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    La California alle prese con il cambiamento climatico

    Le sfide da affrontare per le mutate condizioni ambientali sono gravi e crescenti e molte persone pensano di andare via dal paese, ma la California è attrezzata più di molti altri paesi per reagire di fronte alle difficoltà.

    di James Temple

    Circa un anno dopo essermi laureato al college, ho caricato i miei averi in un furgone a noleggio condiviso con un vicino sconosciuto e ho lasciato il mio stato di origine dell’Ohio. Abbiamo imboccato la I-70 West, diretti a San Francisco. A quel tempo, ero meno attratto dalla California che determinato a scappare da uno stato troppo conservatore e religioso per i miei gusti. Per non parlare dei suoi lunghi inverni.

    Ma presto le cose sono cambiate. Più esploravo la costa della California, percorrevo i sentieri della Sierra, fissavo le pareti di granito di Yosemite e incontravo altri che si erano spostati in questo paese, più sviluppavo quello che io chiamo scherzosamente un atteggiamento da “zelo del convertito” nei confronti dello stato. Oggi, più di due decenni dopo che sono arrivato qui con quel furgone a noleggio, questa fedeltà si manifesta sotto forma di un atteggiamento difensivo istintivo quando altri criticano la California.

    E’ stato quindi straziante vedere il mio stato di adozione fronteggiare alcune delle stagioni degli incendi più letali e devastanti della sua storia. Ed è stato esasperante vedere i commentatori parlare delle tragedie, o dei blackout elettrici pianificati progettati per prevenirli, e sentir dire che scateneranno un esodo di massa.

    Questa versione semplificata della situazione produce titoli al limite del ridicolo come La scienza dice che la California sta diventando invivibile e La California è uno stato fallito o Si stanno trasferendo tutti in Arizona. Ma ammetto che la mia reazione a questi “colpi bassi” non è stata così immediata quando sono iniziati i blackout e gli incendi nel corso dell’anno.

    Il mese scorso, il principale operatore di rete dello stato ha ordinato una serie continua di blackout, le prime interruzioni non pianificate della California in quasi due decenni, mentre milioni di condizionatori d’aria si sforzavano di tenere il passo con le ondate di caldo torrido. Quella stessa settimana, centinaia di piccoli fuochi provocati da fulmini si sono trasformati in incendi che presto hanno distrutto più di un milione di acri, hanno costretto più di 100.000 residenti a lasciare le loro case e hanno riempito il cielo della California con livelli pericolosamente alti di particolato. Finora, gli incendi hanno distrutto migliaia di proprietà e ucciso otto persone.

    Nel 2020 è successo anche molto altro. I vantaggi di vivere in una delle zone più costose del mondo non sono così chiari quando non puoi goderti i suoi servizi; quando la sua fitta collezione di ristoranti, bar, musei e sale da concerto è vuota; quando sei costretto a comunicare con gli amici tramite Zoom, sia che tu sia in fondo all’isolato o a tre fusi orari di distanza.

    Quest’anno, essere intrappolati in casa dal fumo sembrava un sacrificio più grande. A causa della pandemia, non potevo già sfuggire al mio minuscolo appartamento a Berkeley per andare in un ufficio, un bar o una palestra. Poi, a causa degli incendi, non potevo nemmeno uscire all’aperto. Nelle ultime settimane, mi sono affidato alle letture della qualità dell’aria per stabilire quando portare a spasso il mio cane e se potevo avventurarmi fuori a correre.

    Essere bloccato in casa è una piccola cosa quando tanti altri hanno perso la casa, i propri cari o la vita negli ultimi anni, ma provoca un senso di stanchezza deprimente in un anno che è già stato così impegnativo per tanti aspetti. Inoltre, amplifica i rischi di incendio che la maggior parte dei californiani, compresi quelli nelle mie vicinanze, stanno vivendo oggi. L’accelerazione del cambiamento climatico, lo sviluppo lungo i confini della natura selvaggia e le rigide pratiche di gestione delle foreste hanno aumentato i pericoli d’incendi nello stato e in gran parte degli stati uniti occidentali.

    L’Half Dome nel Parco Nazioanel di Yosemite. James Temple

    Il dubbio è: rimanere o andare via

    Così mi sono ritrovato a domandarmi se la situazione è sostenibile e se le aziende possono restare qui. Ma subito mi sono detto: dove dovrei andare? Quale posto sembra più sicuro? Anche il Colorado è in fiamme. Un uragano ha appena colpito le coste del Texas e della Louisiana, seguito da un’ondata di caldo. Alcuni familiari mi hanno offerto posti in cui vivere in stati conservatori dove avrei paura di entrare nei negozi di alimentari pieni di persone che si rifiutano con orgoglio di indossare mascherine. La maggior parte del resto del mondo non accoglie con entusiasmo gli americani visti i nostri livelli di diffusione del covid.

    Inoltre, di quale stato mi fiderei di più per combattere i problemi che il cambiamento climatico causerà o intensificherà sempre più in tutto il mondo? Si prenda ad esempio il modo in cui la California ha risposto alla pandemia di covid. Per quanto la vita fosse spaventosa all’inizio di marzo, quando sono stati segnalati i primi casi negli Stati Uniti, sono stato confortato e a volte persino orgoglioso di vedere i leader statali e locali compiere passi rapidi e decisivi. Seguendo il consiglio degli esperti di sanità pubblica, hanno rapidamente chiuso le attività, emanato ordini di rifugi in loco e sviluppato capacità di test e di rintracciamento dei contatti.

    Ci sono stati sicuramente degli errori. Alcune aree e attività commerciali hanno riaperto troppo presto; altre sono stati mantenute chiuse troppo a lungo. Ma qui c’è almeno una convinzione fondamentale che la competenza sia importante, che dovremmo basare le decisioni su dati e scienza e che una politica pubblica informata possa risolvere i problemi. Aiuta anche ad avere una maggioranza democratica che può di tanto in tanto approvare leggi sostanziali, come evidenziato dalla serie di regolamenti sul clima che spingono lo stato verso un mix sempre più pulito di fonti energetiche.

    Banner Peak, la seconda vetta più alta della catena Ritter della Sierra Nevada. James Temple

    Siamo solo all’inizio della sfida

    I commentatori di destra criticano la California in ogni occasione, in genere non a causa dei suoi fallimenti, ma a causa dei suoi successi. La California è un brillante, fulgido esempio di come si possa favorire la crescita economica, anche in uno stato con tasse relativamente alte e valori progressisti: un attacco imperdonabile alle visioni del mondo conservatrici.

    La critica più giusta alla Bay Area ha a che fare con gli insostenibili costi delle sue case. È un problema molto reale e serio, ma che in realtà sottolinea la capacità di richiamo dello Stato. E’ vero che alcune persone e alcune aziende se ne vanno. E’ vero anche che si stanno trasferendo ora più del solito, date le tensioni legate alla pandemia e alla diffusione dello smart working. Ma le università di livello mondiale della regione, la qualità delle aziende tecnologiche, la straordinaria bellezza naturale, la politica progressista e la diversità demografica hanno attirato per decenni menti brillanti e impegnate da tutto il mondo. E questo non cambierà.

    La pandemia prima o poi finirà. Niente ha offuscato il fascino fondamentale della vita urbana, nonostante quello che viene sostenuto in alcuni necrologi prematuri per le grandi città della nazione. Non sottovaluterò la profondità e la complessità delle sfide della California. Come ho già avuto modo di scrivere, ridurre in modo significativo i pericoli di incendio richiede cambiamenti radicali nelle politiche e nelle pratiche. 

    Fare tutto senza i blackout implicherà la revisione degli antiquati sistemi di distribuzione e trasmissione dell’energia elettrica da parte dello stato, che potrebbe richiedere anni e costare miliardi. Inoltre, per risolvere la maggior parte dei suoi crescenti problemi, lo stato deve finalmente affrontare la sua fondamentale incapacità di approvare la costruzione di nuove abitazioni e infrastrutture in tempi ragionevoli

    Ma ho fiducia che i leader professionali e gli esperti di tecnologie dello stato si impegnino in prima persona anche in vista delle sfide che ci troveremo ad affrontare con i cambiamenti climatici.

    Alcune aree diventeranno davvero invivibili negli anni a venire, con l’innalzamento delle temperature e del livello del mare. Ma per coloro che pensano che le persone dovrebbero muoversi ai primi segni delle difficoltà causate dal riscaldamento globale, ho cattive notizie. Questo è solo l’inizio e molto probabilmente il cambiamento climatico sta arrivando anche nella vostra città.

    Foto: James Temple

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