Ennesima vittoria per la privacy, ennesima sconfitta per la sicurezza? Stavolta no.
di Martin Giles
La sentenza: Venerdì scorso la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza per cui le forze dell’ordine dovranno disporre di un mandato prima di poter setacciare i dati di posizione dei vostri telefoni cellulari. La sentenza è stata emessa per un caso in cui i dati di posizione erano stati raccolti dal telefono cellulare il sospetto (in seguito condannato) responsabile di furti a mano armata ai danni di negozi Radio Shack e T-Mobile nell’area di Detroit.
Come funziona la localizzazione: Le informazioni di posizione vengono raccolte ogni volta che un telefono cellulare si connette a una torre cellulare; quindi vengono conservate dagli operatori di servizi wireless. Più fitta è la rete di torri cellulari – come nel caso di aree urbane o quartieri densamente abitati – più precisi saranno i dati di localizzazione.
A cosa servono i dati di posizione: I dati di posizione vengono utilizzati per ogni qual sorta di applicazione; gli operatori di servizi wireless possono sfruttarli per determinare le condizioni del traffico in alcuni punti e in alcune fasce orarie; possono anche aggregare e anonimizzare i dati per venderli ad altre società che li utilizzano per operazioni di marketing ed altro; permettono, infine, di determinare la vostra posizione (e stabilire, ad esempio, dove vi trovavate mentre una banca veniva rapinata).
Le conseguenze del verdetto: John G. Roberts Jr., giudice capo della Corte Suprema, ha scritto che la decisione è stata presa “limitatamente al caso” e che questa sentenza non influirà sulla possibilità di ricorrere ai dati di posizione in casi di emergenza o sicurezza nazionale. È bene notare che, secondo gli osservatori della corte, Roberts considererebbe inevitabile il giorno in cui si disporrà di dati di posizione pressoché perfetti e si starebbe preparando per quel giorno.
(MO)