Le istituzioni finanziarie globali utilizzano il proprio sistema di messaggistica sicura chiamato SWIFT per scambiare informazioni sulle transazioni finanziarie e conformarsi alle norme sul riciclaggio di denaro; ora le piattaforme di scambio di criptovaluta sono sotto pressione da parte dei regolatori per creare un sistema simile, anche se non è affatto chiaro come dovrebbe funzionare.
di Mike Orcutt
A giugno, la Financial Action Task Force (FATF), l’autorevole guardiano del riciclaggio di denaro, ha creato scompiglio nel settore quando ha consigliato alle sue 37 giurisdizioni in tutto il mondo di imporre una nuova controversa regola sui “virtuali fornitori di servizi patrimoniali”. La regola, che richiede alle piattaforme di scambio di condividere informazioni sulle identità del mittente e del destinatario dei trasferimenti oltre una determinata soglia, assomiglia a un regolamento bancario statunitense chiamato “travel rule”.
I critici hanno sostenuto che la nuova regola è onerosa perché obbliga a costruire un’infrastruttura tecnica completamente nuova per la condivisione delle informazioni. A causa della natura anonima della criptovaluta, non è assolutamente chiaro tra chi avvengano i passaggi di moneta. Tutto quello che si conosce è una serie di lettere e numeri, quindi il mittente potrebbe anche trasferire denaro su un altro portafoglio controllato dalla stessa persona.
Ora gli scambi dovranno essere in qualche modo identificabili. Alcuni hanno sostenuto che la norma spingerà gli aspiranti riciclatori di denaro a utilizzare servizi e strumenti più difficili da rintracciare per la polizia. Tuttavia, l’industria non ha avuto altra scelta che inventare qualcosa come la rete SWIFT, ma per criptovaluta. E deve risolvere il problema in fretta; Il FATF prevede di fare un bilancio della situazione a giugno.
Secondo una recente analisi dettagliata apparsa su “CoinDesk”, rimangono spinose domande su come esattamente le piattaforme di scambi dovrebbero trasmettersi le informazioni. Tale processo dovrebbe utilizzare una blockchain o fare affidamento su un design più tradizionale e centralizzato? Dovrebbe essere un prodotto commerciale o basato su software open source? Si dovrebbero distribuire più prodotti o le piattaforme dovrebbero cercare di concordarne uno? Secondo “CoinDesk”, al momento ci sono più di 20 prodotti diversi in fase di sviluppo.
Il problema non è di ordine puramente tecnologico. Se le piattaforme di scambi devono trasmettere informazioni che identificano i loro clienti, dovranno anche rispettare le leggi sulla privacy dei dati stabilite dal GDPR dell’Unione Europea.
(rp)