Secondo un recente documento, la Corea del Nord ha intensificato i tentativi di utilizzare la criptovaluta come un modo per eludere le sanzioni internazionali.
di Mike Orcutt
Il rapporto di Recorded Future, un’azienda americana che analizza le minacce alla sicurezza informatica, illustra in dettaglio gli sforzi del regime di Kim Jong-un per utilizzare il crimine informatico e la criptovaluta per aggirare le sanzioni intese a frenare il programma di armi nucleari della nazione.
Le Nazioni Unite hanno recentemente stimato che la Corea del Nord ha sottratto fino a 2 miliardi di dollari usando “attacchi informatici diffusi e sempre più sofisticati” a istituzioni finanziarie e piattaforme di scambi di criptovaluta.
L’ONU e Recorded Future avevano riferito in precedenza che oltre a rubare la criptovaluta, il regime aveva anche iniziato a “estrarla”. Il nuovo rapporto aggiunge ulteriori dettagli su queste “estrazioni” e indica che la Corea del Nord sta espandendo questa particolare operazione.
A luglio del 2017, Recorded Future ha pubblicato uno dei primi rapporti che suggeriscono che il governo della Corea del Nord stava estraendo Bitcoin. Un anno dopo l’azienda notò che l’interesse da parte della Corea del Nord nei confronti delle criptovalute e l’utilizzo erano “esplosi”.
Oltre a portare a termine una serie di rapine di successo sulle piattaforme di scambi di criptovaluta sudcoreani, il regime aveva iniziato a estrarre una valuta chiamata Monero, focalizzata sulla privacy, la decentralizzazione e la scalabilità. A differenza di Bitcoin, il cui record di transazioni pubbliche rende possibile tenere traccia dei flussi di denaro, Monero utilizza la crittografia per nascondere le informazioni sulle transazioni alla vista pubblica e rendere il flusso di denaro molto difficile da tracciare. Gli autori del nuovo rapporto affermano che gli sforzi di estrazione di Monero da parte della Corea del Nord sembrano essere triplicati dal 2018.
Considerando questo sviluppo e gli hack di scambio di successo del paese e altri furti legati alle criptovalute, gli autori concludono che “le monete virtuali sono uno strumento prezioso per la Corea del Nord come fonte indipendente e liberamente regolata di generazione di entrate, ma anche come un mezzo per spostare e utilizzare fondi ottenuti illecitamente”.
(rp)