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    L’intelligenza artificiale secondo il padre del palmare

    Intervista con Jeff Hawkins

    Jeff Hawkins, responsabile tecnologico di Palm, è il fondatore di Palm Computing (dove ha inventato il PalmPilot) e di HandSpring (dove ha partorito l’idea del Treo). Eppure Palm e l’indefessa attività di creazione di dispositivi mobili per Hawkins rappresentano solo un’occupazione part-time. La sua vera passione sono le neuroscienze. Al punto che oggi, dopo anni di ricerca e riflessione, avanza una sua teoria onnicomprensiva sul funzionamento della neocorteccia nei mammiferi. Il modello, denominato Hierarchic Temporal Memory (HTM, Memoria Temporale Gerarchica) si propone di spiegare i meccanismi attraverso cui il nostro cervello formula, deduce e prevede i pattern del mondo fenomenico. Se le sue ipotesi dovessero rivelarsi esatte, questo esperto di informatica sarebbe riuscito dove neuroscienziati professionisti hanno fallito. Quest’anno, Hawkins ha fondato Numenta, un’azienda che ha lo scopo di progettare tecnologie basate su tale teoria. Jason Pontin lo ha incontrato alla Emerging Technologies Conference organizzata al MIT da «Technology Review».

    Quanto c’è di non convenzionale nel modello della Memoria Temporale Gerarchica da lei elaborato? Se chiedessi un parere in merito a un neuroscienziato, cosa mi direbbe?

    Qualcuno probabilmente le direbbe che si tratta di una teoria estremamente significativa. Neuroscienziati autorevoli l’anno scorso hanno letto il mio libro On Intelligence e mi hanno scritto facendomi i complimenti. Ma a essere sinceri ci sono anche altri che non sono assolutamente d’accordo. Non che qualcuno arrivi a sostenere che io non sappia nulla di neuroscienze. Ma hanno da ridire sull’audacia con cui sostengo di poter rispondere a un interrogativo così annoso e imponente come quello che riguarda una teoria globale del funzionamento del cervello umano. «Non è così semplice», obiettano. La maggior parte dei neurologi non crede che la neocorteccia operi in base a un algoritmo comune. Non si sa precisamente su che base agisca, ma sicuramente gli esperti non ritengono che la vista funzioni allo stesso modo dell’udito.

    In effetti sembra un quadro altamente improbabile. In sostanza lei ipotizza che la neocorteccia sia un «un network di diffusione di credenze», una specie di macchina che genera idee più o meno accurate sul mondo che ci circonda? E come avrebbe potuto svilupparsi un dispositivo del genere?

    Non è difficile. Niente in natura spunta dal nulla. La neocorteccia si è sviluppata a partire da strutture preesistenti. Anche i rettili hanno un cervello sofisticato. Ma la neocorteccia aggiunge valore. è stata la neocorteccia a consentire ai primi mammiferi di riuscire a intravedere, in minima parte, il futuro. Il mammifero può pensare: «Riconosco questo luogo. So che là dietro c’è del cibo». Un fattore di tale efficacia, contraddistinto da una tale rapidità che la sua evoluzione non ha potuto che procedere in fretta. Il cervello non ha fatto altro che inglobare nuovi circuiti. Perché la neocorteccia è un network di diffusione di credenze? Non lo so. Ma è così, punto e basta.

    La coscienza elevata – quella che alcuni filosofi chiamano autocoscienza – è un prodotto dell’HTM?

    Sì. Ora credo di capire cos’è la coscienza. è composta di due aspetti. Il primo è quello per cui possiamo affermare: «Sono qui in questo momento», una sorta di memoria dichiarante per cui l’individuo ha attivamente presente quello che sta facendo. Andare in bicicletta non perviene alla memoria dichiarante, non posso ricordarmi attivamente come stare in equilibrio sui pedali. Ma se mi chiedo: «Sto parlando con Jason?», posso rispondermi: «Sì. Vi propongo un esercizio di pensiero: se cancellassi la memoria dichiarante, cosa ne sarebbe della coscienza? Io credo che svanirebbe. Ma è anche vero che esiste un altro aspetto della coscienza: quello che filosofi e neuroscienziati chiamano qualia, ovvero la consapevolezza di essere vivi. Il qualia assume significati diversi per i diversi individui, ma a me piace pensarla così, mi piace chiedermi: «Perché una cosa appare in un tal modo?». E anche in questo caso credo di conoscere in parte la risposta. I qualia hanno a che fare con il mondo in sé: io percepisco il mondo in un dato modo perché quello è il modo in cui il mondo effettivamente è.

    Un delfino è cosciente?

    I delfini hanno una neocorteccia molto sviluppata. Ci scommetto. La sola differenza tra noi e i delfini è che questi animali hanno una corteccia motoria molto limitata. Possono ragionare. Ma non possono controllare i propri movimenti. Pensate! Probabilmente hanno delle percezioni ricchissime. Ma non possono comunicarsele. Non hanno un vero e proprio linguaggio, solo dei suoni che provengono dal fondo dei loro cervelli simil-rettile. è come se avessero un corpo robotico. Possono solo nuotare.

    Perché Numenta vuole costruire una HTM artificiale? Dopotutto, ne esistono già miliardi e miliardi. Potremmo generarne altrettante sfruttando il semplice meccanismo della riproduzione sessuale.

    [Ride] Beh, non vogliamo utilizzare le HTM artificiali per far cose che gli esseri umani già possono fare. Una HTM artificiale ha altre potenzialità. Può essere utilizzata per riconoscere i pattern tramite sensori originali. Per esempio, si potrebbero sfruttare i sensori meteo di tutto il mondo e inserendoli in una HTM quella arriverebbe a percepire il clima così come io e lei stiamo percependo la stanza in cui ci troviamo. Si potrebbero utilizzare dispositivi del genere per calcoli matematici a più dimensioni o per investigare la sintesi proteica. Insomma, si potrebbe arrivare a creare un mondo senziente in grado di rilevare a livello percettivo ciò che l’uomo non riesce a vedere e prevedere perché il suo grado di evoluzione non è ancora sufficiente. Molti mi dicono che farei meglio a non parlare di queste cose, perché potrebbero prendermi per pazzo. Ma io ci credo, e sono convinto che accadrà davvero.

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