C’è fretta di costruire sistemi che possano mostrare l’avvenuta vaccinazione, anche se non è ancora chiaro come funzioneranno e soprattutto se saranno utili.
di Lindsay Muscato e Cat Ferguson
Ciò che sembrava così impossibile all’inizio della pandemia ora è reale: i vaccini sono qui, a tempo di record. Mentre le autorità elaborano i dettagli per questa campagna di vaccinazione di massa, tuttavia, il pubblico è ancora in attesa di risposte a domande fondamentali. A chi verrà dato il vaccino? I luoghi di lavoro, scuole o governi chiederanno di vedere le certificazioni dei vaccini prima di autorizzarci a svolgere un’attività?
Si è già parlato dei “passaporti dell’immunità”, vale a dire strumenti analogici o digitali per dimostrare che ci si è vaccinati. Alcuni esperti li sostengono come un modo per tornare alla vita normale, mentre altri mettono in guardia sui rischi per la privacy e sul potenziale di discriminazione e abuso. Questi dibattiti sono per lo più speculativi, ma le questioni alla base della privacy, della verifica e dell’uso etico non sono esclusive del vaccino. I governi e le aziende utilizzano già i record relativi a covid ogni giorno per prendere decisioni su chi può fare cosa. Di seguito affrontiamo alcuni aspetti del problema.
I registri delle vaccinazioni sono già noti, ma ci saranno nuovi modi per usarli
Non sembra sconvolgente dover dimostrare di aver ricevuto un vaccino. Alcuni paesi richiedono la prova del vaccino per la febbre gialla prima di poter varcare i loro confini e molte scuole non consentono di iscrivere i figli a meno che non siano aggiornati sulle vaccinazioni obbligatorie. Anche il monitoraggio ufficiale delle persone a cui è stato somministrato il vaccino è una vecchia notizia. I governi nazionali e locali di tutto il mondo gestiscono registri in cui i medici inviano i loro documenti di vaccinazione.
Ma molto sta accadendo dietro le quinte per espandere queste modalità, anche in modo molto rapido. Governi, compagnie aeree, datori di lavoro, università stanno dibattendo sulla necessità di verificare le cartelle cliniche dei cittadini. Alcuni dei termini che vengono proposti sono generici, come “passaporto vaccinale”. In alcuni scenari, le registrazioni potrebbero funzionare come un vero passaporto: per esempio, all’arrivo in un nuovo paese, si prende lo smartphone e si mostra una scansione della vaccinazione o del test negativo. Ma questa documentazione potrebbero fungere anche da autorizzazione a entrare in un posto di lavoro o in ristoranti, bar e centri commerciali.
I fautori di questo approccio sostengono che le credenziali di salute digitale potrebbero aiutarci a tornare alla “normalità”, ma ci sono molti ostacoli per trasformare queste idee in realtà, sia a livello medico sia tecnico.
L’immunizzazione non significa sicurezza
Sebbene diversi vaccini sembrino altamente efficaci nel prevenire i sintomi del covid-19, non sappiamo se impediscono alle persone di contrarre e diffondere il virus in modo asintomatico. Le sperimentazioni del vaccino Oxford-AstraZeneca hanno suggerito che potrebbe limitare la trasmissione da portatori asintomatici, ma gli studi di Pfizer e Moderna non hanno testato regolarmente i partecipanti per il virus per verificare se non avevano sintomi.
Sono necessari più dati per dimostrare in modo definitivo che la vaccinazione impedisca di trasmettere il covid-19 ad altre persone e quanto dura l’immunità. È anche importante ricordare che ciò che è vero per un vaccino potrebbe non essere vero per un altro. Senza queste informazioni cruciali, le certificazioni di vaccinazione dimostrano solo che si è ricevuto un vaccino in una data particolare, ma non la sicurezza di non contrarre la malattia.
Nel frattempo, un test sul covid negativo rimane la migliore prova di non essere contagioso. E poiché i test sono lungi dall’essere perfetti, si dovrebbero comunque seguire le linee guida della salute pubblica per limitare la diffusione.
I record digitali aiutano a combattere le informazioni false
Esiste già un fiorente mercato nero dei falsi risultati dei test che sta diminuendo la fiducia nei documenti stampati e sta guidando la domanda di documenti digitali a prova di frode. Molti governi, così come compagnie aeree e altre aziende stanno sperimentando app in stile passaporti per la salute, che consentono agli utenti di chiedere ai laboratori e ai sistemi sanitari partecipanti di inviare i risultati dei test autenticati e altri dati direttamente all’app, aggirando i problemi di verifica.
Ci sono molti attori in campo, tra cui IBM, Commons Project e Covid Credentials Initiative, che affrontano il problema da diverse angolazioni, ma alla fine inseguono lo stesso obiettivo: consentire alle persone di condividere le informazioni richieste sulla loro salute, proteggendo allo stesso tempo altre informazioni private. Tuttavia è ancora troppo presto per fare affidamento su uno di questi per una soluzione rapida e diffusa.
Collegare i sistemi è molto difficile
Chi rilascia certificati sanitari per ora si concentra principalmente sui risultati dei test, ma ognuna di queste tecnologie potrebbe funzionare altrettanto bene per le registrazioni dei vaccini, se tutti i sistemi collaborassero all’unisono. Sfortunatamente, questa è una sfida molto più grande che firmare accordi con un paio di grandi società di test. Collegare i sistemi oltre i confini significa navigare in un mosaico di lingue, database e leggi sulla privacy. Anche nel Regno Unito, dove il Sistema Sanitario Nazionale mantiene un database dei destinatari dei vaccini, il governo ha sospeso qualsiasi discorso sui passaporti vaccinali.
Le credenziali universali per il vaccino possono essere quasi impossibili negli Stati Uniti, dove i dati dei pazienti sono frammentati in decine di migliaia di aziende sanitarie. Sono lontani gli standard di interoperabilità digitale in quanto molti medici americani si affidano ancora ai fax per inviare i record. Sebbene la maggior parte delle vaccinazioni siano depositate in registri statali o locali, l’utilizzo di tali database per la verifica digitale può incontrare ostacoli legali e tecnologici.
Nessuna soluzione funzionerà per tutti
Anche con questi strumenti, comunque, impedire alle persone di svolgere le attività ordinarie sulla base del loro stato di vaccinazione solleva serie considerazioni etiche e legali. Lo screening in base allo stato di vaccinazione è difficile quando nessun paese ha reso obbligatoria la vaccinazione fino ad ora e ci sono molti casi in cui le persone che potrebbero altrimenti essere operative (per esempio, le donne incinte o coloro che soffrono di allergie gravi) sono scoraggiate dal prendere il vaccino mentre vengono raccolti più dati.
Inoltre, alcune persone non possono o non vogliono usare gli smartphone per le loro cartelle cliniche. Ciò può essere particolarmente vero per chi è più colpito dalla pandemia, compresi gli anziani, i senzatetto e le persone senza documenti. E date le sfide affrontate anche da paesi con risorse significative, è difficile immaginare che ogni centro di immunizzazione nel mondo distribuisca codici QR con i propri vaccini.
In ogni caso, le nostre vite regolari sono ancora molto lontane
Al di là di quanto le persone e le aziende siano entusiaste nell’usare le credenziali di vaccinazione o altre verifiche per tornare alla “normalità”, ci sono molte ragioni per essere scettici su una soluzione high-tech. Anche se tutti i livelli necessari dell’infrastruttura digitale e analogica iniziano a dialogare tra loro, non sappiamo ancora se la vaccinazione mantenga chi ci circonda al sicuro.
Rapporto aggiuntivo di Mia Sato.
Immagine di: A Singapore, le persone devono già effettuare il controllo con un’app di tracciamento dei contatti prima di entrare in luoghi come i cinema. Singapore Press / AP Images
(rp)