Con l’aumentare dei pericoli climatici, i ricercatori stanno testando nuove soluzioni per mettere chiarezza nelle incertezze delle condizioni meteorologiche.
di Karen Hao
Date un’occhiata a questa mappa del National Hurricane Center (NHC): Senza alcuna istruzione su come interpretarla, cosa sareste in grado di comprendere?
Si direbbe che l’uragano andrà crescendo fino a diventare un mostro che ingoierà tutto il territorio compreso fra Washington, Toronto e Boston; una lettura tutt’altro che corretta. In realtà, la mappa mostra una serie di percorsi possibili che la tempesta (in questo caso, la Supertempesta Sandy del 2012) potrebbe seguire nell’arco dei cinque giorni successivi. La regione colorata di azzurro rappresenta le proiezioni per i 3 giorni successivi, mentre quella puntinata rappresenta le proiezioni per il quarto e quinto giorno; i cerchi neri all’interno di queste regioni, infine, indicano il percorso più probabile dell’occhio del ciclone. Le lettere al loro interno indicano una tempesta tropicale (S) o un uragano (H).
Queste informazioni, combinate, costituiscono il “cono di incertezza” e rappresentano un livello di confidenza del 67% sulla previsione della direzione che la tempesta seguirà nei giorni a seguire. In altre parole, vi è una probabilità di appena 2 su 3 che questa previsione si riveli efficace.
Non tutti hanno dispongono delle istruzioni necessarie per leggere mappe simili, una situazione che può rivelarsi problematica quando si tratta di decidere se evacuare una regione o meno. L’incertezza è un elemento persistente nel business delle previsioni meteorologiche. Progressi nei sistemi di previsione meteorologica ci hanno permesso di incrementare la precisione dei modelli e ridurre il livello di incertezza, con la conseguenza che i meteorologi hanno potuto prevedere l’insolito percorso e l’intensificarsi dell’uragano Sandy con otto giorni di anticipo. Nonostante questi progressi, i meteorologi continuano a produrre visualizzazioni difficili da interpretare.
Fraintendimenti comuni
Negli ultimi anni sono stati fatti diversi tentativi per cercare di creare alternative più comprensibili.
Sono cinque le principali cause di fraintendimento del “cono di incertezza”, secondo Alberto Cairo, un esperto di visualizzazione che assieme ai colleghi dell’Università di Miami sta conducendo alcune ricerche per migliorare le mappe degli uragani.
Per prima cosa, le persone ritengono che il cono delinei la regione a rischio e che i suoi confini indichino la dimensione della tempesta; difficilmente, quindi, sono consapevoli del fatto che il cono rappresenti un intervallo di confidenza – un dettaglio racchiuso all’interno dei documenti della mappa, piuttosto che sulla mappa stessa. Le persone credono spesso che la regione bianca e quella puntinata significhino qualcosa di più della semplice scansione temporale della previsione. Alcuni, ad esempio, credono che i puntini indichino l’area che verrà colpita dalle precipitazioni maggiori.
Le persone, peraltro, non comprendono la differenza fra avvertimenti e allerte, ovvero la differenza di gravità fra le due segnalazioni. Per finire, le persone non conoscono il significato delle lettere rappresentate all’interno dei cerchi, perché la mappa non contiene alcuna spiegazione dei dati raffigurati al suo interno.
Secondo Cairo alcuni di questi errori possono essere risolti facilmente, aggiungendo etichette più chiare e legende o implementando grafiche fedeli agli standard di visualizzazione più diffusi. Altri fraintendimenti, però, presentano difficoltà maggiori da superare. Gli esseri umani tendono a interpretare i grafici letteralmente, piuttosto che come raffigurazioni di idee astratte. Cairo, che sta scrivendo un libro sulla visualizzazione con un intero capitolo dedicato al tema dell’incertezza, ritiene che questa sfida compaia regolarmente nella scienza delle comunicazioni, oltre che nelle mappe degli uragani.
Informazioni fondamentali
Negli anni, diversi ricercatori ed organizzazioni media hanno testato soluzioni per visualizzare il percorso potenziale degli uragani. Uno dei metodi oggi più diffusi consiste nel visualizzare ciascun percorso possibile con una linea distinta, in quello che è conosciuto come “spaghetti graph”.
Ecco un esempio di come il Washington Post ha implementato questa tecnica per l’Uragano Irma, con i percorsi più improbabili raffigurati in maniera meno accentuata.
Ecco un’altra implementazione del New York Times.
A detta di Cairo, lo spaghetti graph sarebbe uno dei modelli più promettenti. “Cercheremo di testare quante più alternative possibili per vedere quale fra queste, o quale combinazione di queste funzioni meglio”, spiega. La soluzione potrebbe persino essere quella di escludere la visualizzazione grafica della traiettoria dell’uragano, nel caso in cui la ricerca dovesse rivelare che le persone non hanno bisogno di questi dati per prendere una decisione”.
“Perché l’obiettivo è proprio quello”, spiega. “Dare alle persone le informazioni di cui hanno bisogno per prendere la decisione giusta e proteggere sé stessi e le loro famiglie”.
Immagine: NASA/NOAA GOES PROJECT
(MO)