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    Il cervello non dimentica

    Una regione del cervello che si ritiene sia specializzata nell’identificazione dei volti gioca questo ruolo anche nelle persone nate cieche.

    di Anne Trafton

    Più di 20 anni fa, la neuroscienziata Nancy Kanwisher e altri hanno scoperto che una piccola sezione del cervello situata vicino alla base del cranio risponde con maggiore prontezza ai volti rispetto ad altri oggetti che vediamo. Conosciuta come l’area fusiforme facciale (FFA), si ritiene che sia specializzata per il riconoscimento dei volti. 

    Ora, Kanwisher e i suoi colleghi hanno dimostrato che le persone non vedenti dalla nascita sperimentano attività nella stessa regione quando toccano con le mani un modello tridimensionale di un viso. La scoperta inaspettata suggerisce che quest’area non richiede esperienza visiva per sviluppare una preferenza per i volti.

    Lo studio di persone nate cieche ha permesso ai ricercatori di affrontare questioni di vecchia data riguardanti il modo in cui la specializzazione nasce nel cervello. “Il quesito nasce dalla domanda più ampia che scienziati e filosofi si sono posti per centinaia di anni, sulle origini della struttura della mente e del cervello”, afferma Kanwisher, professore di neuroscienze cognitive e membro del McGovern Institute for Brain Researchper. 

    “In che misura siamo il prodotto dell’esperienza e in che misura abbiamo una struttura innata? Questa è una versione di quella domanda, che si sofferma sul ruolo particolare dell’esperienza visiva nella costruzione dell’area facciale”.

    Nel nuovo studio, il team ha creato una serie di oggetti stampati in 3D che includevano volti, mani, sedie e labirinti e li ha ruotati in modo che i soggetti potessero entrarci in contatto mentre venivano scansionati con la risonanza magnetica funzionale (fMRI). 

    Con i soggetti vedenti, hanno scoperto, come previsto, che un’area corrispondente alla posizione della FFA era più attiva quando toccavano i volti rispetto a quando toccavano gli altri oggetti, sebbene il segnale fosse più debole di quello prodotto quando guardavano i volti.

    I ricercatori hanno quindi svolto gli stessi esperimenti, utilizzando solo input tattili, con 15 soggetti ciechi dalla nascita. Con loro sorpresa, hanno scoperto che il cervello mostrava un’attività specifica del viso nella stessa area, a livelli simili a quelli registrati quando le persone vedenti maneggiavano i volti stampati in 3D.

    Dopo aver esplorato diverse possibili ipotesi sul motivo per cui la selettività del viso sembra sempre svilupparsi nella stessa regione, i ricercatori ne hanno scelta una in particolare: questa funzione sorge nella FFA a causa delle sue connessioni con altre parti del cervello, in particolare i lobi frontali e parietali, che sono coinvolti nell’elaborazione di alto livello delle informazioni sensoriali. 

    Immagine di: Steve Shannon, MIT

    (rp)

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