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    IA, a piccoli passi

    Secondo una ricerca di SAS, più di due terzi delle aziende europee si aspettano che l’Intelligenza Artificiale influenzi la vita di tutti noi nei prossimi 10 anni, ma solo il 20 per cento ritiene di essere pronte ad affrontare la sfida.

    di MIT Technology Review

    L’Intelligenza Artificiale è oggi uno dei principali fattori di sviluppo nel mondo. C’è molta attesa, ma non mancano i timori legati all’impatto che queste tecnologie avranno sulla vita privata e lavorativa delle persone.

    Secondo una recente ricerca di SAS, che opera nel campo degli scenari e dei servizi per le imprese, la reazione da parte delle aziende è ancora timida. I casi concreti di utilizzo dell’IA risultano pochi e per lo più embrionali. 

    Non è tanto la mancanza di tecnologia a rallentarne l’adozione. Per lo più, le difficoltà derivano da una carenza delle competenze necessarie per massimizzare il valore della nuova tecnologia, oltre che da ostacoli organizzativi.

    Alcune organizzazioni hanno abbracciato con coraggio l’IA all’interno della propria strategia. Le motivazioni principali sono state per il 18 per cento la potenziale crescita del business (nuovi prodotti, nuovi mercati, aumento della reddittività), per il 16 per cento la necessità di rimanere competitivi, per il 15 per cento la volontà di raggiungere elevati livelli di efficienza e per l’11 per cento la esigenza di migliorare le relazioni con la clientela.

    Tuttavia, la mancanza di casi d’uso diffusi, benchmark e best practice spesso intimidiscono le aziende, che preferiscono attendere e vedere come si sono mosse altre realtà e con quali risultati.

    Per il 49 per cento dei dirigenti intervistati, la fiducia è una delle principali sfide e ciò significa non solo fidarsi degli strumenti, senza conoscere le procedure seguite per arrivare ai risultati, ma anche cambiare il modo di lavorare (in un’ottica di gruppi allargati e multidisciplinari), con un approccio organizzativo a rete, che implica un cambiamento culturale importante.

    Un altro freno è rappresentato dalle competenze: il 20 per cento ritiene che i propri addetti siano pronti ad affrontare la sfida dell’IA, mentre il 19 per cento non dispone in azienda di Data Scientist e ciò si riflette sulla velocità di adozione delle nuove tecnologie. Assumere Data Scientist rientra nei piani del 28 per cento degli intervistati, mentre il 32 per cento ritiene di sviluppare le nuove competenze nell’ambito delle strutture esistenti.

    Quando si parla di Intelligenza Artificiale è inevitabile affrontare il tema degli impatti che si avranno sulla vita delle persone. Il 50 per cento degli intervistati ritiene infatti che la più grande sfida legata all’IA riguardi il cambiamento del lavoro umano, inclusa la perdita di posti di lavoro. 

    Circa l’11 per cento dei dirigenti intervistati ritiene troppo difficile stimare il tempo necessario per vedere effetti concreti e diretti. Tuttavia, il 39 per cento stima un’adozione molto rapida ed esponenziale dell’IA, già nei prossimi cinque anni.

    La ricerca SAS, The Enterprise AI Promise, mostra un quadro di conoscenza dell’IA ancora piuttosto limitato. Molti dei dirigenti intervistati citano come esempi naturali di applicazione le self-driving cars o le connected cars (26 per cento), o gli assistenti vocali (24 per cento). Al momento, in pochi vedono l’AI applicata a contesti più ampi come il decision making automatizzato (16 per cento), la personalizzazione dei servizi di customer care (12 per cento), il supporto di ambiti come quello della Supply Chain (6 per cento) o della Sanità (15 per cento).

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