del coronavirus diffondano il virus in modi che ricordano la diffusione della tubercolosi.
Le prove che questo tipo di trasmissione stia avvenendo con il SARS-CoV-2 probabilmente esiste già. Alcuni studi importanti indicano la trasmissione aerea del virus come la via principale per la diffusione di covid-19. Altri studi hanno indicato che il virus può stazionare nelle goccioline aerosolizzate per ore. Una nuova ricerca condotta da Roy e dal suo team di Tulane mostra che le particelle aerosolizzate infettive di SARS-CoV-2 potrebbero indugiare nell’aria fino a 16 ore ed essere contagiose molto più a lungo di quelle di MERS e SARS-CoV-1 (gli altri coronavirus conosciuti in questo secolo).
Non sappiamo ancora cosa conferisca al SARS-CoV-2 questo vantaggio aereo. “Ma potrebbe essere uno dei motivi per cui questa è una pandemia, e non semplicemente un piccolo focolaio come qualsiasi altro coronavirus”, afferma Roy.
Come stare al sicuro
Se il virus rimanga sospeso nell’aria o meno non è semplicemente una questione scientifica. In tal caso, ciò potrebbe significare che nei luoghi in cui il virus non è stato adeguatamente contenuto (per esempio, gli Stati Uniti), l’economia doveva essere riaperta più lentamente, in base a normative più rigorose che rafforzano le attuali pratiche sanitarie e introducono quelle più aggiornate. Le nostre attuali tattiche per fermare la diffusione non sembrano sufficienti.
Roy vorrebbe vedere misure aggressive sull’uso rigoroso delle maschere per chiunque esca da casa. “Questo virus si diffonde senza freni”, egli dice. “Le mascherine possono fare molto per limitarne la diffusione. Penso che sia necessaria qualsiasi iniziativa per promuovere l’uso delle mascherine, per impedire la dispersione di aerosol nell’ambiente”.
Brosseau, tuttavia, afferma che le mascherine possono limitare la diffusione di particelle più grandi, ma sono meno utili per quelle più piccole, specialmente se non sono aderenti al volto. “Vorrei che smettessimo di fare affidamento sull’idea che i dispositivi per il viso risolveranno tutto e aiuteranno ad appiattire la curva”, ella afferma. “È un pensiero magico: non accadrà”. Affinché le mascherine facciano davvero la differenza, dovrebbero essere indossate sempre, anche in famiglia.
Brosseau crede che le prove a disposizione dimostrino che la trasmissione aerea è “la modalità di trasmissione primaria e forse la più importante per il SARS-CoV-2”. A suo parere la quantità di tempo e gli sforzi dedicati alla sanificazione di ogni singola superficie più e più volte è un’enorme perdita di tempo. Invece, l’attenzione dovrebbe essere posta ad altri fattori, per esempio dove passiamo il nostro tempo.
Il problema degli spazi affollati
Una delle domande più importanti sul covid-19 a cui non abbiamo risposto è la quantità di carica virale necessaria per causare l’infezione. La risposta cambia se pensiamo che siano gli aerosol di cui dobbiamo preoccuparci. Le particelle più piccole non porteranno una carica virale quanto quelle più grandi, ma poiché possono indugiare nell’aria molto più a lungo, potrebbe non essere un fattore importante in quanto si accumuleranno in concentrazioni sempre maggiori man mano che una persona infetta espelle il virus aerosolizzato.
Più persone entrano ed escono da uno spazio chiuso, più è probabile che sia presente qualcuno infetto. Più a lungo questi individui rimangono in quello spazio, maggiore è la concentrazione di virus nell’aria. Questa è una notizia particolarmente negativa per gli spazi in cui le persone si riuniscono per ore e ore, come ristoranti, bar, uffici, aule e chiese.
La trasmissione per via aerea non significa necessariamente che questi posti debbano rimanere chiusi (anche se sarebbe l’ideale). In ogni caso, pulire le superfici con un disinfettante e far indossare a tutti delle mascherine non sarà sufficiente. Per riaprire in sicurezza, questi punti non dovranno solo ridurre il numero di persone autorizzate all’interno in un dato momento, ma ancheil tempo che le persone trascorrono lì. L’aumento della distanza sociale oltre il metro e ottanta contribuirebbe a sua volta a mantenere le persone più sicure.
Anche la ventilazione deve avere una priorità più alta. Questo sarà un grosso problema per gli edifici più vecchi che di solito hanno sistemi di ventilazione inadeguati, e molte di queste aree potrebbero aver bisogno di rimanere chiuse per molto più tempo. La diffusione da parte degli asintomatici e dei superdiffusori aggrava ulteriormente il problema.
Una ricerca condotta dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha dimostrato che in presenza di luce ultravioletta, le particelle aerosolizzate delle dimensioni studiate dai ricercatori di Tulane scompaiono in meno di un minuto. Alcune aziende hanno iniziato a distribuire robot con armamenti UV per disinfettare le stanze degli ospedali, i centri commerciali, i negozi, le stazioni di trasporto pubblico e altro ancora.
Per molti luoghi, una maggiore prudenza nella riapertura dell’economia potrebbe in definitiva essere il prezzo per tenere il virus sotto controllo. Altrimenti, possono verificarsi situazioni come quella dell’apertura di un bar nel Michigan che ha portato ad oltre 170 contagi.
Per Brosseau, la migliore strategia è semplicemente comportarsi come abbiamo fatto nei primi giorni del blocco: rimanere a casa ed evitare di entrare in contatto con persone non conviventi. Se si deve uscire di casa, ella continua, “il mio consiglio è di stare in un’area ben ventilata e di passare il minor tempo possibile in uno spazio chiuso con un numero limitate di persone”.
Immagine: Getty / MIT Technology Review
(rp)