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    La geoingegneria per ridurre la disuguaglianza economica globale

    Secondo alcuni scienziati, diffondere particelle riflettenti nell’atmosfera per invertire il riscaldamento globale, potrebbe portare sollievo alle zone più calde e più povere del pianeta.

    di James Temple

    Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Communications, l’utilizzo di tecniche di geoingegneria potrebbe accelerare la crescita economica nelle nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con il risultato di ridurre la disuguaglianza globale, almeno sul fronte di quanto ci possiamo aspettare se permettessimo al mondo di riscaldarsi. 

    I paesi poveri, nel complesso, sono già troppo caldi, con il risultato di ridurre i raccolti agricoli e la produttività del lavoro. In queste condizioni, un lieve grado di riscaldamento o una lieve riduzione nelle precipitazioni possono scatenare devastanti siccitàcarestieconflitti e altri disastri. 

    Eppure, dai modelli economici dei ricercatori del Georgia Institute of Technology e dell’Università della California, San Diego, hanno scoperto che anche il contrario potrebbe rivelarsi vero: condizioni un po ‘più fresche e più umide possono portare a vantaggi economici fuori misura in quelle regioni. Inoltre, i modelli climatici rilevano che la geoingegneria, se applicata uniformemente in tutto il mondo, raffredderebbe le regioni intorno all’equatore più dei poli, limitando leggermente le differenze climatiche tra le regioni. 

    Condurre un numero sufficiente di applicazioni di geoingegneria da mantenere stabili le temperature del pianeta in questo secolo, anche a fronte di uno scenario ad alte emissioni, ridurrebbe la disuguaglianza nel reddito globale del 25% circa. Ben diverse sarebbero le conseguenze sia per le nazioni povere che per quelle ricche, di un riscaldamento di 3,5 °C. Al contrario, ridurre le temperature globali di 3,5°C rispetto a quelle registrate nel 2010, ben oltre il singolo 1°C di riscaldamento registrato dall’inizio dell’era industriale, porterebbe ad una riduzione del divario di circa il 50%. 

    Secondo i ricercatori, si tratta di calcoli semplificati in risposta alle domande sulla geoingegneria. Non sono stati presi in considerazione fattori come l’innalzamento dei livelli del mare e possibili effetti ambientali collaterali, oltre a presupporre livelli di emissioni elevati e una diffusa pratica di tecniche di geoingegneria. Inoltre, anche nel caso di un miglioramento generale, non si può contare sul fatto che tutte le nazioni povere ne escano avvantaggiate.

    Foto: Aurélie Marrier d’Unienville / IFRC

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