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    Quanta energia (e CO2) in uno sguardo

    Nel 2019 si stima che l’impronta del digitale sull’ambiente rappresenti il 4,2% dei consumi mondiali di energia e il 3,8% delle emissioni di gas a effetto serra. Secondo le analisi condotte da GreenIT, un centro di ricerca dedicato allo studio dell’evoluzione dell’IT, nel 2025 i nostri smartphone, computer, centri di calcolo, televisori, tutti connessi attraverso la rete, consumeranno il 6% del totale dell’energia utilizzata dall’umanità e saranno responsabili del 5,5% delle emissioni climalteranti. Ma sarà proprio l’utilizzo dei video, specie quelli online, a suscitare il maggiore impatto. 

    di Fonte Eni

    A buon titolo si potrebbe parlare di illusione ottica, non nel senso usuale di una interpretazione difforme di ciò che si osserva, ma in quello di una sottovalutazione del peso di quello che si produce per il semplice fatto di guardare uno schermo. E, davanti ad uno schermo, per una rapida telefonata dallo smartphone oppure per ore ed ore svolgendo il proprio lavoro o per gustare un buon film dopo cena, ci passano ogni giorno miliardi di persone, per moltissimi miliardi di minuti.

    Un fenomeno in crescita costante e che, tra non molti anni, aumenterà le dimensioni della cosiddetta “impronta ecologica” del mondo digitale e dell’Information Technology in una misura finora imprevista.

    Ne abbiamo già parlato riferendo di uno studio che tracciava un avvenire nel quale le macchine che ci collegano virtualmente a ogni angolo del mondo risultavano sempre più affamate di energia e, di converso, responsabili, sia pure indirettamente, di crescenti emissioni di gas climalteranti. A pochi mesi di distanza, una nuova ricerca conferma e dettaglia quelle previsioni, aggiungendo uno scenario al 2025 che desta una certa preoccupazione.

    L’universo digitale si espande

    Ma vediamo ai dati. Nel 2019 si stima che l’impronta del digitale sull’ambiente rappresenti il 4,2% dei consumi mondiali di energia e il 3,8% delle emissioni di gas a effetto serra. Ora, secondo le analisi condotte da GreenIT, un centro di ricerca dedicato allo studio dell’evoluzione dell’Information Technology, nel 2025 i nostri smartphone, computer, centri di calcolo, televisori, tutti connessi attraverso la rete, consumeranno il 6% del totale dell’energia utilizzata dall’umanità e saranno responsabili del 5,5% delle emissioni climalteranti. 

    Per avere un raffronto, pensiamo che il settore dei trasporti, globalmente inteso, vale circa il 14% delle emissioni, quello dell’industria il 21 e quello della produzione di elettricità e calore circa il 25. Insomma, non è poca cosa. Del resto, 34 milioni di apparecchi digitali connessi, in mano a più di 4 miliardi di utilizzatori non potrebbero dare un esito diverso.

    Ma a preoccupare non è soltanto la crescita dell’impronta del digitale, ma anche la sua struttura. Da una parte, i tassi di crescita dei diversi impatti del digitale risultano sensibilmente più elevati di qualsiasi altro settore: prendendo come riferimento il 2010 e proiettando i valori al 2025, viene stimato un moltiplicatore pari a 2,9 volte per i consumi energetici e di 3,1 volte per le emissioni climalteranti. 

    Dall’altra parte, sono proprio gli stessi apparecchi digitali, considerati nel loro ciclo di vita completo, dalla produzione, all’uso e allo smaltimento o riciclaggio finale, ad avere assunto un ruolo ormai predominante: il 39% delle emissioni di gas ad effetto serra determinate dagli apparati arriverà infatti a rappresentare il 39% del totale di quelle riferibili al mondo digitale, anche perché al 2025 il numero complessivo di questi sistemi si prevede sfiorerà la soglia dei 50 miliardi.

    Inaspettatamente, a fare, in questo quadro, la parte del leone sono gli apparati che si sarebbe portati a ritenere ormai sull’orlo dell’obsolescenza: le televisioni. Le previsioni dicono che al 2025 dovrebbero raggiungere il numero di 1,2 miliardi nel mondo, raddoppiando quindi rispetto al 2010, e, soprattutto, grazie ai progressi compiuti dall’industria del settore, più che raddoppiando la superficie dei loro schermi, che passerà dai 31 pollici medi sulla diagonale del 2010, a 65 pollici nel 2025. Questo, mentre gli smartphone, a fronte di un mercato ormai quasi saturo, non vedranno incrementi significativi del loro contributo all’impronta ambientale dell’universo digitale.

    L’impatto del video

    Ma c’è anche un altro aspetto a inquietare: maggiore è la diffusione dei televisori e degli altri dispositivi connessi alla rete, maggiore sarà il consumo di energia dell’intero sistema che distribuisce le immagini che guardiamo sugli schermi, dai centri di produzione ai grandi data center, dalla rete web fino al nostro piccolo modem domestico che consente la connessione.

    E sono proprio gli utilizzi video, in particolare quelli online, a rappresentare la parte predominante degli impatti. Complessivamente, si stima che la produzione di computer, televisori, smartphone ed altri dispositivi valga poco meno del 45% del totale degli impatti del settore in termini di consumi di energia e di emissioni climalteranti. Il resto è invece costituito dalla rete, con il 16%, dai data center, con il 19%, e dai terminali, per il 20%. E due terzi di questa fetta finale è fatto da televisioni.

    Immagine: Pixabay

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