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    In una città tedesca l’immunità da covid-19 è al 14 per cento

    Gli esami del sangue su chi è stato contagiato mostrano che la pandemia deve ancora fare molto strada prima di esaurirsi.

    di Antonio Regalado

    Quante persone sono state realmente contagiate dal coronavirus? In una città tedesca c’è una prima risposta a questa domanda: circa il 14 per cento. Il comune di Gangelt, vicino al confine con i Paesi Bassi, è stato duramente colpito dal Covid-19 dopo che una festa di carnevale, a febbraio, ha attirato migliaia di persone nella città, trasformandola in una fortuita capsula di Petri.

    Ora, dopo aver analizzato il sangue di 500 residenti alla ricerca di anticorpi contro il virus, gli scienziati di un’università vicina affermano di aver determinato che uno su sette è stato contagiato e quindi “immune”. Alcune di queste persone non hanno mai avuto alcun sintomo.

    I risultati della ricerca, pubblicata online in tedesco, ha grandi implicazioni su quanto presto quella città e il resto del mondo potranno uscire dal blocco. “A me sembra che la maggior parte della popolazione non sia ancora stata esposta al virus”, afferma Nicholas Christakis, medico e ricercatore di scienze sociali all’Università di Yale. “Malgrado il carnevale e i festival, solo il 14 per cento è positivo. Ciò significa che la strada da fare è ancora lunga”.

    Il tasso di contagio in una regione è importante perché ci dice come sarà il futuro. Alla fine, quando un numero sufficiente di persone è immune, tra il 50 e il 75 per cento della popolazione, il virus non sarà in grado di diffondersi ulteriormente: la cosiddetta immunità di gregge.

    Il rapporto tedesco è tra i primi a sondare una popolazione alla ricerca delle prove della diffusione dell’infezione, utili a stabilire qual è il tasso di mortalità reale e quante persone sono asintomatiche.

    “I dati sono preliminari, ma è il tipo di studio di cui abbiamo un disperato bisogno”, afferma Christakis, che ritiene che gli Stati Uniti dovrebbero testare fino a 200.000 persone, dalle grandi città come New York alle piccole città del Midwest. “Si tratta di un passaggio fondamentale per quantificare una serie di parametri di base”.

    A livello globale, il conteggio dei casi ufficiali di covid-19 è di oltre 1,5 milioni di persone, ma il numero tiene conto quasi esclusivamente delle persone entrate in contatto con unità mediche e sottoposte a test. Il numero reale di persone infette, comprese quelle senza sintomi e che non hanno effettuato test, è molto più elevato.

    A breve dovrebbero essere disponibili ulteriori dati provenienti da “indagini topografiche”; le fonti includono ospedali statunitensi. Il 6 aprile, Stanford Medicine ha annunciato di aver lanciato il proprio test sierologico e di aver iniziato ad analizzare medici e infermieri alla ricerca di anticorpi.

    “Il test ci consentirà di determinare quali operatori sanitari potrebbero essere a basso rischio per lavorare con pazienti con covid-19, oltre a comprendere la diffusione della malattia nelle nostre comunità”, ha detto la portavoce Lisa Kim.

    Christakis afferma che i primi risultati ottenuti negli ospedali sono già in circolazione tra gli esperti e ritiene che questi dati ci porteranno “più vicini alla verità” su quanto l’infezione sia diffusa nelle città degli Stati Uniti. “Se si riscontra un 5 per cento di positività negli operatori sanitari, significa che i tassi di infezione probabilmente non sono più alti di quelli nella città”, egli afferma.

    Il sondaggio in Germania è stato condotto dal virologo Hendrik Streeck e altri colleghi dell’ospedale universitario di Bonn, i quali affermano di aver avvicinato circa 1.000 residenti di Gangelt per effettuare prelievi del sangue, tamponi alla gola e farsi compilare un sondaggio.

    Hanno scoperto che il 2 per cento dei residenti aveva un’infezione attiva da coronavirus e il 14 per cento possedeva anticorpi, indicando una malattia ormai finita. Questo gruppo di persone, dicono i medici, “non può più essere infettato di nuovo da SARS-CoV-2”, almeno da quanto si sa a oggi del virus.

    Man mano che la malattia si diffonde, una certa percentuale di pazienti finisce in ospedale e alcune di queste in terapia intensiva, a rischio di morire. Una delle principali domande senza risposta è esattamente quale percentuale di persone contagiate sta uccidendo il coronavirus.

    Dal risultato del loro esame del sangue, il team tedesco ha stimato che il tasso di mortalità nel comune era dello 0,37 per cento complessivo, una cifra significativamente inferiore a quella mostrata su un prospetto della Johns Hopkins, in cui il tasso di mortalità in Germania tra i casi segnalati si attesta al 2 per cento. Gli autori spiegano che la differenza nei calcoli si riduce a quante persone sono effettivamente contagiate, ma non sono state prese in considerazione perché hanno sintomi lievi o inesistenti.

    La presenza di persone già contagiate in passato nella comunità, secondo Streeck e colleghi, ridurrà la velocità con cui il virus può spostarsi nell’area. I medici descrivono anche un processo attraverso il quale il distanziamento sociale può essere lentamente abbandonato, soprattutto se vengono rispettate le misure igieniche, come il lavaggio delle mani, l’isolamento e il monitoraggio dei malati.

    A loro parere, se non si assumono grandi dosi di virus – cosa che può accadere negli ospedali o attraverso uno stretto contatto con qualcuno infetto – un minor numero di persone si ammalerà gravemente, “mentre allo stesso tempo svilupperà l’immunità” che può aiutare a porre fine al contagio.

    (rp)

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