Una dichiarazione del Ministro degli Esteri della Germania testimonia un approccio inverso al tema della mobilità sostenibile.
di Matteo Ovi
Il Ministro degli Esteri della Germania, Sigmar Gabriel, dice che “la Germania non deve escludere le automobili con motore a combustione interna come previsto dalla Gran Bretagna”.
Le sue parole sembrano voler sorvolare sullo scandalo Dieselgate che ha colpito duramente le case automobilistiche del paese e che, sulla base di uno studio pubblicato lunedì, avrebbe contribuito alla morte prematura di migliaia di abitanti ogni anno.
Lo studio è frutto della collaborazione fra l’Istituto Meteorologico della Norvegia, l’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), in Austria, e Dept. Space, Earth & Environment della Chalmers University of Technology, in Svezia.
Dagli anni ’90 il numero di vetture diesel in Europa è raddoppiato, raggiungendo quota 100 milioni, il doppio rispetto al parco di vetture diesel circolanti nel resto del mondo. Intorno a 425.000 morti premature sarebbero associate ogni anno all’inquinamento atmosferico in Europa, Norvegia e Svizzera.
Dato ancor più preoccupante, però, è il fatto che Italia, Germania e Francia siano in cima alla lista per il numero di decessi attribuito all’inquinamento provocato dalle particelle fini rilasciate precisamente dalle vetture diesel. Sarebbero 2.810, di cui 1.250 legate al surplus di emissioni rispetto a quanto certificato dalle case automobilistiche, le morti annue in Italia.
“Sono convinto che dovremo rifiutarci di porre fine al motore a combustione interna.. dovremo procedere gradualmente per rafforzare la mobilità elettrica, senza perdere di vista il potenziale del motore a combustione interna”, ha detto Gabriel in occasione di un evento industriale.
La dichiarazione di Gabriel, dunque, pare una provocazione estrema, la negazione di cause ed effetti che altri paesi quali Regno Unito, India e Cina promettono di isolare e rimuovere dall’equazione entro il 2040.
(MO)