Una ricerca parallela allo sviluppo di vetture ibride ed elettriche permetterebbe di convertire una normale auto a benzina in auto ibrida.
di Matteo Ovi
Tutto lascia immaginare un futuro dove le automobili saranno silenziose, pulite e capaci di autonomie paragonabili a quelle delle vetture a benzina. Ma, a ben guardare, la realtà è che ci vorrà ancora del tempo.
Infatti le batterie elettriche adoperate in questi primi modelli ibridi ed elettrici plug-in non dispongono ancora dell’energia necessaria a rimpiazzare definitivamente i motori a combustione.
Nel frattempo c’è già chi pensa a come estendere il mercato delle vetture ibride alle vetture tradizionali.
Il Professor Stefano Carabelli del Politecnico di Torino sta infatti conducendo delle ricerche che permetterebbero di convertire una normale auto a benzina in un’auto ibrida.
“L’idea è nata dal desiderio di inventare una nuova forma di cucina partendo però dagli ingredienti comuni,” spiega. Cosi, da un progetto concepito in laboratorio presso il Politecnico di Torino, è nato il primo prototipo di ruota elettrica adattabile su vettura a benzina.
Partendo da una analisi di confronto tra vetture ibride e vetture tradizionali a benzina era sorto il problema legato al collocamento delle componenti aggiuntive. Per l’elettronica di controllo e le batterie il vano destinato alla ruota di scorta si è rivelato il punto di partenza. Non potendo però occupare l’intero bagagliaio, il team ha trovato nei cerchioni delle ruote posteriori la soluzione ai loro problemi.
“Le ruote prive di trazione sono sostanzialmente vuote,” continua Carabelli, “pertanto si prestano come posto ideale dove collocare i motori elettrici. Dovendoci adattare agli spazi disponibili, abbiamo sviluppato uno statore del motore elettrico di tipo lineare, ma piegato a forma di C, in grado di stare all’interno di un comune cerchio ruota da 14′ senza compromettere il funzionamento dell’impianto frenante”.
Progettando le varie componenti, il team ha registrato una serie di brevetti per un motore lineare a statore interrotto. Ha poi realizzato un sistema di tenuta a cassetta per isolare le componenti elettroniche e magnetiche da terriccio, acqua e dalle polveri di ferodo dell’impianto frenante. Ha infine messo a punto l’elettronica necessaria a dotare di funzione differenziale le due ruote che da inerti sono diventate motrici.
Nel prototipo funzionante dell’impianto, il sistema ha registrato una riduzione dei consumi nel ciclo urbano pari al 10% ed un calo delle emissioni del 30%.
Secondo il Prof. Carabelli, questa soluzione permetterebbe facilmente alle vetture tradizionali di rimanere al passo con le stringenti normative sulle emissioni e potrebbe persino essere soggetto ad incentivazione.
Queste ruote ibrida, dette “after-market” perché applicabili a vetture già sul mercato e non predisposte, dovrebbe diventare realtà a partire dal 2013.
Intanto, rivela Carabelli, il team implementerà nuove ricerche per espandere il concetto della ruota elettrica e migliorare ulteriormente l’impianto.
Immagine: Landi