Dopo la campagna antirazzista lanciata qualche mese fa, il sito della maglia e della fiber art torna a schierarsi e stavolta lo fa contro ogni forma di endorsement del presidente Trump, che è stato bannato dal sito Ravelry, la piattaforma con otto milioni di iscritti in tutto il mondo.
di Tanya Basu
Lo scorso gennaio, una donna del New England ha ideato un nuovo berretto, per commemorare la costruzione del muro di frontiera statunitense progettato dal presidente Donald Trump. Il suo modello a maglia riportava la frase “Costruisci il muro”, su uno sfondo in mattoni. “Deplorable Knitter”, come si definisce sul suo sito, ha poi pubblicato il modello su Ravelry, il più grande sito su Internet che si occupa di maglieria, uncinetto, filatura e tessitura.
La risposta è stata al vetriolo. “Mi hanno attaccato tutti”, ella dice. Quando Trump ha annunciato che era in corsa per la rielezione lo scorso giugno, lei ha progettato un cappuccio con la scritta “Keep America Great” in sostegno di Trump 2020. “La situazione è esplosa”, spiega, descrivendo una lunga serie di minacce ed episodi di bullismo che l’hanno costretta a rimanere anonima. Il suo berretto ha suscitato discorsi d’odio e il 21 giugno Deplorable Knitter è stato bandito da Ravelry.
Ma non è stata la sola. Il 23 giugno, il sito ha vietato ogni forma di “supporto di Donald Trump e della sua amministrazione”. In una dichiarazione all’epoca, Ravelry ha dichiarato: “Uno spazio inclusivo non significa ospitare posizioni apertamente in favore della supremazia bianca. L’amministrazione Trump è innegabilmente schierata su questo fronte”.
Il divieto ha messo all’angolo Raverly e ha frammentato il mondo del lavoro a maglia in generale, con nuovi siti apertamente politici (e molti di destra) che spuntano per colmare il vuoto. Ma le divisioni in una delle comunità di nicchia di Internet non riguardano solo la politica e il lavoro a maglia.
È un assaggio di come persone altrimenti ignorate – in questo caso prevalentemente donne anziane – stanno usando piattaforme online per organizzarsi e far sentire la loro voce. La crisi di Ravelry mette in evidenza le domande a cui altre piattaforme, come Facebook e Twitter, hanno risposto in punta di piedi: cosa si intende per discorso di odio e come dovrebbe funzionare la censura online?
Un decennio di condivisione dei modelli
Ravelry vanta circa 8,5 milioni di utenti registrati. Mezzo milione di questi sono considerati attivi e ci sono 40.000 sottogruppi. Il sito è decisamente incolore: la sua struttura a schede, il carattere e la formattazione a blocchi richiamano il periodo in cui su Internet regnavano le chat room. Non ha aggiornato il suo design da quando è stato lanciato nel 2007.
Il sito inizialmente era una piattaforma per condividere lavori a maglia e a uncinetto, scambiando consigli e modelli per la vendita. Presto si sono formati gruppi attorno ad altri interessi comuni. Alcuni erano banali, altri si sono concentrati su alcuni aspetti come l’appartenenza alla stessa regione o la condivisione di di un programma TV cult. I gruppi più volatili e attivi, tuttavia, erano politici.
Per alcuni, la politicizzazione dei gruppi di lavoro a maglia è iniziata sul serio con la “Marcia delle donne” nel 2017. Migliaia di donne hanno lavorato a maglia cappelli che ricordavano l’organo genitale femminile per protestare contro la frase di Trump: “prendile per il ventre”. Quasi 5.000 “knitters” erano presenti alla marcia nel gruppo di Ravelry.
Tre anni dopo, la maggioranza è rimasta attiva, afferma Sandra Markus, docente del Fashion Institute of Technology. Insieme a Ioana Literat, docente del Columbia University Teachers College, l’anno scorso ha pubblicato un articolo in cui si raccontava il “craftivismo” online e come la politica sia cresciuta con esso.
“Il progetto del cappello a forma di genitale femminile è emerso in sei settimane dal Ringraziamento a Capodanno, ed è stato portato avanti tutto online”, afferma Markus. Gran parte dell’organizzazione dietro le quinte della Marcia delle donne e dei “cappelli da fica” si sono svolti negli spazi non moderati di Ravelry, dove non veniva esercitato alcun controllo.
A differenza dei gruppi di Facebook, che sono controllati, i gruppi di Ravelry (erano soliti) far entrare chiunque. Ciò ha significato che il dialogo “diventa conflittuale molto più velocemente”, afferma Markus.
Ma con il divieto di contenuti correlati a Trump, molte di quelle voci si sono spostate altrove. Negli otto mesi successivi al divieto, è sorto un gran numero di imitatori di Ravelry, con inclinazioni politiche di destra. Deplorable Knitter ha lanciato un suo sito, sottotitolato “Le avventure di una magliaia politicamente scorretta”, sul quale si è guadagnata un seguito importante ed attualmente ospita un lavoro comune di un cappello e cappuccio decorato con “Donne per Trump”.
Un altro progetto indipendente è Fiberkind, con un seguito di 18.000 utenti, che ricorda da vicino Ravelry. Un altro ancora è Freedom Knits, un sito che sostiene Trump e su cui, come ricorda l’home page, “la libertà artistica è rispettata”.
La crescente politicizzazione del mondo dei lavori a maglia online è arrivata come parte di un cambiamento demografico. Al di là dei pregiudizi sulle donne anziane, l’universo in rete si sta rapidamente diversificando. I millennial si stanno ora iscrivendo a Ravelry e ai siti affini.
E non si tratta più solo dei modelli a maglia: siti come Ravelry offrono uno “spazio sicuro” per discutere di politica.
Deplorable Knitter e Medora Van Denburgh, che guida un gruppo di 239 membri dedicato a Bernie Sanders su Ravelry, hanno entrambe affermato di vivere in regioni che in genere hanno un governo locale opposto alle loro convinzioni politiche, e Ravelry ha permesso loro di sentirsi meno sole.
Altri gruppi di nicchia che Literat ha studiato, come i giocatori di Fortnite e i siti di fan fiction, hanno creato sottogruppi attivi attorno ad argomenti politici allo stesso modo. In genere, le persone si sentono al sicuro impegnandosi prima nell’interesse principale (nel caso di Ravelry, lavorare a maglia o lavorare all’uncinetto), ma con il passare del tempo approfondiscono sempre più argomenti di tipo politico.
Le comunità online che sono iperspecifiche per determinati hobby aiutano anche a favorire il dialogo al di là della divisione politica; un fattore chiave in un ambiente politico polarizzato in cui le persone trascorrono gran parte del loro tempo in bolle ideologiche, afferma Literat. “Si riscontra uno spettro molto più ampio di opinioni in questi spazi”, continua la docente della Columbia University. “Si incontrano persone che sono già politicamente impegnate con altre che non si trovano in questi siti, almeno all’inizio, per parlare di politica”.
Censura vs libertà di parola
L’equazione di Ravelry del sostegno di Trump alle posizioni suprematiste è una mossa controversa, anche per i sostenitori del divieto (Ravelry ha rifiutato di commentare questa storia). Pam Mauser, fondatrice di Freedom Knits, afferma di aver fondato il sito in risposta alla presa di posizione di Ravelry. “Ho lavorato a maglia un cappello Trump 2020 e lo hanno rimosso senza preavviso”, afferma Mauser, nativa dell’Indiana. “Mi hanno appena inviato un messaggio che non è più accettabile. Ma invece sono accettabili frasi come “F… Trump? E’ un pregiudizio politico”.
Mauser afferma che il suo sito accoglie liberali e conservatori. “Se vuoi pubblicare post su Obama, va benissimo”, ella spiega. “Non faccio politica. Non censuro le persone che non credono a quello in cui credo”. Dall’altra parte della barricata, Van Denburgh afferma a sua volta che il divieto del supporto a Trump non l’ha convinta del tutto. “Sono stata in conflitto tra il principio della libertà di parola e l’idea che Ravelry avesse fatto la cosa giusta nel mettere in atto il divieto”, ella dice.
La disputa illumina sul futuro dell’organizzazione politica: comunità online di nicchia su posizioni estreme, costruite attorno a un hobby o un interesse di natura non politica. Per Literat, il divieto di Ravelry rappresenta una cartina di tornasole del futuro della censura sui siti di nicchia e apre alla domanda se è meglio forgiare una singola comunità politicamente omogenea o creare una serie di nicchie.
Per Amy Singer, la fondatrice di Knitty, un altro sito di lavori a maglia, le donne stanno scoprendo un nuovo modo per diventare politicizzate online. “L’unica cosa che l’artigianato ha sempre fatto è portare conforto”, afferma Singer. “Ci offre un modo per esprimere ciò che ci turba e sperare in un cambiamento. Il lavoro a maglia non è solo un rifugio delle nonne e non abbiamo più paura a dirlo ad alta voce”.
Immagine: John Cameron, Unsplash
(rp)