Un nuovo studio associa l’esposizione all’inquinamento atmosferico nei primi anni di vita ad un maggiore rischio di declino delle capacità cognitive in età adulta.
di Lisa Ovi
Per la prima volta nella storia, lo scorso dicembre, un medico legale britannico riconobbe ufficialmente l’inquinamento tra le cause di decesso di una bambina di 9 anni. La sentenza arrivò dopo anni di battaglie legali della madre, decisa a non accettare la semplicistica attribuzione del decesso della figlia ad un’insufficienza respiratoria acuta da asma.
Il caso di Ella Kissi-Debrah non è certamente isolato. Lo studio dei danni provocati alla salute dall’inquinamento sta prendendo una posizione di sempre maggiore rilievo soprattutto in un’Europa che punta sempre più alla decarbonizzazione, e non solo per combattere contro i cambiamenti climatici. Secondo un rapporto della Commissione Europea per l’Ambiente, infatti, l’inquinamento causerebbe il 13% dei decessi prematuri in Europa.
Non è un caso che proprio un anno fa l’Europa lanciava lo European Human Exposome Network la più grande rete mondiale di progetti volti a studiare l’impatto dei fattori ambientali sulla salute umana. Il concetto di esposoma venne definito per la prima volta nel 2005, con l’intenzione di rappresentare una mappa degli effetti interattivi sulla nostra salute non solo di fattori ambientali quali sostanze chimiche presenti nell’aria, nell’acqua e nel cibo, ma anche di fattori sociali e personali come la risposta individuale del nostro corpo all’ambiente.
Una delle chiavi di studio dell’esposoma è l’analisi dell’impatto dei fattori ambientali durante il corso della vita intera di un soggetto, a partire dal concepimento e dalla gravidanza, fino all’invecchiamento. Ora, la recente pubblicazione di uno studio condotto dalla University of Edinburgh va ad arricchire il quadro proponendo un’analisi dell’impatto di un’infanzia vissuta in un ambiente inquinato sulle capacità cognitive in età adulta.
Pubblicato da Journal of Alzheimer’s Disease, lo studio ha testato l’intelligenza generale di oltre 500 persone dell’età media di 70 anni utilizzando un test completato dai soggetti all’età di 11 anni e poi ripetuto a 76 e 79 anni. Un registro dei luoghi di residenza dei soggetti nel corso degli anni ha permesso di stimare i livelli di inquinamento a cui ciascuno era stato esposto.
I ricercatori hanno quindi utilizzato dei modelli statistici per estrapolare la relazione tra l’esposizione di una persona all’inquinamento atmosferico e l’evoluzione delle sue capacità cognitive, prendendo in considerazione anche fattori quali stile di vita, status socio-economico e fumo.
Lo studio evidenzia una chiara relazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante l’infanzia ed una ridotta capacità cognitiva tra gli 11 e i 70 anni. È importante ricordare che l’avvio di un regolare monitoraggio dei livelli di inquinamento atmosferico risale solo agli anni ’90. non è quindi possibile esplorare l’impatto dell’esposizione precoce all’inquinamento atmosferico sulle capacità di pensiero in età avanzata a causa della mancanza di dati sui livelli di inquinamento negli anni precedenti.
I ricercatori, diretti dal Dr Tom Russ, direttore dell’Alzheimer Scotland Dementia Research Centre presso la University of Edinburgh, hanno potuto condurre la ricerca grazie alla collaborazione con il Lothian Birth Cohort 1936, un gruppo di individui nati nel 1936 che parteciparono allo Scottish Mental Survey del 1947.
(lo)