Maurizio Montagnese, Presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center, ci ha descritto la missione del centro: esplorare ed apprendere i nuovi modelli di business futuri
di Alessandro Ovi
Arrivati al 31esimo piano del Grattacielo Intesa Sanpaolo, di fronte alla stazione di Porta Susa a Torino, ci si rende immediatamente conto dello spirito che il management del Gruppo ha voluto creare a promozione dell’Innovazione.
Come tutti gli esperti di architettura per l‘innovazione si affannano a ripetere, esiste una sicura correlazione tra il design di un ambiente di lavoro ed i suoi risultati in termini di creatività e produzione.
Maurizio Montagnese, Presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center, ci ha descritto la missione del centro: esplorare ed apprendere i nuovi modelli di business futuri per creare le risorse e le competenze necessarie a supportare, internamente, la competitività di lungo periodo del Gruppo, ed esternamente, a fungere da motore e stimolo ad una nuova competitività in Italia.
In altre parole, si va dal coordinamento di laboratori, alla creazione di partnership e investimenti in startup, a idee di nuovi business e primi test su business e tecnologie early stage, e ancora: nuovi criteri di valutazione del valore, formazione avanzata del management del Gruppo, valutazione del ritorno sugli investimenti, sinergie industriali.
Le alpi di Torino viste dalle grandi finestre, sono la cornice di questa ambiziosa missione: una splendida corona bianca per i gruppi di lavoro che discutono le qualità delle rispettive startup attorno alle tante stazioni di pc che riempiono l’ open space del piano.
Sono i protagonisti di una delle ‘Startup Initiative’, un programma di accelerazione internazionale che ha lo scopo di selezionare le migliori startup high-tech per prepararle al confronto con il mercato e aiutarle a entrare in contatto con potenziali investitori e partner industriali.
Fino ad oggi sono stati realizzati più di 116 forum d’investimento, come quello cui abbiamo assistito, tra Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Stati Uniti, Israele e, da ultimo, anche in Asia.
Al centro degli appuntamenti tutti i settori tecnologici (design, biotech, healthcare, automotive, foodtech ecc.). Oltre 870 startup sono entrate in contatto con circa 10.700 tra investitori, imprese e operatori nel campo dell’innovazione, raccogliendo fondi per oltre 142 milioni di euro.
Il problema dell’Italia, al quale Intesa Sanpaolo dedica tanta attenzione, partendo dall’Innovation Center, si legge immediatamente in pochi numeri: al nostro Ministero per lo Sviluppo Economico, ci sono 9mila startup registrate. In Gran Bretagna ce ne sono 600mila, più o meno come in Germania. Lo spazio per crescere non manca e lo stesso si può dire, guardando alla nostra storia, per intelligenza e la creatività. Il problema è aiutare le nostre startup nella scalata a dimensioni internazionali vere. Il Paese porta avanti in questo senso tre-quattro startup l’anno contro 65-75 della Germania”.
Il parco interessi dell’Innovation Center è descritto dai suoi Laboratori: tre quelli attualmente attivi tutti caratterizzati da un modo di lavorare molto moderno in R&D, l’Open Innovation.
• Intesa Sanpaolo Innovation Center Lab Artificial Intelligence in collaborazione con Fondazione ISI a Torino;
• Intesa Sanpaolo Innovation Center Lab Neuroscience, con l’istituto IMT di Lucca;
• Intesa Sanpaolo Innovation Center Lab Circular Economy a Milano con Cariplo Factory (Circular Economy, modello economico che mira a slegare lo sviluppo dallo sfruttamento delle risorse naturali esauribili e a ridisegnare i sistemi industriali).
Con riferimento a quest’ultimo, va ricordato che dal 2015 Intesa Sanpaolo è diventata Financial Services Global Partner della Ellen MacArthur Foundation, principale organizzazione che promuove il modello circolare.
In tale contesto, la Banca e la Fondazione Cariplo, hanno deciso di creare a Milano il primo laboratorio di economia circolare in Italia dedicato alla Circular Economy. L’idea sottesa al progetto è ambiziosa: definire e sostenere un nuovo modello di sviluppo a prova di futuro. In quest’ottica il Gruppo Intesa Sanpaolo ha stanziato un plafond fino a 5 miliardi di euro per il periodo 2018-2021 con l’impegno di sostenere le Pmi e le grandi aziende che adottano il modello circolare con modalità innovative, concedendo le migliori condizioni di accesso al credito.
Intesa Sanpaolo Innovation Center investe nelle startup tramite il Corporate Venture Capital Neva Finventures, per esplorare nuovi business e per supportare i campioni di domani.
Neva investe generalmente con quote di minoranza in società fintech che possano diventare complementari alle attività del Gruppo, con mercati di riferimento preferenziali quali Europa, Israele e Usa.
Investe, in Italia, anche in iniziative non fintech con l’ambizione di posizionare Intesa Sanpaolo come partner fondamentale per le startup che hanno intenzione di penetrare nuovi mercati e industrie chiave, focalizzandosi sull’economia circolare e sulla data-driven economy. Investe anche in fondi di venture capital.
La dotazione iniziale di capitale è di 30 milioni di euro estendibili fino a 100 milioni di euro di cui 17 milioni di euro già investiti. Ad oggi sono stati realizzati otto investimenti per un totale di 25 milioni. Tra questi, spiccano R3, il più grande consorzio mondiale di istituzioni finanziarie che collabora per testare l’utilizzo di soluzioni in chiave di Blockchain; Rocket Internet Capital Partners, fondo corporate venture tedesco; Iwoca, società fintech del Regno Unito specializzata in finanziamenti alle Pmi con fatturati fino a 5 milioni di euro; Oval Money, startup fintech italo-inglese attiva nel mondo del risparmio.
Degne di particolare nota le Start Up BIO partecipi delle iniziative dell’Innovation Center Intesa che hanno partecipato a BioInItaly 2018, Milano:
HeartWatch 2017: creata con ln’obiettivo di realizzare un nuovo standard per il monitoraggio domestico della salute.
Pharmercure 2016: una startup nata dall’iniziativa di 6 ragazzi dell’università di Torino con l’obiettivo di assistere chi non può andare da solo in farmacia.
Vision Engineering Italy srl: dedicata all’innovazione dei metodi di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie oculari. L’impresa promuove il paradigma dell’Open Innovation e crea soluzioni smart per curare i principali disturbi visivi nei giovani e negli anziani.
Vasc srl: dedicata ad attività di ricerca, sviluppo, prototipazione e commercializzazione di devices innovativi nel campo della patologia vascolare.
Non sono da meno le startup BIO che hanno partecipato al Boot Camp della Global Social Venture Competition – Italian Round:
BOLT-Biomaterial Based Lethal Ovitr: un sistema per favorire la raccolta di uova delle zanzare al fine di rallentarne la diffusione.
HoMoLoG: produce mini-organi stampati in 3D, realizzati a partire direttamente da cellule staminali riprogrammate dei pazienti, con la finalità di verificare in anteprima l’efficacia delle terapie a cui si dovranno sottoporre.
KAITIAKI: utilizza l’Intelligenza Artificiale per rendere Internet un luogo più sicuro per i bambini.
Little Alienz: attraverso un gioco di loro ideazione, i ricercatori mirano ad aiutare i bambini in età prescolare, con evidenze di disturbi dell’apprendimento come la dislessia, a potenziare le proprie abilità fonologiche.
mEryLo: dispositivo progettato per intrappolare farmaci all’interno dei globuli rossi del paziente in maniera semplice ed efficiente, preservando l’integrità della membrana cellulare.
QuicklyPro: un dispositivo indossabile, brevettato, che consente di camminare a chi soffre di patologie degenerative croniche. In particolare, vengono proiettati sul pavimento dei segnali visivi che consentono il coordinamento degli arti inferiori.