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    MIT e ancora MIT

    In questo fascicolo c’è molto MIT e non è strano, dal momento che questa è, appunto, l’edizione italiana della rivista per l’innovazione del MIT, come recita il payoff della nostra testata.

    di Gian Piero Jacobelli

    Se mai, va notato come il MIT ci sia in molti modi. C’è come osservatorio tecnologico mondiale, con la consueta selezione annuale delle tecnologie più promettenti. C’è come rete mondiale, e quindi anche italiana, degli ex Alumni del MIT, che non soltanto rappresentano un determinante fattore di eccellenza professionale e imprenditoriale, ma che concretamente contribuiscono a promuovere e sostenere i complessi processi di innovazione in tutto il mondo e anche nel nostro paese. Che prevalga il problema della energia e della sua sostenibilità, fornisce un ennesimo indizio di quanto tutto si tenga: l’impegno per cambiare le cose, e ci vuole tanta energia, e l’impegno perché questo cambiamento non pregiudichi gli equilibri ecologici, e ci vuole altrettanta energia, anche mediatica, l’altro tema prevalente delle pagine seguenti.

    Ma oggi il MIT c’è anche per una più triste ragione: per salutare Bill Mitchell, un grande esponente del MIT, che se ne è andato. Se ne è andato, ma non ci ha lasciati perché, come scrive nel suo ricordo Alessandro Ovi, continuerà ad aiutarci a capire meglio dove stiamo andando.

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