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    Nuovi serbatoi di acqua liquida su Marte

    Due anni fa gli scienziati hanno rilevato un lago che si trova sotto il polo sud marziano, ma gli ultimi dati mostrano che potrebbe non essere l’unico.

    di Neel V. Patel 28-09-20

    Quattro bacini d’acqua sotterranei potrebbero trovarsi sotto il polo sud di Marte. Le nuove scoperte, pubblicate oggi su “Nature Astronomy”, suggeriscono che Marte ospita ancora più depositi di acqua liquida di quanto si pensasse. Nel 2018, un gruppo di ricercatori italiani ha utilizzato le osservazioni radar effettuate dall’orbiter Mars Express dell’Agenzia spaziale europea per rilevare un lago di acqua liquida situato a 1 chilometro e mezzo sotto la superficie di Marte. 

    Il lago, lungo circa 20 chilometri, è stato trovato alla base di un’area di spesso ghiaccio glaciale chiamata South Polar Layered Deposits. Queste osservazioni radar sono state effettuate da uno strumento chiamato Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding (MARSIS).

    Due anni dopo, il risultato di una nuova analisi del set completo di dati MARSIS (composto da oltre 134 campagne di raccolta radar) ha confermato la presenza del bacino idrico. Ma sono state trovate anche le prove di altri tre serbatoi d’acqua, ciascuno a meno di 50 chilometri dalla posizione del primo. Questa ultima ricerca tiene conto delle differenze tra condizioni subglaciali umide e secche nei dati radar per l’Antartide e la Groenlandia.

    I depositi d’acqua scoperti di recente non sembrano essere molto diverse da quelli trovati nel 2018. Variano da circa 10 a 30 chilometri di lunghezza. Si trovano tutti a una profondità di circa 1 chilometro e mezzo sottoterra, anche se non si sa ancora quanto siano profondi.

    Di certo non è pensabile che si possa bere quest’acqua. L’unico motivo per cui è rimasta allo stato liquido nonostante le temperature gelide su Marte è probabilmente l’alto livello di salinità. I sali possono abbassare notevolmente il punto di congelamento dell’acqua. 

    Calcio, magnesio, sodio e altri depositi di sale si trovano su tutto il pianeta rosso e precedenti esperimenti suggeriscono che le salamoie possono facilmente formarsi nelle regioni subpolari, che hanno probabilmente permesso a questi laghi di rimanere stabili presumibilmente per miliardi di anni. 

    L’accesso all’acqua sarà un grosso problema per i futuri coloni marziani. Ma anche se quest’acqua potesse essere desalinizzata, accedervi richiederebbe un’intensa attività di perforazione. In realtà, sarebbe molto più semplice raccogliere il ghiaccio superficiale ai poli marziani. 

    Invece, l’aspetto più interessante di questi laghi sotterranei è che potrebbero ospitare vita extraterrestre. È possibile che, proprio come sulla Terra, una certa vita microbica si sia evoluta per resistere alle condizioni estreme di questi laghi salati subglaciali e si sia creata una dimora accogliente.

    Il modo migliore per indagare ulteriormente su questo aspetto è studiare direttamente le acque. Elena Pettinelli, fisica dell’Università Roma Tre di Roma e coautrice del nuovo studio, afferma che una piattaforma lander o rover sarebbe più adatta a questo compito. Il problema più grande, ovviamente, è arrivare a quelle profondità. 

    Un modo per aggirare il problema potrebbe essere quello di misurare l’attività sismica, che potrebbe far luce su tutta la profondità e la geometria dei corpi idrici e fare luce su quali zone è più probabile che siano abitabili. Ma le osservazioni sismiche non riuscirebbero comunque a dirci qualcosa di definitivo sull’esistenza della vita su Marte.

    (rp)

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