50 procuratori generali di Stati e distretti statunitensi stanno analizzando le iniziative pubblicitarie e di ricerca di Google per valutare se il colosso della tecnologia abbia abusato del suo dominio per soffocare la concorrenza.
di Martin Giles
L’indagine, che potrebbe in seguito prendere in considerazione altri aspetti dell’attività dell’azienda, sarà guidata dal repubblicano Ken Paxton, procuratore generale del Texas.
Anche altri colossi della tecnologia sono sotto l’occhio attento della magistratura: la scorsa settimana è partita un’indagine antitrust su Facebook, che sarà condotta dal procuratore generale di New York.
Le iniziative delle procure sottolineano la natura bipartisan delle preoccupazioni circa l’influenza che le Big Tech esercitano su vaste aree dell’economia, e in particolare sul settore informativo.
L’inchiesta si somma a quella già in atto a livello federale per mettere i grandi gruppi tecnologici sotto il microscopio dell’antitrust. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) sta ponendo un’attenzione particolare sul “GAFA”: Google, Amazon, Facebook e Apple.
Le indagini si concentreranno presumibilmente sui vari presunti abusi antitrust, da Google che favorisce i propri servizi rispetto a quelli dei rivali nei suoi risultati di ricerca a Facebook e Amazon che mettono i bastoni fra le ruote ai potenziali rivali prima che possano costituire una minaccia per il loro dominio.
E’ inutile, però, aspettarsi risultati rapidi: i conflitti legali potrebbero durare anni e tutte le aziende dispiegheranno eserciti di avvocati e lobbisti per allungare i tempi.
Se si scoprisse che le aziende tecnologiche hanno violato le regole antitrust, le sanzioni potrebbero variare da multe a ordinanze giudiziarie che le costringono a cedere interi rami d’affari.
Negli anni 1990, in una storica vertenza antitrust promossa dal DoJ contro Microsoft, l’azienda è riuscita alla fine a evitare “lo spezzatino”. Tuttavia, la battaglia legale ha reso l’azienda molto più cauta e ciò ha permesso alle startup in aree emergenti come la ricerca online di prosperare.
Ironia della sorte, Google è stata una di quelle giovani aziende che hanno avuto la possibilità di emergere. Ora si trova dalla parte opposta della barriera.
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