Nel lungo termine, pochi paesi verranno risparmiati dall’innalzamento delle temperature.
di James Temple
Numerosi studi hanno previsto che i paesi più poveri accuseranno gli effetti più devastanti del cambiamento climatico (vedi “Hotter days will drive global inequality”). Una nuova analisi ha rivelato che questo fenomeno è già in corso da decenni.
Secondo lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, dal 1961 al 2010, l’innalzamento delle temperature ha comportato il taglio del PIL individuale nei paesi più poveri dal 17% al 31%. Questo effetto ha contribuito all’inasprirsi del divario economico fra paesi poveri e paesi ricchi di oltre il 25% in più rispetto a “un mondo senza riscaldamento globale”, rallentando una transizione altrimenti positiva verso la riduzione della disuguaglianza in quella stessa metà di secolo.
Il tutto si è verificato con un incremento delle temperature globali di appena 1 °C, e variazioni ben più rilevanti ci attendono. Il pianeta potrebbe riscaldarsi di 1,5 °C entro il 2030, ed oltre 4 °C entro la fine del secolo, secondo il panel climatico delle Nazioni Unite.
L’ineguaglianza viene esasperata dal fatto che i paesi colpiti dagli effetti economici più pesanti hanno emesso quantità di anidride carbonica minori. Delle 19 nazioni più ricche, dove l’ammontare complessivo delle emissioni suddiviso per il numero di abitanti odierni supera le 300 tonnellate pro capite, 14 hanno tratto i maggiori benefici economici. Secondo quanto illustrato dai ricercatori di Stanford, questi paesi hanno mediamente registrato un incremento dell’output economico pro capite del 13%.
Come spiegato da Noah Diffenbaugh, uno scienziato ambientale di Stanford e co-autore del paper assieme a Marshall Burke, i ricercatori hanno condotto lo studio confrontando i reali tassi di crescita economica nell’arco temporale prescelto con una gamma di risultati tratti da modelli simulati di un mondo che non fosse stato interessato da un innalzamento delle temperature.
I paesi più poveri hanno accusato effetti più pesanti in parte perché sono situati in regioni più calde del pianeta, come Africa, Asia meridionale e America Centrale. In queste regioni del pianeta, persino un lieve incremento delle temperature può intaccare rapidamente la produttività e la resa dei raccolti, incrementando al contempo i livelli di violenza, crimini, malattie, mortalità e persino suicidi.
Questi effetti sono stati identificati in molteplici studi, inclusa una precedente ricerca di Burke (vedi “Hot and violent”). Oltretutto, gli stessi paesi tendono solitamente a non disporre delle risorse economiche necessarie per investire in strumenti, infrastrutture e programmi per affrontare questi pericoli.
D’altro canto, un leggero aumento delle temperature potrebbe avvicinare i paesi più freddi o temperati verso “l’ottimo empirico”, ovvero la condizione ideale in cui produttività e resa dei raccolti migliorano. L’innalzamento delle temperature in Norvegia, ad esempio, avrebbe favorito un aumento del PIL pro capite del 34% rispetto alla crescita avrebbe registrato in un mondo esente dal riscaldamento globale, mentre l’India ha registrato una crescita inferiore del 31% rispetto ai risultati che avrebbe potuto raggiungere.
Nonostante queste rivelazioni, i paesi più ricchi non saranno sempre avvantaggiati, ovviamente. Diverse regioni degli Stati Uniti si stanno già imbattendo in condizioni ambientali avverse sempre più estreme e frequenti, inclusi uragani, siccità e incendi associati al cambiamento climatico. Una moltitudine di altri studi è conclude che il riscaldamento globale avrà effetti devastanti sulle economie di gran parte delle nazioni nei decenni a venire (anche se quelle più fredde, come il Canada e la Russia, potrebbero trarre maggiori benefici economici).
Con il migliorare della risoluzione dei modelli ambientali, gli effetti del cambiamento climatico sui singoli paesi stanno diventando sempre più chiari. Uno studio del 2017, guidato da Solomon Hsiang della University of California, Berkeley, ha rivelato che le regioni più calde nel sud degli Stati Uniti patiranno maggiormente gli effetti delle emissioni elevate, andando incontro a una massiccia migrazione della ricchezza nel nord e nell’ovest del paese.
Queste conseguenze economiche altamente variabili promettono di complicare pesantemente l’equilibrio politico di nazioni e regioni nella collaborazione verso la lotta agli imminenti pericoli.
(MO)