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    La rivoluzione del LNG, seconda parte

    Come il petrolio, ora anche il Gas Naturale Liquefatto influenza gli equilibri regionali.

    di Luca Longo

    I primi investimenti nelle tecnologie per il Gas Naturale Liquefatto (LNG) risalgono agli anni ’70, ma solo negli ultimi anni è stato innescato un vero e proprio processo di globalizzazione del mercato del gas grazie alla possibilità di trasporto via mare a prezzi accessibili. In Asia, i grandi paesi consumatori (Giappone e Corea) hanno investito pesantemente e sono stati precursori nello sviluppo di nuove tecnologie creando una rete per il proprio rifornimento a partire dai paesi produttori in Indonesia ed in Malesia.

    Il LNG offre evidenti vantaggi tecnici in termini di sicurezza e flessibilità di trasporto che si traducono in vantaggi geopolitici: il mercato del gas non è più legato alla continuità ed al funzionamento di condotte fisse, che spesso attraversano regioni ad alta instabilità politica. Inoltre, i costi per il trasporto si fanno relativamente più convenienti con la distanza invece di crescere velocemente con la lunghezza del percorso necessario, offrendo molto più vaste possibilità di commercializzazione per i Paesi produttori e di approvvigionamento per i Paesi consumatori.

    La tecnologia della liquefazione del gas naturale permette di ridurre il volume specifico del gas di circa 600 volte rispetto alle condizioni standard, consentendo di ottenere costi competitivi per lo stoccaggio ed il trasporto di notevoli quantità di energia in spazi considerevolmente ridotti. Il trasporto del GNL a grande distanza dal luogo di produzione avviene via mare per mezzo di navi metaniere, in cui il GNL rimane in fase liquida a pressione atmosferica e a temperature criogeniche (al di sotto dei -160 °C).

    La flessibilità offerta dal trasporto via nave permette di innescare un arbitraggio commerciale analogo a quello già esistente per il petrolio: permette, infatti, di raggiungere aree remote e di cogliere repentine variazioni di prezzo tra i diversi mercati.

    Negli ultimi anni la produzione di LNG è cresciuta esponenzialmente, passando da circa 50 mtpa (milioni di tonnellate all’anno) del 1990 a oltre 236 mtpa nel 2013 e la richiesta continua ad aumentare. In Asia, in particolare, la domanda è cresciuta fortemente dal 2011 a causa dell’arresto di molte centrali nucleari in Giappone e nei Paesi vicini in seguito all’incidente di Fukushima. Ora il mercato del LNG rappresenta il 30% del commercio e circa il 10% della domanda mondiale di gas. Nel 2014 i Paesi esportatori dotati delle tecnologie necessarie sono saliti a 19 e riforniscono 30 Paesi importatori.  I principali trend sono in crescita e tutte le previsioni sul mercato dell’energia sono concordi nel ritenere che il LNG continuerà a giocare un ruolo di rilievo nel soddisfare il bisogno energetico mondiale. 

    I primi cinque Paesi importatori sono tutti asiatici: nel 2014 Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Cina ed india hanno assorbito, da soli, il 72% del commercio mondiale. Per tutti, in particolare Cina ed India, si prevede un ulteriore aumento della domanda. Negli Stati Uniti la rivoluzione dello shale gas ha rilanciato la produzione interna ed ha fatto crollare le importazioni di LNG dal 5.8% del 2009 al 0.7% del 2014, ma ci sono già segnali di una nuova inversione di tendenza. In Europa, invece, nello stesso intervallo di tempo le importazioni si sono dimezzate scendendo al 13.6%. Qui le cause vanno individuate in parte negli investimenti sulle centrali elettriche a carbone, ma soprattutto nella contrazione della produzione complessiva provocata dalla perdurante crisi economica che affligge il continente.

    I maggiori paesi produttori di Gas che si sono dotati di tecnologie LNG sono, nell’ordine: Qatar, Malesia, Australia, Nigeria, Indonesia, Trinidad e Tobago, Algeria, Russia e Oman. Alcuni esportatori storici di gas, come Algeria e Indonesia, stanno affrontando negli ultimi anni numerosi problemi produttivi causati dall’esaurimento dei giacimenti ed dall’incremento della domanda interna, ma Stati Uniti, Mozambico, Tanzania e Canada hanno ambiziosi piani di sviluppo con l’obiettivo di diventare esportatori di LNG. In Australia ora si registra il maggior numero di impianti LNG in costruzione mentre la Russia – che si stima possieda un quarto delle riserve mondiali di gas naturale – sta preparandosi a diventare un protagonista in questo settore moltiplicando in modo massiccio le proprie esportazioni di LNG in tutto il bacino euroasiatico.

    (MO)

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