Secondo un articolo apparso su “Politico”, la Commissione europea sta prendendo in considerazione un divieto di utilizzo pubblico delle tecnologie di riconoscimento facciale, con l’eccezione di quelle legate a progetti di ricerca e sicurezza.
di Angela Chen
L’idea è che questo divieto temporaneo darebbe ai ricercatori e ai responsabili delle politiche il tempo di studiare la tecnologia e capire come regolarla in modo da evitare le polemiche che ha suscitato in diverse situazioni.
Gli attivisti impegnati a difesa delle libertà civili su entrambe le sponde dell’Atlantico si sono preoccupati del riconoscimento facciale, affermando che la tecnologia discrimina donne e persone di colore e può essere utilizzata per spiare le persone senza il loro consenso.
Il supervisore europeo per la protezione dei dati ha scritto che trasformare un volto umano in un oggetto su misura per potenti aziende e governi potrebbe violare la dignità umana. Un sondaggio del Regno Unito ha rilevato che il 46 per cento dei cittadini riitiene di poter rinunciare a questa tecnologia.
Negli Stati Uniti, città come San Francisco e Somerville, nel Massachusetts, hanno vietato l’uso del riconoscimento facciale da parte del governo. Chi è impegnato per la difesa della privacy sta lavorando per vietare l’uso privato della tecnologia, anche se, a sorpresa, un sondaggio di Pew Research ha scoperto che la maggior parte degli americani è favorevole a un utilizzo della tecnologia da parte della polizia mentre ha seri dubbi quando si tratta di aziende.
Un divieto temporaneo è una buona idea? Sì, soprattutto considerando il ritmo vertiginoso con cui la tecnologia viene impiegata in Europa, da chiunque, dalle forze di polizia ai supermercati. Di recente, sia la Francia che la Svezia hanno impedito alle scuole di installare al loro interno il riconoscimento facciale.
Prendere tempo per valutare gli impatti della tecnologia appare una risposta più adeguata che annullare quanto è già stato fatto. Il suggerimento della Commissione europea (che potrebbe cambiare quando il documento finale verrà pubblicato a febbraio) è più radicale delle posizioni di molti candidati alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2020, la maggior parte dei quali ha chiesto di valutare il riconoscimento facciale nelle attività di polizia, ma senza arrivare a sostenere una vera e propria moratoria negli spazi pubblici.
(rp)