È in corso una gara fra due metodi differenti per limitare la nostra dipendenza dalla carne.
di Michael Reilly
Se siete disposti ad accettare il fatto che il consumo di carne comporti problemi di inquinamento, consumo energetico, distruzione del territorio e del clima, allora vi starete chiedendo: Come possiamo risolvere questi problemi?
Apparentemente, esistono due possibili risposte.
La scorsa settimana, la Cina ha svelato il suo approccio: ricorrere al potere del governo centrale per applicare pesanti cambiamenti alle abitudini alimentari del paese, il tutto con cartelloni e messaggi di supporto da parte delle celebrità.
Il consumo di carne da parte della popolazione cinese è esploso negli ultimi tre decenni, quasi aumentando di un fattore di cinque da circa 12 chilogrammi per persona. Il piano del governo è incoraggiare le persone a ridurre il proprio consumo di carne a circa 22 chilogrammi – una misura che, qualora il piano riuscisse, permetterebbe di risparmiare un miliardo di tonnellate di emissioni di gas serra entro il 2030.
Negli Stati Uniti, una opzione simile non è fattibile – ogni tentativo del governo di intervenire sulle abitudini alimentari si scontra inevitabilmente con la resistenza da parte dell’industria alimentare.
Così, non resta che affidarsi alla determinazione di persone quali il biochimico Patrick Brown, fondatore e CEO della Impossible Foods, una società che sostiene di aver elaborato un’alternativa alla carne trita che, una volta cotta, è virtualmente indistinguibile dalla carne di manzo.
Impossible Foods ha recentemente accolto le telecamere di Bloomberg nella sua cucina per girare un video da far venire l’acquolina alla bocca. Rispetto alla carne sperimentale che viene cresciuta in alcuni laboratori a un costo esorbitante – quasi un quarto di milione di dollari per l’equivalente di un burger – il prodotto della Impossible Foods parrebbe molto più pratico ed economico.
Brown non è da confondersi con l’altro imprenditore californiano della carne finta, Ethan Brown. Ethan è a capo della Beyond Meat, che utilizza proteine di soia per creare prodotti pensati per avere il sapore degli straccetti di pollo o della carne di manzo macinata. Per quanto il sapore possa lasciare a desiderare, il Beyond Burger, che è entrato in commercio il mese scorso, sembra sufficientemente buono da andare ruba negli scaffali della Whole Foods in Colorado.
A giudicare dalla da alcune immagini ravvicinate e da una impressionante copertura mediatica, Impossible sembrerebbe avere un leggero vantaggio sulla Beyond Meat.
Il vero punto di forza, però, potrebbe risiedere nell’identificazione del composto heme, che è derivato dai semi di soia e che (Patrick) Brown ottiene da raccolti geneticamente modificati. Una volta raffinato, questo composto ha l’aspetto, la densità e, apparentemente, l’odore del sangue (di fatto, presenta la stessa molecola che trasporta ossigeno nel nostro sangue).
Non è ancora chiaro se queste società riusciranno a creare l’alternativa alla carne che ci permetterà di ridurre la nostra dipendenza dalla carne animale – e dall’esorbitante quantità di gas serra emessi durante la sua lavorazione. Per quanto la Impossible Foods abbia già raccolto $182 milioni, molte persone ritengono che ciò non avverrà mai.
Brown sembra però determinato. “Se le persone mangeranno burger fra 50 anni, questi non saranno fatti di carne animale”, ha detto a NPR.
(MO)