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    Il Congresso cerca di fare chiarezza su QAnon

    Alcuni esperti di disinformazione hanno parlato davanti a una commissione parlamentare delle teorie del complotto in rete, prima che il presidente Trump in una trasmissione sulla NBC sostenesse di sapere solamente che questo movimento si opponeva strenuamente alla pedofilia.

    di Tate Ryan-Mosley

    Qualche giorno fa, in un’udienza virtuale del Congresso degli Stati Uniti di 90 minuti ospitata dal House Intelligence Committee, i rappresentanti hanno fatto il punto sullo stato della disinformazione in America e hanno chiesto consiglio ad alcuni dei massimi esperti del settore. Ciò che hanno ascoltato sono stati avvertimenti urgenti e allarmanti sullo stato di verità, la frammentazione politica e la diffusione di teorie del complotto, in particolare QAnon. 

    Sempre quel giorno,  durante un dibattito trasmesso in televisione, il presidente Trump ha detto di non sapere “nulla” di QAnon, prima di dire di essere d’accordo con uno dei capisaldi concettuali del movimento. Il comitato, guidato dal democratico Adam Schiff, ha ascoltato quattro esperti di disinformazione: Joan Donovan (una collaboratrice fissa di “MIT Technology Review”), Nina Jankowicz, Cindy Otis e Melanie Smith. 

    Nel corso dell’audizione, si è discusso della proliferazione di attori maligni in rete e della disinformazione durante la campagna elettorale, sottolineando che erano il risultato di forze prevalentemente interne. Otis ha osservato che “abbracciano e dispiegano strategie che suonano molto più come operazioni di influenza straniera che operazioni di una buona campagna digitale”.

    Nessun repubblicano ha partecipato all’incontro. In effetti, i membri repubblicani della House Intelligence Committee boicottano da mesi quasi tutte le riunioni. Jankowicz ha sollecitato la depoliticizzazione della disinformazione online, affermando che “la manipolazione delle notizie rappresenta una minaccia per la democrazia, indipendentemente dal partito politico che ne beneficia”. Diversi testimoni e il presidente Schiff hanno sottolineato che il presidente Trump crea, condivide e amplifica regolarmente la disinformazione

    Quella sera, a una trasmissione televisiva sulla NBC, in sostituzione del secondo dibattito presidenziale, che è stato annullato tra le preoccupazioni per la recente diagnosi covid-19 del presidente, a Trump è stato chiesto di respingere la falsa teoria di QAnon secondo cui i democratici fanno parte di un’operazione satanica volta a favorire il commercio di bambini. In un primo momento ha affermato: “Non so nulla di QAnon”, prima di aggiungere, “So che combattono la pedofilia” e ha aggiunto di non potersi esprimere sulla veridicità di quanto gli era stato detto dal moderatore Savannah Guthrie.

    Chi ha testimoniato davanti al Congresso ha affermato che la disinformazione online ora è più diffusa che mai e sta diventando più sofisticata, più sfumata e più difficile da monitorare. Ha anche enfatizzato le tendenze più recenti come i messaggi coordinati tra gruppi e piattaforme, il riciclaggio di informazioni attraverso fonti locali affidabili e la “viralità nascosta”, in cui l’amplificazione della disinformazione si verifica in spazi chiusi e difficilmente controllabili, rendendo più difficile individuarli e rimuoverli. 

    Sono state menzionate numerose soluzioni, anche se in gran parte provvisorie, inclusa la riscrittura della Sezione 230, la legge che protegge le piattaforme Internet dalla responsabilità per i contenuti prodotti dagli utenti, nonché l’eliminazione delle agevolazioni fiscali per le aziende di social media e la creazione di meccanismi di responsabilità per i loro siti. I testimoni hanno esortato a riprogettare gli algoritmi di raccomandazione e a funzioni di reporting più user-friendly per le persone che si imbattono nella disinformazione online. 

    Nella sua dichiarazione conclusiva, Schiff ha detto: “Per molti aspetti sembra che abbiamo fatto un passo avanti e due indietro quando guardiamo a dove siamo ora rispetto a dove eravamo quattro anni fa”. In effetti, è passato meno di un giorno prima che Trump corteggiasse ancora una volta i seguaci della cospirazione.

    Immagine: Una manifestazione pro QAnon in Minnesota. Stephen Maturen / Getty Images

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