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    La guerra dell’informazione ha nel mirino gli elettori neri

    Le comunità nere sono state inondate da tattiche ingannevoli volte a deprimere l’affluenza alle urne di questa parte dell’elettorato.

    di Tate Ryan Mosley

    Ad agosto, circa 12.000 telefoni cellulari con prefisso di Detroit 313 hanno ricevuto messaggi registrati da una certa “Tamika Taylor”, in cui la donna sosteneva di star chiamando a nome diProject 1599, un’organizzazione per i diritti civili, per avvertire che il voto per posta avrebbe permesso di raccogliere informazioni personali delle persone e inserirle in un database governativo. Il suo tono e il suo linguaggio hanno portato gli ascoltatori a credere che fosse una nera. Agli ascoltatori, a loro volta in gran parte neri, ha specificato che il database sarebbe stato utilizzato per riattivare i mandati di polizia in sospeso, riscuotere i debiti della carta di credito e rintracciare le persone prima di somministrare un vaccino obbligatorio. 

    Ma Tamika Taylor non era reale e anche gli avvertimenti erano falsi. Facevano parte di una campagna per impedire il voto nero nelle contee oscillanti in cinque stati della Rust Belt. All’inizio di questo mese, il procuratore generale del Michigan ha sporto denuncia contro i fondatori del Progetto 1599, i noti attivisti politici di destra Jack Burkman e Jacob Wohl, per ostacolare il diritto di voto in violazione del Voting Rights Act del 1965. I due si sono dichiarati non colpevoli. 

    Gli elettori neri nel Midwest, in particolare negli stati della Rust Belt come Wisconsin, Minnesota e Michigan, sono cruciali per il risultato delle elezioni del 2020. E queste comunità vengono deliberatamente prese di mira con messaggi che vogliono creare confusione, intimidazione e disinformazione, il tutto inteso a dissuadere dal votare. 

    I neri americani sono in genere molto impegnati politicamente e formano un blocco di voto che tende a sinistra, ma l’affluenza alle urne in questa popolazione è stata limitata nel 2016, mettendo in discussione le precedenti roccaforti democratiche come il Minnesota. Oggi, come nel 2016, mentre una parte sta cercando di mobilitare il voto nero, l’altra sta cercando di ostacolarlo attraverso la guerra dell’informazione. Tale attività può essere illegale ai sensi del Voting Rights Act del 1965 e alcuni esperti hanno chiesto una nuova legge contro chi vuole impedire il voto degli elettori nell’era di Internet.

    La strategia della disinformazione paga

    La campagna associata ai robocall a Detroit ha fatto leva su preoccupazioni diffuse tra gli elettori neri nel Michigan e in tutto il paese. “Stavano solo dicendo cose ascoltate più volte per strada”, dice Rai Lanier, un organizzatore di Michigan Liberation, un gruppo di attivisti e comitati politici concentrato sulla riforma della giustizia penale nella grande area di Detroit.

    Per la maggior parte dell’anno, Lanier ha contattato le persone dei quartieri prevalentemente neri che sono state prese di mira dalle telefonate nelle contee di Wayne e Oakland, cercando di convincerle a presentarsi e votare. Dice che molti elettori sono rimasti colpiti dai messaggi telefonici perché hanno fatto leva sulle loro paure, soprattutto in un periodo in cui si sentono abbandonati dal governo. I neri americani, infatti, hanno 2,5 volte più probabilità dei bianchi di contrarre il covid-19 e il doppio delle probabilità di morire per questa malattia. 

    Come possono credere che il governo non imporrà un vaccino quando nella memoria collettiva dei neri è ben presente l’esperimento del Tuskegee Institute?’”, dice Lanier. Il Michigan è un campo di battaglia politico da diversi anni, ma Lanier afferma che il 2020 sarà un test decisivo. “Con la quantità di disinformazione circolante, le persone non sanno più a chi rivolgersi”, egli spiega.

    La parola d’ordine è:”deterrenza”

    Dall’altra parte del lago Michigan, anche il Wisconsin è un punto caldo. Nel 2016, l’ affluenza alle urne dei neri è scesa di quasi il 20 per cento rispetto alle precedenti elezioni, contribuendo a rendere Donald Trump il primo repubblicano a vincere lo stato dopo Ronald Reagan. Alla fine di settembre, un servizio del britannico Channel 4 News ha rivelato che un set di dati ottenuto da Cambridge Analytica aveva contrassegnato 3,5 milioni di neri americani negli stati del campo di battaglia come maturi per la “deterrenza”. 

    Il rapporto afferma che gli americani sono stati suddivisi in otto gruppi ai quali la campagna elettorale di Trump si sarebbe dovuta riferire in modo diverso tramite i social media. Oltre il 54 per cento di quelli contrassegnati con “deterrenza” erano persone che il database ha definito appartenenti a gruppi minoritari. Il 17 degli abitanti del Winsconsin contrassegnati con “deterrenza” erano neri, sebbene costituiscano solo il 5,4 per cento della popolazione dello stato. 

    Non è chiaro se la campagna abbia avuto successo nel dissuadere gli elettori neri in Wisconsin o altrove nel 2016, o se questo tipo di propaganda individuale si stia verificando nel 2020. Ma ciò che è chiaro è l’intenzione della campagna repubblicana in passato di eliminare strategicamente il voto nero.

    Leggi più rigorose sull’identità degli elettori e maggiori requisiti per il voto anticipato sono stati approvati dal governo statale controllato dai repubblicani prima del 2016, in quello che sostenevano fosse un tentativo di ridurre la frode degli elettori, ma che si trattava in realtà di una strategia per ridurre l’affluenza alle urne dei neri. Milwaukee, nel Wisconsin, è una delle città più importanti nella competizione elettorale del 2020 ed è quasi al 40 per cento nera. 

    Nelle primarie di questa primavera, molti residenti di Milwaukee affermano di non aver ricevuto le schede elettorali richieste per posta e una carenza di lavoratori ai seggi ha portato alla chiusura di tutti tranne cinque dei 180 seggi elettorali della città. E il tentativo sponsorizzato dai repubblicani di boicottare le liste elettorali, con un meccanismo pieno di errori inteso ad aggiornare un database di registrazione degli elettori, giace davanti alla corte suprema dello stato.

    La manipolazione della fiducia

    Lanier afferma che il suo strumento più efficace per contrastare questo tipo di manipolazione è la fiducia. Michigan Liberation e TakeAction Minnesota, entrambi parte della rete Win Black, fanno affidamento su strategie come visite di persona, videochiamate individuali e partnership con chiese locali e leader della comunità. Queste campagne di sensibilizzazione hanno avuto successo. 

    Kenza Hadj-Moussa, direttore degli affari pubblici di TakeAction Minnesota, afferma che i contatti personali nelle comunità minoritarie sono stati la chiave per reclutare elettori per la prima volta, la strategia vincente dietro l’elezione del membro del Congresso Ilhan Omar. 

    Ma sono state utilizzate tattiche online per infiltrarsi negli spazi digitali neri. Nel 2016, la Russian Internet Research Agency (IRA) ha utilizzato troll che si presentavano falsamente come utenti di Twitter neri e liberali per interagire con il “Twitter nero” tradizionale prima delle elezioni. Un recente studio dell’Università della Carolina del Nord ha scoperto che i tweet degli account IRA presentati da neri hanno ottenuto molto più coinvolgimento rispetto ai troll proposti da non neri. La scorsa settimana Twitter ha sospeso una serie di account Black Trump per aver violato le sue regole sullo spam e sulla manipolazione della piattaforma.

    Le donne nere, in particolare, sono spesso prese di mira in modo sproporzionato dalla disinformazione. La scorsa settimana, in un’audizione al Congresso, Nina Jankowicz, un’esperta di manipolazione dell’informazione presso il Wilson Center, ha condiviso un’analisi che il suo team ha eseguito durante il dibattito per la vicepresidenza del 7 ottobre. 

    Il monitoraggio del numero di messaggi sulle piattaforme Parler e 4Chan relativi a disinformazione o violenza a sfondo sessuale contro la senatrice Kamala Harris, la candidata democratica, hanno visto aumenti rispettivamente del 631 per cento e del 1.078 per cento. Questo tipo di abuso online, ha testimoniato Jankowicz, “ha lo scopo di influenzare la partecipazione delle donne e delle minoranze americane al processo democratico”.

    Le diverse impostazioni elettorali

    Entrambe le campagne Biden e Trump hanno implementato strategie di comunicazione specifiche per gli elettori neri. In particolare, la campagna Biden parla più spesso alle comunità nere e la campagna Trump tende a parlare agli elettori bianchi delle comunità nere. Forse il più grande focus pubblicitario del presidente Trump è stato su “legge e ordine”. Infatti, fino al primo settembre oltre il 60 per centodelle sue pubblicità riguardava il crimine. Sebbene Biden abbia a sua volta lanciato messaggi pubblicitari per condannare saccheggi e rivolte, la maggior parte dei suoi annunci nello stesso periodo di tempo era incentrata sulla crisi del coronavirus. 

    “Legge e ordine” è un riferimento diretto alle proteste che hanno attraversato gli Stati Uniti dopo l’omicidio di George Floyd da parte di un agente di polizia nel Minnesota il 25 maggio, la morte di Jacob Blake a Kenosha, nel Wisconsin, in agosto, e la successiva sparatoria in cui un 17enne bianco, Kyle Rittenhouse, ha ucciso dei manifestanti. Lanier afferma che i messaggi politici a sfondo razziale stanno avendo profonde ripercussioni tra i bianchi. Ci sono state molte chiamate agli elettori bianchi su come “devono essere pronti a fare ciò che serve per difendere le loro famiglie e difendere le loro comunità”, egli spiega.

    In Minnesota, l’estate delle proteste è stata utilizzata in modo simile per inviare messaggi prevalentemente ai bianchi. Hadj-Moussa afferma che per gli elettori neri “i problemi con la polizia e l’omicidio di George Floyd sono indipendenti da ciò che sta accadendo nel mondo elettorale”. Ma riconosce che il “nervosismo” è cresciuto in modo esponenziale.

    Uno sguardo al futuro

    Il Voting Rights Act protegge dalle tattiche di intimidazione, come i cittadini armati nei seggi elettorali, ma non dall’inganno degli elettori, uno degli strumenti più comuni online. Nel 2006, in qualità di senatore degli Stati Uniti, Barack Obama ha introdotto il Deceptive Practices and Voter Intimidation Prevention Act, ma non è riuscito a farlo diventare legge. La disinformazione degli elettori online è aumentata notevolmente nel periodo precedente le elezioni del 2016 ed è continuata, in gran parte a causa delle azioni del presidente Trump.

    Nel marzo 2019, la Camera ha approvato il “For the People Act”, che include molte delle protezioni originali di Obama contro la mistificazione, ma deve ancora essere approvato dal Senato. Lo scorso giugno, i senatori Amy Klobuchar e Ben Cardin hanno presentato un disegno di legge  autonomo, anch’esso ancora da approvare, chiamato Deceptive Practices and Voter Intimidation Prevenction Act del 2019. 

    “L’aggiornamento della legge federale rende i divieti esistenti più chiari, potenzialmente più ampi e fornirebbe ai pubblici ministeri federali il mandato per punire penalmente l’inganno degli elettori”, afferma Ian Vandewalker, consulente legale del Brennan Center for Justice della New York University. Attualmente, 15 stati hanno leggi che proteggono dalle frodi gli elettori.

    Lanier e Hadj-Moussa affermano entrambi che incoraggiare il voto anticipato per corrispondenza è la chiave per evitare probabili attacchi di disinformazione, intimidazione e repressione mirati agli elettori neri da ora fino alle elezioni. Gli attivisti restano vigili: appena prima del giorno delle elezioni di quattro anni fa, i cittadini delle comunità di immigrati somali nella periferia del Minnesota hanno ricevuto messaggi di testo contenenti disinformazione su come esprimere il loro voto. Ma con circa 3,3 milioni di voti già espressi in tutti e tre gli stati, sia Lanier che Hadj-Moussa sono fiduciosi nei numeri di affluenza dei neri. 

    Lanier dice che la sua fiducia deriva in parte dagli eventi di questa estate e dalle lezioni che hanno rafforzato la consapevolezza dell’essere neri in America.  La partecipazione politica dei neri avviene “non perché sia corretto farlo, ma perché la nostra sopravvivenza è sempre dipesa dallo stato di diritto”, egli conclude.

    Foto: Ms Tech / Getty / Pexels

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