Secondo un nuovo studio, il rimboschimento potrebbe essere uno strumento fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici. Altri ricercatori hanno sollevato dubbi.
di James Temple
Secondo un nuovo studio pubblicato su Science e condotto da ricercatori dell’ETH di Zurigo, il pianeta potrebbe sostenere 1 miliardo di ettari di bosco aggiuntivi, una superficie pari a quella degli Stati Uniti, senza interferire con città o terreni agricoli esistenti. Questa nuova distesa di terreno forestale, una volta giunti a maturità gli alberi, sarebbe in grado di immagazzinare 205 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, pari a due terzi della quantità emessa dagli esseri umani dai tempi dalla rivoluzione industriale.
“Il nostro studio dimostra come il ripristino forestale sia la migliore e più immediata soluzione ai cambiamenti climatici ad oggi disponibile, e fornisce prove concrete per giustificare l’investimento”, ha detto in un comunicato Tom Crowther, co-autore dello studio direttore scientifico del Crowther Lab dell’università.
Zeke Hausfather, analista di Carbon Brief, ha messo in dubbio i risultati dello studio sostenendo che sottovaluterebbe il livello di inquinamento storico causato dalle attività umane. Secondo quanto rilevato dal Global Carbon Project, le emissioni cumulative di anidride carbonica derivanti dai combustibili fossili e dalle alterazioni nelle pratiche di sfruttamento del suolo sono arrivate a circa 625 miliardi di tonnellate nel 2018. I 205 miliardi di tonnellate equivarrebbero quindi a poco meno di un terzo del totale. Altri ricercatori hanno sottolineato come lo studio abbia utilizzato una stima massima di capacità di rimozione del carbonio per ettaro boschivo, senza prendere in considerazione ogni dato necessario al calcolo della quantità di anidride carbonica immagazzinata dagli alberi e rimossa dall’atmosfera.
Conseguire i livelli di sequestro dell’anidride carbonica teorizzati dallo studio richiederebbe la piantumazione ad alberi di ogni appezzamento libero su tutto il pianeta, in un momento storico in cui molte nazioni stanno abbattendo più alberi di quanti ne piantino per fare spazio a nuove comunità, fattorie e pascoli. Non solo, gli alberi stessi richiederebbero decenni per maturare al punto di poter assorbire e immagazzinare centinaia di miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Secondo alcuni studi, le mutazioni climatiche previste potrebbero comportare una riduzione nel diametro delle chiome, in particolare con l’aumento delle temperature previsto ai tropici, riducendo le foreste di quasi 225 milioni di ettari entro la metà del secolo. Altri modelli calcolano invece che che il riscaldamento delle regioni fresche aumenterà la copertura globale di alberi.
Da notare anche il fatto che precedenti ricerche hanno identificato limiti molto più ridotti sul potenziale ruolo della forestazione nella rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera e nell’affrontare i rischi dei cambiamenti climatici. Secondo un rapporto delle National Academies pubblicato lo scorso anno, il rimboschimento, lo stoccaggio di carbonio nel suolo e altre pratiche di rimozione dell’anidride carbonica a terra non sarebbero in grado di ridurre e immagazzinare abbastanza gas serra da evitare i 2 ˚C di riscaldamento, non senza entrare in concorrenza con le necessità di approvvigionamento alimentare globale.
Lo studio è stato condotto utilizzando il software di mappatura di Google Earth ed un database esistente di quasi 80.000 foreste per generare un modello predittivo capace di determinare dove nuovi alberi potrebbero essere piantati e prosperare alle attuali condizioni climatiche.
Non c’è dubbio che piantare alberi possa aiutare a ridurre i livelli di gas serra nell’atmosfera e serve ogni aiuto possibile per combattere i cambiamenti climatici. Ciononostante, Jesse Reynolds, avvocato specializzato in politica ambientale presso la University of California di Los Angeles, ha definito il documento “fuorviante” e “potenzialmente pericoloso”, in quanto potrebbe allontanare i responsabili delle politiche ambientali da strategie più efficaci. “Sarà probabilmente utilizzato per argomentare l’utilità della riforestazione a discapito di altre soluzioni: riduzione delle emissioni, adattamento, altri metodi di rimozione del carbonio e ricerca sulla geoingegneria solare”, scrive Reynolds.
Immagine: Casey Horner, Unsplash
(lo)