Restano da trovare le prove concrete della correlazione fra lo scioglimento dei ghiacci e l’inasprirsi delle condizioni climatiche.
di James Temple
È risaputo che il rapido riscaldamento dell’Artico sta portando allo scioglimento del ghiaccio nel mare, del permafrost, e accelerando l’aumento del livello dei mari. Secondo un crescente gruppo di ricercatori, però, a questi effetti si aggiungerebbero le rapide e devastanti ondate di freddo come quella che sta investendo la costa orientale degli Stati Uniti.
Come funziona: Un certo numero di scienziati ambientali, fra cui Jennifer Francis di Rutgers, ritengono che l’innalzamento delle temperature e la diminuzione del ghiaccio nel Mar Glaciale Artico possano creare correnti più articolate che, a loro volta, permetterebbero a cicli di aria fredda prolungati, che solitamente restavano intrappolati nel vortice polare sopra il Polo Nord, di estendersi fino a toccare le latitudini medie e creare perturbazioni fredde e tempeste di neve più persistenti.
Eppure: La scienza dietro questo fenomeno non è ancora consolidata. Aumentano le prove del cambiamento nelle correnti d’aria e del profondo legame con il cambiamento delle condizioni nell’Artico.
Ciononostante, nel tardo 2016 Kevin Trenberth, uno scienziato ambientale del National Center for Atmospheric Research, sottolineava per il Washington Post: “Il problema con la maggior parte, se non la totalità degli studi condotti sulle correnti artiche sono privi delle prove fisiche di un rapporto causa-effetto”.
(MO)