Una indagine delle Nazioni Unite sostiene che il social network sia stato adoperato per diffondere messaggi di odio verso i musulmani Rohingya residenti nel paese.
di Jamie Condliffe
Il retroscena: Lo scorso agosto, forze militari della Birmania hanno condotto una serie di operazioni mirate contro i musulmani Rohingya. Finora, si stima che 700.000 Rohingya siano fuggiti in Bangladesh. Le Nazioni Unite stanno indagando su un possibile atto di genocidio nel paese.
Le notizie: Stando al Times of London, Marzuki Darusman, supervisore alle indagini ONU sui diritti umani in Birmania, sostiene che “discorsi e campagne di incitamento all’odio sui social media, in particolar modo su Facebook, stanno dilagando in Birmania”. Queste azioni, aggiunge, “hanno contribuito sostanzialmente al livello di acrimonia, dissenso e conflitto”. Yanghee Lee, che per l’inchiesta dell’ONU ha condotto centinaia di interviste a vittime di violazione dei diritti umani, dice di “temere che Facebook si sia trasformato in un mostro”.
La risposta di Facebook: In una dichiarazione rilasciata per la BBC, il social network ha risposto che “non vi è posto per parole di odio” sulle sue pagine, aggiungendo che avrebbe preso molto seriamente le rivendicazioni dell’ONU e che avrebbe “continuato a lavorare con gli esperti locali per aiutare a garantire la sicurezza della comunità”.
(MO)