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    Piccole donne crescono

    La quattordicenne Anika Chebrolu, di Frisco nel Texas, ha vinto il 3M Young Scientist Challenge 2020, il principale concorso di scienze per le scuole medie negli Stati Uniti, promosso e organizzato da 3M e Discovery Education, in un quadro di sistematica globalizzazione della conoscenza.

    di Gian Piero Jacobelli 

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    Come nel secondo celebre romanzo di Louisa May Alcott, anche in campo scientifico le “piccole donne crescono”. Ha solo 14 anni Anika Chebrolu, la studentessa texana vincitrice del 3M Young Scientist Challenge 2020, giunto alla sua tredicesima edizione. Se ne è parlato anche nel nostro paese, con un rilievo se non marginale certamente occasionale. Eppure la notizia, di cui riportiamo uno stralcio con alcuni dettagli tecnici, merita a nostro avviso qualche riflessione più approfondita.

    Anika ha utilizzato la metodologia in-silico – secondo cui i fenomeni chimico-biologici vengono simulati matematicamente al computer invece che in provetta o in un essere vivente – per individuare una molecola in grado di legarsi selettivamente alla proteina spike del virus SARS-CoV-2, nella prospettiva di una cura per COVID-19.

    Anika ha esaminato milioni di piccole molecole per verificarne le affinità di legame con la proteina spike e le eventuali proprietà farmacologiche, utilizzando a questo scopo numerosi strumenti software. La molecola con la migliore attività farmacologica e biologica nei confronti della proteina spike del virus SARS-CoV-2 è stata selezionata come un potenziale farmaco per il trattamento efficace di COVID-19.

    In primo luogo, non sorprende la giovane età della ricercatrice in erba. Si sa che, alla stregua di molte attività artistiche, anche nella scienza si riscontra spesso una straordinaria precocità intellettuale. Sorprende piuttosto la complessità della ricerca in questione, che non richiede soltanto intuizione personale e capacità di elaborazione, ma anche una qualche strumentazione adeguata, dal punto di vista biologico, chimico e informatico.

    In effetti la 3M Young Scientist Challenge, che integra il programma di formazione di 3M e Discovery Education/ Young Scientist Lab, mette a disposizione di studenti, insegnanti e famiglie risorse digitali e dinamiche a costo zero. Tutte le risorse sono disponibili anche attraverso il 3M Channel and Corporate Education Partnerships Channel su Discovery Education Experience, il servizio digitale per educatori e studenti.

    In secondo luogo, va segnalata la concretezza degli interessi e degli impegni di questi giovanissimi ricercatori: anche i due giovani classificati al secondo e terzo posto, i cui nomi riflettono la straordinaria commistione culturale americana, hanno presentato e si sono affermati con progetti concernenti alcuni dei problemi più rilevanti nel mondo di ieri e soprattutto di oggi: l’acqua e l’agricoltura. Come dire la sete e la fame, la cui criticità la pandemia in corso sembra porre in secondo piano, ma che continuano a premere sugli equilibri mondiali e sulle nostre stesse coscienze.

    Il secondo classificato, Kyle Tianshi, alunno dell’ottavo anno della Cambridge School di San Diego, California, ha progettato il dispositivo portatile Total Suspended Solids (TSS), che rileva le particelle invisibili nell’acqua per monitorarne la qualità e i livelli di contaminazione. Al terzo posto in classifica, Laasya Acharya, studentessa del settimo anno della Mason Middle School di Mason City, in Ohio, ha utilizzato una rete neurale per rilevare le malattie dei raccolti attraverso analisi delle immagini.

    La 3M, che ha promosso e realizza annualmente il 3M Young Scientist Challenge 3M, opera in 200 paesi del mondo, con un fatturato di 32 miliardi di dollari e 96mila dipendenti, in strategiche quali salute, automotive, consumo, trasporti, grafica, elettronica, energia, industria, sicurezza. In Italia 3M è presente da 56 anni e conta attualmente circa 700 collaboratori, nella sede di Pioltello Malaspina (Milano) e di Roma, oltre a due unità produttive e un centro di distribuzione europeo.

    Verrebbe da dire globalizzazione su globalizzazione: la globalizzazione della scienza e della tecnologia, la globalizzazione della formazione e della imprenditorialità, la globalizzazione della mobilità di persone e di informazioni. Sorprende e preoccupa, per altro, che questa globalizzazione tanto diffusa e articolata lasci ancora il posto a rivalità esacerbate, conflitti di popoli e di culture, disuguaglianze economiche crescenti e tanti scenari di futuro che, invece di collimare tra loro, sembrano entrare in una sempre più aspra concorrenza.

    Eppure oltre due secoli il grande filosofo Immanuel Kant scrisse un esemplare Progetto di pace perpetua. Molte delle sue proposte riguardavano la situazione storica in cui vennero elaborate, vale a dire la pace di Basilea tra la Francia repubblicana, la Spagna, l’Olanda e soprattutto la Prussia. Tuttavia, la virtuosa capacità di vivere insieme, che emerge anche dal premio per i giovanissimi ricercatori di cui abbiamo parlato, conserva ancora tutta la sua incisività, come fosse stata scritta oggi: «Spetta a tutti gli uomini il diritto di entrare a fare parte della società in virtù del diritto di proprietà comune della superficie terrestre, su cui, in quanto sferica, gli uomini non possono disperdersi all’infinito, ma alla fine devono sopportare di stare l’uno al fianco dell’altro».

    (gv)

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