Alla riapertura, molte aziende chiederanno ai lavoratori di sottoporsi a test per il coronavirus, segnalare sintomi, indossare maschere e lavorare sotto lo sguardo di sensori e telecamere.
di James Temple
Salesforce, un’azienda di San Francisco, sostiene che tutti i suoi 49.000 dipendenti potranno continuare a lavorare da casa per il resto dell’anno. Ma, anche se l’isolamento sta venendo meno e le attività si riaprono per fasi, chi tornerà al lavoro dovrà sottoporsi a una serie di controlli giornalieri.
A loro verrà chiesto, per esempio, se stanno manifestando potenziali sintomi di covid-19 o se sono stati in contatto con un possibile contagiato. Un’app assegnerà loro un orario di arrivo con una finestra temporale di 30 minuti, in modo da evitare colli di bottiglia dei dipendenti agli ascensori.
“Abbiamo capito quasi subito che l’ascensore era uno snodo”, afferma Elizabeth Pinkham, responsabile del settore immobiliare di Salesforce. La diluzione degli orari d’entrata per i dipendenti dell’azienda, che solo a San Francisco sono più di 8.000, era “l’unico modo in cui potevamo gestire questo gigantesco puzzle”.
I dipendenti dovranno indossare maschere mentre entrano nell’edificio, misurare la loro temperatura in un chiosco senza contatto e utilizzare un badge identificativo che consente loro di accedere a piani e ascensori. Questo badge registrerà anche i loro spostamenti, permettendo di capire con chi potrebbero aver interagito, nel caso in cui risultino successivamente infetti da covid-19.
Nell’ascensore, un cartello ricorderà loro di non parlare tutti insieme con i pochi altri impiegati ammessi nella cabina. In ufficio, troveranno a una scrivania appena disinfettata e potranno finalmente togliersi la maschera e cominciare la loro giornata.
Benvenuti nel luogo di lavoro nell’era del coronavirus.
Mentre gli stati si muovono in punta di piedi per riaprire le loro economie, le aziende di ogni genere cercano di ridisegnare i propri spazi, modificare le loro procedure e implementare nuove tecnologie per proteggere la salute dei propri lavoratori. Si procede al distanziamento delle scrivanie, alla riduzione dei posti delle sale conferenze, all’installazione di superfici antimicrobiche, all’aggiunta di scanner termici, alla modificazione dei sistemi di condizionamento dell’aria e all’imposizione di rigorosi protocolli di pulizia.
Alcuni si spingono oltre, offrendo o addirittura richiedendo il test del coronavirus per i lavoratori che tornano in ufficio e impiegando sensori, dispositivi di sicurezza e altri strumenti per garantire che rispettino il distanziamento e informandoli nel caso si siano incrociati con un collega che in seguito è risultato contagiato.
Il successo o il fallimento di questi esperimenti sul posto di lavoro aiuteranno a determinare quanto sia realmente sicura la riapertura e quanto velocemente l’economia potrà tornare sulla buona strada. Ma i luoghi di lavoro radicalmente riprogettati destano anche preoccupazioni sulla privacy dei dipendenti e possono comportare responsabilità legali quando i lavoratori si ammalano gravemente nonostante le precauzioni.
Sensori, dongle e tecnologia touchless
Autodesk, la società di software di progettazione con sede a San Rafael, in California, ha a sua volta affermato che i dipendenti possono continuare a lavorare da casa fino alla fine dell’anno. Ma quando gli uffici soddisferanno i requisiti locali per la riapertura, inizierà lentamente a riportare in sede i lavoratori, dando la priorità ad attività come la programmazione della robotica, la lavorazione a macchina e la stampa 3D.
L’azienda era sul punto di aprire un nuovo spazio di oltre 10.000 metri quadrati a San Francisco quando la pandemia ha raggiunto gli Stati Uniti. Ora sta pianificando di utilizzare quello spazio come laboratorio pilota per sperimentare configurazioni di ufficio, procedure e tecnologie touchless per contrastare il coronavirus, , afferma Stephen Fukuhara, vice presidente delle attività lavorative ad Autodesk.
L’azienda sta procedendo sulla falsariga di Salesforce, condividendo iniziative come l’autodichiarazione dei sintomi, i controlli della temperatura e le scrivanie distanziate. Sta anche sperimentando diverse nuove tecnologie, tra cui le porte con tecnologie auto-sanificanti sviluppate da Hacka Labs.
Inoltre, Autodesk sta valutando nuovi modi di utilizzare gli strumenti di VergeSense, con sede a San Francisco, che sviluppa sensori e software che analizzano gli spostamenti dei lavoratori all’interno degli uffici per valutare la disponibilità di scrivanie e locali.
Dan Ryan, amministratore delegato di VergeSense, afferma che i prodotti possono ora essere utilizzati sia per individuare situazioni in cui i lavoratori si avvicinano troppo l’uno all’altro, sia per avvisare i gestori quando ciò accade, sia infine per segnalare gli spazio da modificare per impedirlo. Ryan spiega che quasi tutti i clienti dell’azienda, tra cui Genentech, Roche, Cisco e BP, stanno esplorando l’utilizzo dei suoi prodotti per prepararsi a riaprire.
Altre aziende stanno esaminando se le tecnologie aggiuntive possano essere utilizzate per incoraggiare o garantire il distanziamento sociale nei luoghi di lavoro. Le possibilità includono sistemi lidar, telecamere di sicurezza abbinate a software di intelligenza artificiale o dongle wireless che i lavoratori indossano intorno al collo.
Un’azienda, Estimote, ha sviluppato dispositivi indossabili che vibrano quando i lavoratori si avvicinano troppo. Registrano inoltre l’interazione nel caso in cui uno di questi dipendenti risultasse positivo. Se un lavoratore è infetto, chi è venuta in stretto contatto con questa persona viene informato e gli potrebbe essere richiesto di mettersi in quarantena, secondo quanto sostiene l’azienda.
Pinkham di Salesforce afferma che utilizzerà i dati del badge insieme a un nuovo prodotto aziendale, Work.com, come una sorta di strumento di tracciamento dei contatti sul posto di lavoro. Senza rivelare informazioni sanitarie su specifici dipendenti, l’azienda farà sapere agli altri lavoratori se sono stati in stretta vicinanza a qualcuno che è risultato positivo e chiederà loro di lavorare da casa per due settimane.
Inoltre, assicurerà che il dipendente contagiato riceva le cure adeguate, informerà gli altri lavoratori che si trovavano nell’edificio e chiuderà temporaneamente parte o tutto dell’ufficio in questione. Salesforce ha iniziato a offrire Work.com, che include una suite di strumenti e informazioni progettati per aiutare le aziende a riaprire, ai suoi clienti all’inizio di maggio.
Offrire o richiedere test
Anche con nuovi strumenti e procedure, riunire grandi gruppi di persone nelle prossime settimane e mesi creerà il rischio di epidemie sul luogo di lavoro. Dato che le persone con covid-19 possono essere altamente contagiose anche se presentano pochi o nessun sintomo, un numero crescente di aziende ed esperti sanitari sostengono che i piani di riapertura debbano includere anche continui test su larga scala dei lavoratori.
Rajaie Batniji, responsabile sanitario di Collective Health, ritiene che misure come i controlli della temperatura possono persino fare più male che bene dando ai lavoratori e ai datori di lavoro un falso senso di fiducia. L’azienda di San Francisco, che si occupa di sicurezza per le imprese, ha sviluppato un prodotto chiamato Collective Go che, tra le altre cose, include protocolli sanitari dettagliati per le aziende che desiderano riaprire.
Sviluppato in collaborazione con i ricercatori della Johns Hopkins, dell’Università della California, di San Francisco e altrove, le linee guida includono quando e con quale frequenza devono essere testati i lavoratori in vari tipi di lavoro e sedi.
Il loro modello ha scoperto che lo screening dei sintomi e della temperatura da solo lascia una probabilità del 90 per cento di focolai sul luogo di lavoro, mentre l’uso di maschere, distanza sociale, test di routine e altre misure nel protocollo dell’azienda la fanno scendere al di sotto del 5 per cento.
Il prodotto Collective Go include app che consentono ai lavoratori di pianificare i test, che vengono gestiti o elaborati dai partner di diagnostica dell’azienda. Solo un modesto numero di organizzazioni statunitensi, tra cui Amazon, la Major League Baseball, diversi casinò di Las Vegas e la Morehouse School of Medicine, ha dichiarato apertamente di voler fornire direttamente test al coronavirus per i dipendenti in questa fase.
Tuttavia, recenti sondaggi condotti da gruppi commerciali hanno rilevato che ampie frazioni di datori di lavoro stanno prendendo in considerazione test in loco (circa il 25 per cento secondo l’Employer Health Innovation Roundtable ) o stanno già offrendo o valutando se farlo (36 per cento, secondo il Pacific Business Group on Health).
Color, un’azienda di diagnostica a Burlingame, in California, che ha elaborato circa un terzo dei test covid-19 di San Francisco, ha stretto accordi per fornire test a oltre due decine di aziende, afferma Caroline Savello, direttore commerciale dell’azienda. Alcune, ella spiega, intendono offrire ai propri dipendenti test volontari e altre lo richiederanno come condizione per tornare al posto di lavoro.
La Equal Employment Opportunity Commission statunitense ha dichiarato che i datori di lavoro possono richiedere test, purché siano accurati, affidabili e amministrati allo stesso modo. Color è già partita con i test e intende estenderli a tutti i suoi circa 150 dipendenti al loro ritorno.
Il nuovo mondo del lavoro
Ciò che resta da vedere è il modo in cui i lavoratori risponderanno a tutte queste richieste. Certamente molti vedranno queste misure come necessarie per proteggere la loro salute, così come quella dei loro colleghi e della comunità. Ma le proteste sul forzato isolamento in casa lasciano intendere che molti altri non la penseranno così.
Le aziende dovranno limitare attentamente l’uso dei dati, proteggere la privacy dei propri dipendenti e ripristinare le misure man mano che l’epidemia si attenua. Ma trovare il giusto equilibrio sarà una lotta continua man mano che i livelli di infezione cambiano e i lavoratori si stancheranno sempre più di questo austero nuovo mondo del lavoro.
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