Un’analisi della sequenza del genoma dei virus SARS-CoV-2, e correlati, non ha rilevato prove a supporto della teoria secondo cui il virus sia stato prodotto in laboratorio.
di Lisa Ovi
Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 emerso l’anno scorso dalla città di Wuhan, in Cina, è responsabile di una grave pandemia globale che ha colpito oltre 70 altri paesi del mondo. Risultati pubblicati su Nature Medicine confermano che è il prodotto di un processo di evoluzione naturale. L’analisi dei dati è stata condotta da ricercatori dello Scripps Research Institute.
I coronavirus sono una grande famiglia di virus che possono causare malattie più o meno gravi. La prima malattia riconosciuta causata da un coronavirus è emersa in Cina, nel 2013, con l’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un secondo focolaio grave è emerso nel 2012 in Arabia Saudita con la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS).
Lo scorso 31 dicembre, le autorità cinesi hanno allertato l’Organizzazione Mondiale della Sanità di un focolaio provocato da un nuovo ceppo di coronavirus, responsabile di gravi conseguenze per la salute, che venne successivamente chiamato SARS-CoV-2.
I ricercatori dello Scripps, in collaborazione con gruppi di ricerca di svariati altri istituti, hanno utilizzato i dati ottenuti dal sequenziamento per studiare le origini e l’evoluzione del SARS-CoV-2.
In particolare, gli studiosi hanno analizzato il modello genetico di proteine posizionate sulla superficie del virus chiamate ‘spike’, o punte, che il virus utilizza per afferrare e penetrare le pareti esterne delle cellule umane e animali. Due caratteristiche hanno attirato la loro attenzione: il fattore legante tra i recettori (RBD), una specie di uncino che si aggrappa alle cellule ospiti, e una specie di apriscatole molecolare che consente al virus di aprire e inserirsi nelle cellule dell’ospite.
La prova del fatto che il virus è il risultato di un’evoluzione naturale origina dall’analisi della ‘spina dorsale’ del SARS-CoV-2, la sua struttura molecolare complessiva. Un virus artificiale sarebbe stato progettato a partire dalla spina dorsale di un virus pericoloso già noto, mentre la spina dorsale del SARS-CoV-2 appare sostanzialmente diversa da quella di coronavirus già noti e assomiglia piuttosto a virus che si trovano in natura tra pipistrelli e pangolini. Il dato può finalmente pacificare le voci complottiste secondo cui si tratterebbe del risultato di esperimenti di laboratorio.
Gli scienziati hanno sono arrivati a teorizzare due possibili origini del SARS-CoV-2.
La prima teoria suppone che il virus si sia evoluto attraverso la selezione naturale in un ospite non umano, come avvenuto nel caso dei precedenti focolai da coronavirus, passati agli esseri umani da zibetti (SARS) e cammelli (MERS). In questo caso, il covid-19 originerebbe dai pipistrelli, ma in assenza di casi documentati di trasmissione diretta tra pipistrello e umano, si ipotizza il passaggio da un ospite intermedio. La seconda teoria ipotizza che una versione non patogena del virus possa essere stata trasmessa da un ospite animale a un essere umano per poi evolversi allo stato attuale nella popolazione umana.
Non è ancora possibile identificare quale dei due scenari sia quello corretto. Nel caso il virus fosse arrivato agli esseri umani già nella sua attuale forma patogena, però, la probabilità di veder emergere nuovi focolai aumenta, in quanto il ceppo del virus responsabile della malattia potrebbe essere ancora in circolazione nella popolazione animale.
(lo)