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    In America, il tracciamento dei contatti può essere un disastro

    I livelli di infezione decisamente alti in alcune aree, la sistematica carenza di test e l’atteggiamento americano nei confronti della privacy potrebbero compromettere l’efficacia dei programmi di monitoraggio.

    di James Temple

    Dozzine di stati negli Stati Uniti ripongono le loro speranze sul tracciamento dei contatti per controllare la diffusione del coronavirus e consentire agli stati di riaprire senza innescare la ripartenza dell’epidemia. Alaska, California, Massachusetts, New York e altri stati stanno assumendo e addestrando collettivamente decine di migliaia di persone per intervistare i pazienti infetti, identificare le persone che potrebbero aver contagiato e convincere chi è a rischio a stare lontano dagli altri per diverse settimane.

    La tracciabilità dei contatti è uno strumento comprovato per contenere focolai di malattie altamente infettive. Ma, con questo virus, la sfida principale è il suo potenziale di diffusione esponenziale: in assenza di misure di contenimento, ogni persona infetta in media ne contagerà due o tre, secondo la maggior parte delle stime (anche se alcuni studi parlano di numeri ancora superiori).

    Ridurre i tassi di infezione

    L’obiettivo del tracciamento dei contatti, nonché della distanza sociale, è abbassare l’Re, vale a dire  il “numero di riproduzione di base”, a 1 o meno. A quel punto l’indice di diffusione di nuovi casi è piatto o in calo. Ma il monitoraggio dei contatti deve raggiungere una parte significativa di casi per avere un’incidenza reale.

    Secondo un nuovo modello, pubblicato in prestampa su MedRxiv l’8 maggio, ma non ancora sottoposto a revisione dei pari, una squadra di lavoro in una determinata regione dovrebbe rilevare almeno la metà dei nuovi casi sintomatici e raggiungere almeno la metà delle persone con cui è stata in stretto contatto, al fine di ridurre la velocità di trasmissione del 10 per cento o più.

    A parere dei ricercatori, se il tracciamento raggiunge il 90 per cento dei casi sintomatici e il 90 per cento dei loro contatti – e sono stati testati tutti indipendentemente dal fatto che avessero sintomi – si potrebbe ridurre la trasmissione del contagio di oltre il 45 per cento.

    In altre parole, se il distanziamento sociale in una determinata regione avesse ridotto le infezioni per persona da 2,6 a 1, questo livello di tracciabilità dei contatti potrebbe spingerlo fino a 0,55. Oppure la regione potrebbe facilitare le misure di allontanamento e mantenere costanti i livelli di infezione.

    “In questo modo abbiamo dello spazio per politiche mirate e strategiche in termini di restrizioni su commercio e interazioni sociali”, afferma Joshua Salomon, professore di medicina a Stanford e coautore dello studio. Ma il paese è in grado di mettere in atto questo piano? Salomon ritiene di sì,  ma aggiunge che la maggior parte del paese non dispone ancora di operatori ben addestrati e i sistemi di dati attuali non assicurano il livello necessario.

    Servono eserciti di operatori

    Il successo della traccia dei contatti dipenderà dalla dimensione dei team, da quanti nuovi casi si presentano e da quanto prontamente le persone rispondono in una determinata comunità. Raggiungere il 90 per cento dei contatti, per esempio, sarà particolarmente difficile negli stati e nelle regioni ancora alle prese con molte nuove infezioni. Si prenda il Massachusetts, che ha messo in funzione una task force per il monitoraggio dei contatti di 1.000 persone all’inizio del mese.

    Il problema è che i nuovi casi confermati nello stato superano i 1.000 al giorno, con punte di 1.700, quindi ogni operatore dovrà rintracciare multipli di questi numeri e convincerli a stare in isolamento. Con le attuali norme i contatti possono essere solo due o tre, ma in vista dell’allentamento delle misure di distanziamento sociale, il numero medio di contatti per i pazienti infetti potrebbe salire a 20.

    NPR ha riferito che 44 stati e il Distretto di Columbia hanno ora in programma di rafforzare i loro team di tracciamento dei contatti, portandoli dalle 11.000 unità attuali alle 66.000 nelle prossime settimane. Potrebbe, però, non essere sufficiente. La National Association of County & City Healths Official stima che le attività di tracciamento degli Stati Uniti richiederanno 30 operatori ogni 100.000 persone (o più di 98.000 persone a livello nazionale).

    Sempre second NPR, solo sette stati hanno piani per raggiungere tale obiettivo, tra cui California, New York e Illinois, e solo uno, il North Dakota, rispetta queste indicazioni. Un gruppo bipartisan di eminenti esperti di sanità e funzionari pubblici – tra cui Bob Kocher, ex assistente speciale del presidente Barack Obama sulla politica sanitaria, e l’ex leader della maggioranza del senato repubblicano Bill Frist – sostengono che la nazione dovrà andare oltre. Per questa ragione, hanno invitato il Congresso a costituire una forza lavoro di 180.000 persone per il monitoraggio, con un costo previsto di circa 12 miliardi di dollari.

    La tecnologia può certamente integrare le attività di tracciamento dei contatti umani. In particolare, le app per smartphone in grado di informare qualcuno che è stato in stretto contatto con una persona infetta hanno aiutato nazioni come la Cina e la Corea del Sud ad appiattire la curva dei loro focolai.

    Ma questi strumenti devono essere utilizzati da buona parte della popolazione per fare una differenza significativa. Quindi ci sono seri dubbi sull’efficacia di ciascuno di essi negli Stati Uniti, date le crescenti preoccupazioni sul rispetto della privacy e sul fatto che il governo non rende obbligatorie le app.

    La velocità è una variabile decisiva

    Uno studio pubblicato il primo maggio su “JAMA Internal Medicine”, che traccia i primi 100 casi a Taiwan, ha scoperto che le persone sono più contagiose prima dell’insorgenza dei sintomi e nei cinque giorni successivi. Questo dato si aggiunge a un crescente numero di prove che le persone con manifestazioni leggere di febbre e tosse sono un importante vettore della malattia.

    Ciò sottolinea l’importanza fondamentale del monitoraggio dei contatti. L’obiettivo stesso è identificare le persone che non sanno di essere infette e incoraggiarle a mettersi in quarantena prima di infettare inconsapevolmente gli altri. Ma è difficile identificare e rintracciare tutti i casi se le persone non presentano sintomi tali da capire che dovrebbero sottoporsi al test; inoltre, significa che i tracciatori devono muoversi velocemente per impedire alle persone di diffondere il virus.

    “E’ necessario isolare le persone entro i primi tre o quattro giorni dall’esposizione, se si vuole raggiungere qualche risultato”, afferma George Rutherford, professore di epidemiologia all’Università della California, a San Francisco, e responsabile del programma di tracciamento della California.

    Data la carenza di forniture, dispositivi di protezione, personale addestrato e capacità di elaborazione dei dati, molte regioni offrono ancora test solo per le persone che presentano sintomi o sono operatori sanitari in prima linea. Ma, spiega Salomon, migliorare la capacità di testare tutti i contatti stretti delle persone infette che non hanno sviluppato sintomi, potrebbero aumentare l’efficacia dei programmi di tracciamento dei contatti fino a 2,2 volte.

    Infatti, se una persona asintomatica risulta positiva, si mettono in moto azioni per contattare e mettere in quarantena tutti coloro che quella persona potrebbe aver contagiato. Inoltre, i ricercatori ritengono che sia più probabile che le persone accettino di stare lontane dagli altri se sanno di essere infette e non semplicemente se gli viene detto che potrebbero correre il pericolo di essere contagiate.

    Il mese scorso, i ricercatori dell’Harvard Global Health Institute hanno stimato che gli Stati Uniti avrebbero dovuto condurre almeno mezzo milione di test al giorno per catturare casi asintomatici per riaprire in sicurezza l’economia. Ora pensano che la cifra sia più vicina a 900.000. Nel frattempo, la media giornaliera dell’ultima settimana è stata di circa un terzo di quel livello, secondo il Covid tracking project.

    Le componenti psicologiche sono importanti

    Gli sforzi per rintracciare i contatti richiedono anche che le persone accettino di parlare con gli operatori. Sfortunatamente, anni di robocall e telemarketing hanno indotto molti americani a ignorare le chiamate da numeri che non riconoscono. Jana De Brauwere, direttrice della Public Library di San Francisco, che sta lavorando con la task force di tracciamento dei contatti della città, afferma che almeno la metà delle persone che chiama non le risponde. Altri riattaccano quando inizia a chiedere informazioni personali, come indirizzi e date di nascita.

    Rutherford dell’UCSF ha sostenuto che esiste un’ulteriore sfida per le regioni con grandi popolazioni di immigrati o residenti privi di documenti, in cui le persone possono avere paura di interagire o condividere informazioni con funzionari pubblici. I rilevatori di contatti di San Francisco stanno scoprendo che circa il 40 per cento dei contatti potenzialmente esposti sono di lingua spagnola, molti dei quali vivono in condizioni di affollamento.

    Anche se le persone contattate accettano di parlare,  non si sa se seguiranno i consigli. De Brauwere afferma che tutto ciò che si può fare è offrire supporto, indicando loro chi possono contattare per avere cibo o medicine, o addirittura troveranno accoglienza in situazioni estreme.

    Kocher, membro del Schaeffer Center for Health Policy and Economics della University of Southern California, aggiunge che spesso viene chiesto alle persone di non andare al lavoro per diverse settimane. Alcuni, egli spiega, hanno il timore rimanere disoccupati e quindi sono necessari ulteriori incentivi, compresi i soldi per pagare le loro bollette.

    Altri dubbi sull’esito di queste richieste trovano radici in alcune parti della nazione, in particolare nelle zone in cui l’opinione pubblica nutre dubbi sulla reale pericolosità della malattia e sull’adeguatezza degli interventi del governo.

    In un tweet, Keith Humphreys, professore di psichiatria e scienze comportamentali a Stanford, ha sostenuto che i funzionari della sanità pubblica stanno sottovalutando quanto gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti dell’autorità governativa potrebbero minare i test nazionali e i programmi di tracciabilità.

    Gli americani hanno già sfidato gli ordini dei funzionari sanitari in diverse situazioni, tra cui alcuni episodi di aggressioni nei supermercati che hanno chiesto alle persone di indossare maschere, manifestanti armati che protestavano contro l’obbligo di stare a casa e aziende che hanno riaperto prima che le autorità locali dessero il via libera.

    (rp)

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