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    Il 4% della Silicon Valley è contagiato dal coronavirus

    Uno studio condotto da alcuni studiosi, tra cui John Ioannidis, un epidemiologo dell’Università di Stanford, pioniere delle metanalisi scientifiche, indica che il virus è più diffuso, ma meno mortale di quanto si pensi.

    di Antonio Regalado

    La nuova ricerca ha cercato la presenza di anticorpi alla covid-19 nel sangue di 3.300 residenti della Contea di Santa Clara, che ospita Palo Alto, sede delle principali società di capitali di rischio e dei giganti della tecnologia Intel e Nvidia. Secondo gli autori dello studio, tra cui John Ioannidis notoriamente scettico sulla validità scientifica dei dati a disposizione sulla pandemia, il contagio reale nella regione supera ampiamente quello ufficiale di un fattore superiore a 50. Questa premessa li porta alla conclusione che l’agente patogeno sta uccidendo meno dello 0,2 per cento delle persone infette in tutta l’area.

    Il team di Stanford descrive il loro lavoro come “il primo studio di prevalenza su larga scala basato sulla comunità di una grande contea degli Stati Uniti completato durante una pandemia in rapida evoluzione e con kit di prova di recente disponibilità”. Questi dati trasversali dovrebbero fornire un’idea generale del tasso di mortalità del virus respiratorio: maggiore è il numero di persone contagiate con sintomi scarsi o nulli le cui infezioni passano inosservate, minore è il tasso di mortalità complessivo.

    I dati delle indagini sugli anticorpi sono attentamente seguiti da gruppi che mirano a conclusioni opposte: alcuni affermano che le paure della pandemia sono esagerate, altri che serve una guerra di trincea contro il virus.

    Nicholas Christakis, medico e sociologo della Yale University, lo definisce “uno studio condotto in modo impeccabile con informazioni preziose che sono in sintonia con altri dati che stanno arrivando”. Aggiunge inoltre che: “La prevalenza è inferiore a quanto avrei pensato. Non è una buona notizia, dal momento che significa un’autostrada aperta all’agente patogeno”.

    Al cuore della Silicon Valley

    Il team ha reclutato volontari attraverso le pubblicità di Facebook, ha eseguito i test ematologici nei parcheggi e ha diffuso i risultati nella prima settimana di aprile. L’1,5 per cento aveva anticorpi del sistema immunitario contro il virus, vale a dire che avevano subito il contagio, anche se non presentavano sintomi.

    Tenendo conto del fatto che i test non funzionano sempre (possono dare falsi negativi) e della selezione casuale delle persone prese in considerazione, il team ha stimato che tra il 2,5 e il 4,2 per cento dei residenti siano già contagiati, ossia 83.000 persone in una contea con due milioni di abiatanti.  

    Poiché all’epoca la contea di Santa Clara aveva solo circa 950 casi confermati, questi dati indicano che da 50 a 85 volte più persone erano effettivamente contagiate rispetto a quanto appariva nei resoconti ufficiali, un fenomeno chiamato “tasso di sotto-accertamento”.

    “La prevalenza della popolazione di anticorpi SARS-CoV-2 nella Contea di Santa Clara implica che l’infezione è molto più diffusa di quanto indicato dal numero di casi confermati”, hanno scritto gli autori dello studio, guidati dal medico esperto di salute pubblica Eran Bendavid e dalla ricercatrice medica Bianca Mulaney.

    I dati raccontano una storia di coronavirus che attraversa il cuore del paese tecnologico per lo più non diagnosticata perché le persone non avevano sintomi, non andavano dal medico, non potevano sottoporsi a un test o non si erano ancora ammalati. Il territorio in questione ha denunciato il suo primo caso il 31 gennaio.

    A marzo, Ioannidis, coautore del nuovo rapporto, ha sollevato una marea di polemiche quando ha dichiarato che il virus potrebbe essere meno mortale di quanto si pensi e che distruggere l’economia nello sforzo di combatterlo potrebbe rivelarsi un clamoroso errore.

    Gli autori sostengono che i loro dati aiutano a dimostrare almeno il primo punto: se le infezioni non rilevate sono così diffuse, il tasso di mortalità nella contea potrebbe essere inferiore allo 0,2 per cento, una percentuale da un quinto a un decimo rispetto ad altre stime.

    La mappa del covid-19 (si veda figura 2) della Contea di Santa Clara mostra 1.833 casi confermati e 69 morti ad oggi. I dati di Santa Clara sono approssimativamente simili al tasso di anticorpi, o “sieroconversione”, a Wuhan, in Cina, dove un rapporto riportato dal “Wall Street Journal” ha rilevato che tra gli 8.000 lavoratori e visitatori di un ospedale, il tasso era intorno al 2,5 per cento.

    Figura 2. Il sito della contea di Santa Clara mostra i casi di covid-19

    Ciò significherebbe circa cinque volte il numero di persone contagiate rispetto a quelle dichiarate ufficialmente a Wuhan, dove sono stati fatti immensi sforzi per rilevare e contenere la malattia.

    Molti avvertimenti inutili

    Il gruppo di Stanford avverte che le loro conclusioni si basano sull’accuratezza dei test sugli anticorpi, il che non offre sufficienti garanzie. Gli autori affermano che se il test che hanno usato è meno accurato del previsto, le loro conclusioni potrebbero non essere valide. Chi si è sottoposto al test doveva aver letto l’annuncio su Facebook e avere un’auto personale per raggiungere il punto di raccolta. 

    Inoltre, per fare un test, probabilmente presentavano più sintomi di covid-19 rispetto alla media, il che potrebbe aver contribuito a gonfiare i risultati. Il gruppo di volontari era prevalentemente femminile e la percentuale di ispanici si attestava al 10 per cento contro un 30 per cento dei casi noti di covid-19 rappresentati da questa etnia a Santa Clara, una delle contee più ricche del paese.

    Si sa che il virus si sta diffondendo in modo non uniforme: New York City è colpita duramente, così come i gruppi più vulnerabili come i senzatetto, gli ospiti delle case di cura e chi si trova in carcere. Tutti vivono in ambienti che danno al virus la possibilità di decollare.

    Per esempio, a Manhattan, due reparti di ostetricia dell’ospedale hanno deciso di sottoporre a test ogni donna che stava per partorire – le 215 madri in attesa erano una specie di campione casuale – e hanno scoperto che il 15 per cento era contagiato, anche se molte non presentavano sintomi al momento del test. Sono stati utilizzati test genetici, che sono considerati il modo più accurato per rilevare l’infezione in corso, ma non registrano quelli che si sono già ripresi.

    Un rifugio per senzatetto di Boston ha anche testato 408 residenti, utilizzando i test genetici, e ha scoperto che l’infezione era dilagante: oltre il 35 per cento è risultato positivo. Allo stesso tempo, i ricercatori islandesi, con test genetici, hanno riscontrato una diffusione di meno dell’1 per cento dell’infezione nella popolazione.

    Complessivamente, negli Stati Uniti ci sono più di 30.000 morti, più che in qualsiasi altro paese, quindi è difficile trovare buone notizie nei test ematici. Se lo studio di Santa Clara si dimostrerà accurato e il tasso di mortalità è realmente inferiore a quello che molti pensano, il covid-19 porterà ancora a molti decessi mentre si sposta al resto della popolazione, il che spiega le misure straordinarie di isolamento messe in atto nella maggior parte del paese da marzo.

    (rp)

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